Epilogo

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Questa volta le mie note vi aspetteranno alla fine...



Boston, Massachussets, 10 anni dopo

Harry's POV

Sbuffai spegnendo la sveglia che, quella mattina, avevo dovuto puntare ben mezz'ora prima del solito.
Mi rigirai nel letto scontrandomi subito con una chioma di capelli disordinati che sapevano ancora dello shampoo della sera precedente, sorrisi al pensiero di ciò che avevamo condiviso appena poche ore prima nella vasca da bagno del mio appartamento e, dopo averle lasciato un delicato bacio sulla spalla, mi decisi ad alzarmi dal letto.

Non mi sfuggì il suo lamento nell'esatto momento in cui l'avevo privata del calore del mio corpo, ma fu veloce ad appropriarsi del mio cuscino per poter rincorrere la sensazione di avermi al suo fianco ancora per un po'.

Fuori era ancora buio, ma non mi stupiva, considerando che fosse ormai pieno inverno ed erano appena le 6.00 del mattino.
Indossai una maglietta e flemmaticamente andai in cucina pronto per fare colazione.

Amavo il mio lavoro, certo, quando avevo deciso di intraprendere il corso di letteratura ad Harvard, pensavo che sarei diventato insegnate, ma dopo aver iniziato uno stage in una casa editrice, mi ero letteralmente innamorato dell'ambiente editoriale.

Non ero ancora un capo editore, ma ero bravo nel mio lavoro e sapevo che, nonostante fossi ancora piuttosto giovane per aspirare ad una carica più alta, in pochi anni avrei potuto tranquillamente raggiungere la vetta.

Quel giorno, però, sapevo che andare al lavoro sarebbe stato diverso e, probabilmente, l'avrei odiato dall'inizio alla fine.
Il capo, infatti, era da mesi che diceva di voler ampliare il nostro mercato al digitale e aveva deciso di assumere un nuovo membro nella nostra equipe per poter programmare così la nostra ascesa verso il mondo degli ebook.

Detestavo questa idea, non ero mai stato un amante di tutto ciò, tant'è vero che quando avevo scelto quella casa editrice per il mio stage, lo avevo fatto proprio per l'avversità che avevano nei confronti del digitale prediligendo così la carta stampata su tutto.

Guardai la mia libreria, che occupava due intere pareti del soggiorno, colma di CD, dischi e libri di ogni genere ed epoca e mi chiesi come fosse possibile che qualcuno davvero preferisse leggere ed ascoltare musica in formato digitale senza poter avere un qualcosa di tangibile.

Non avevo nessun risentimento verso il nuovo collega che ci avrebbe presentato quel giorno stesso il signor Montgomery, anzi, da come ne avevano parlato in ufficio nei giorni precedenti sembrava che fosse una persona piuttosto in gamba e capace nel suo lavoro, ma non mi ero interessato più di tanto e avrei cercato di tenermi alla larga da tutto ciò che riguardava i nuovi ebook il più possibile.

Finii di fare colazione e mi preparai velocemente, constatando di aver perso fin troppo tempo a sorseggiare il mio caffè e Montgomery era stato piuttosto chiaro nel dirci che quel giorno avremmo dovuto presentarci tutti alle 8.00 in punto.

Sistemai le ultime cose nella mia borsa a tracolla e, prima di uscire, mi allungai sul letto per lasciare un ultimo bacio alla donna che ancora sembrava dormire beata fra le mie lenzuola.

«Devi proprio andare?» borbottò facendomi sorridere.

«Se dovessi tardare proprio oggi, il capo mi strapperebbe le palle per darle in pasto al cane, quindi sì, devo proprio andare» ridacchiai nel vedere la sua espressione contrariata alle mie parole.

«Come sei volgare. Ci vediamo stasera?» mi chiese poi aprendo gli occhi speranzosa.

«Non dovevi andare a qualche festa?»

Innocence [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora