|Good Luck Lissie| Draco Malfoy|

-21-

Venni risvegliata nel bel mezzo della notte dalle voci dei miei amici, non capendo cosa stessero dicendo.
Avevo dormito solamente tre ore, e quel poco non bastava a farmi rigenerare nemmeno un minimo.
Nonostante questo mi alzai e cercai di capire cosa stava succedendo.
Avevano delle facce a dir poco sconcertate: gli occhi spalancati, la bocca socchiusa...
Sembravano in trance.
Chiesi loro delle spiegazioni, ma mi zittirono.
Sentimmo un gran rumore provenire da sopra di noi, ma all'esterno.
Perciò arrivammo in cortile, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Guardandoci intorno vedemmo la professoressa McGranitt, la madre di Ron e tanti altri professori di Hogwarts.
Avevano le bacchette alzate verso l'alto, da cui si sprigionava un incantesimo che si estendeva verso l'alto, arrivando a formare una cupola che si estendeva su tutto il castello.
Deglutii.
Ci avvicinammo alla McGranitt, la quale ci disse di tornare dentro: Voldemort si avvicinava minaccioso.
Noi facemmo per entrare, ma poi ci nascondemmo dietro le colonne che davano sul cortile in modo da vedere la scena.
E poi sentimmo un rumoraccio.
Io rabbrividii un istante, poi cercai di allungare la testa per capire cosa fosse successo.
Sentimmo urla di professori che avvertivano altri professori: il ponte era crollato, Neville aveva rischiato la vita, ma stava bene.
Il pensiero di Neville morto mi avrebbe uccisa, è sempre stato un mio grande amico...
Guardai Draco affianco a me che respirava rumorosamente, in modo a dir poco agitato.
Deglutii, non sapevo cosa fare.
Ero terrorizzata, e il ragazzo biondo platino sembrava esserlo più di me.
Gli toccai una guancia con la mano, spostando il suo viso nella mia direzione.
Mi fissò per un lungo istante, poi mi feci forza e parlai -andrà tutto bene, te lo prometto.
Ero poco convinta di quel che dicevo, ma per ora il mio "obbiettivo" era quello di tranquillizzarlo.
Annuì timoroso, nemmeno lui era sicuro di quel che dicevo.
Sapevamo entrambi che una promessa simile in quelle condizioni non dovrebbe essere fatta.
Quell'armonioso momento venne frantumato dalle urla di professori e studenti, i quali scappavano in direzioni sparse.
Alzai la testa e vidi il caos davanti a me: alleati di Voldemort scagliavano incantesimi mortali a studenti e professori, i quali a volte riuscivano a fuggire via, e altre volte no.
-dobbiamo scappare- affermò deciso Draco, afferrandomi frettolosamente il polso, dirigendosi verso il primo luogo di riparo che vide davanti a se.
Mentre fuggivamo, due mangiamorte ci videro e iniziarono a rincorrerci.
Richiamai l'attenzione di Draco, il quale stava cercando un posto più sicuro per nasconderci.
Ormai non c'era più tempo.
Scappammo in direzione di una rampa di scale, la quale si rivelò appartenere alla torre d'astronomia.
Mentre salivamo le scale, udivamo i mangiamorte alle nostre spalle, e ogni tanto mi giravo per lanciare qualche incantesimo contro essi, nel vago tentativo di sconfiggerli.
Arrivammo qualche minuto dopo in cima alla torre, esausti.
Cercammo di ricomporci e accumulare un minimo di energie in modo da trovare un modo per scappare da li senza l'uso delle scale.
Ma fu troppo tardi.
I mangiamorte ci accerchiarono, e per un breve arco di tempo riuscimmo a dominarli.
Poi, però accadde la cosa che meno ci aspettavamo.
Voldemort in persona entrò dalla finestra della Torre di Astronomia, terrorizzandoci.
Incitò i mangiamorte ad andare via, ed essi acconsentirono all, istante, lasciandoci soli con il potente Signore Oscuro.
Calò il silenzio per un breve momento, perché la voce di quello schifoso essere distrusse il tutto:
-buonasera ragazzi- parlava usando il suo solito tono sarcastico ed inquietante -suppongo voi abbiate capito cosa sta succedendo in questo momento. Sono venuto in pace, per voi- disse puntualizzando le ultime due parole. -Voglio darvi una seconda possibilità. Diventate mangiamorte e risparmierò sia le vostre che le insulse vite di coloro che stanno combattendo laggiù- disse torreggiando su di noi.
Guardai per un attimo Draco, in tutto il suo splendore, terrorizzato da cosa gli stesse accadendo.
I suoi occhi erano più spenti del solito, abbandonati a loro stessi, come persi nel vuoto.
I capelli scompigliati incorniciavano il viso pallido, sporco di polvere proveniente dalla battaglia.
E io in quel momento non potevo fare nulla. Ero impotente.
-no- riuscii a dire con uno sforzo sovrumano -non accetto la tua seconda possibilità, Voldemort- lo chiamai per nome, anche se era mio padre.
Ormai per me si identificava solo come una brutta conoscenza.

-Draco?- chiese poi, sperando di ricevere una risposta positiva. Ma nemmeno con lui fu così. Draco aveva gli occhi quasi chiusi del tutto, guardava in terra, e non osò parlare in quel momento.

-bene. Dato che non rispondi, ti lascio pensare. Intanto mi occupo di lei- e mi guardò. Mi mancò l'aria per un istante. Voleva uccidermi? Aveva seriamente intensione di togliere la vita a sua figlia? Questo, lo ammetto, non me lo sarei mai aspettata.

Senza bacchetta, mi preparai al peggio. Deglutii, in attesa.

-Avada Kedavra!- le urla di quello che un tempo definivo mio padre risuonarono nella torre di astronomia.

Ma non morii. Sentii cadere qualcuno addosso a me, poi udii rumore di pugni, incantesimi e urli.

Solo quando guardai a terra realizzai davvero cosa fosse successo.

Draco era steso sul pavimento. Non dava segni di vita. Mi accasciai di fianco a lui, poi lo sentii prendermi per mano, e iniziare a parlare.

-sto morendo vero?- cercò di forzare una risata, senza riuscirci.

-no, non morirai. Te lo prometto, ti giuro che vivrai- sussurrai con le lacrime agli occhi.

-Lissie, ascoltami bene. Fa niente se morirò. Non farò pena a nessuno, devi stare calma. Io me la caverò nell'aldilà- disse convinto lui.

-no Draco, ti prego- lo vedo socchiudere gli occhi -io non ce la faccio senza di te!- urlai in modo straziante nella speranza che in qualche modo si sarebbe ripreso.

-buona fortuna Lissie. Ti amo da morire- disse prima di chiudere per la volta definitiva i suoi occhi cristallini.
E rimasi lì, nel panico più totale, a guardare il suo volto, pallido come la neve, ormai dominato dalla morte.

FINE