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Vita sentimentale? Non ne ho mai avuta una.

Inutile dire che da quel momento in poi, provai un odio enorme nel genere maschile”
Dopo quel pensiero cominciai a mettere in dubbio la mia sessualità, ma il dubbio scomparì quando mi accorsi di odiare tutto il genere umano.

In vita mia non sono mai stata interessata ad un uomo, pensavo mi facesse soffrire come quella creatura che doveva essere mio 'padre' ha fatto soffrire mia madre. Pensavo che un uomo nella mia vita mi fosse stato d'intralcio nel mio lavoro futuro.

Tuttavia quei pensieri si azzerarono un giorno di primavera, quando le squadre di pallavolo sia maschili che femminili della mia scuola andarono a fare un'amichevole con le squadre di una scuola giapponese.
Sono stata sempre ammaliata dal Giappone, lo trovo affascinante, sia come estetica che come cultura.

Da una parte del mondo all'altra.

Durante il viaggio non feci altro che ascoltare le mie band preferite; verso metà viaggio, Linsday e altre ragazze della squadra mi rivolsero la parola. Volevano parlare un pò con me.
Dai, non posso odiarle solo per una chiacchierata.
Sorge però un problema: parlavano di ragazzi.

Linsday mi fece una domanda:
"T/n, tu hai mai avuto un ragazzo?"
"No, non mi interessa avere una relazione. Almeno per il momento"
"Ah capisco. Sei la prima ragazza che mi dice una cosa del genere, visto che tutte le ragazzine di oggi vogliono un ragazzo a tutti i costi..."

Avevo intuito dove voleva arrivare:
*Qual è il tuo tipo ideale?*
No no no, non sapevo e non volevo rispondere a quella domanda. Mi limitai ad annuire e rimettere le cuffiette; eravamo quasi arrivati.

*

'Inarizaki high school'
Era una scuola enorme e ne avevo già sentito parlare, era famosa per la sua tifoseria.

Arrivati in palestra trovammo dei ragazzi che si stavano allenando; presumo fosse la squadra maschile.
I miei occhi caddero sul numero 10. Mi piaceva il taglio dei suoi capelli, i suoi occhi giallo-verdastri e il suo modo di giocare.

Purtroppo, quella vista paradisiaca — almeno per me — finì subito perché io e le altre dovevamo andare dall'altra squadra femminile. Non volevo farmi notare dalle mie compagne mentre fissavo il numero 10, perciò con disinvoltura le seguii.

Giocare a pallavolo mi metteva sempre di buon umore e a volte quando facevamo punto sorridevo. Cantando non era la stessa cosa, perché quando cantavo era una sorta di sfogo.
Ho sorriso poche volte in vita mia e quelle poche volte erano con mia madre, quando facevamo qualcosa insieme, e con mio fratello, quando giocavamo ai videogame.
A scuola ho sempre mantenuto un tono serio e sicuro di me, ma il mio sarcasmo non mancava mai.
Durante le partite mi capitava di assumere un'espressione di sfida, avendo un ghigno stampato in faccia, ma non era sempre.

Dopo il riscaldamento, cominciammo a giocare.
Io gioco come libero, ma mi capita di giocare anche come muro. Ero molto brava a murare, tantoché muravo sempre i miei avversari.

*

22/24
Mancava loro solo un punto per vincere il primo set.
Come non detto, avevano vinto.

Durante il secondo set cominciavo a fare schifo, nonostante abbia giocato più volte partite ufficiali e non amichevoli.

Ma c'era sempre un pensiero fisso nella mia mente: il numero 10.
Avevo le farfalle allo stomaco solo a sentirlo nominare. Aveva qualcosa che mi attraeva a lui, come una calamita. Non so spiegare queste sensazioni non avendole mai avute, forse avrei dovuto chiedere a Mina, un'esperta in queste cose.

Mentre questi pensieri si facevano largo tra la mia mente, non mi accorsi che la palla stava cadendo sul nostro campo. Per fortuna che i miei riflessi intervenivano subito quando servivano; allora mi buttai verso la palla con un braccio teso in avanti per prenderla...
La presi ma caddi a terra strisciando la mano destra a terra. Mi graffiai tutte le nocche e mi uscì del sangue, quindi fui costretta ad andare in infermeria.

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