Capitolo 19

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POV Archie

Avevamo trovato Stephen.

Quando eravamo in quello stanzone pieno di culle, e cercavamo il piccolo senza successo mi sentivo morire. Ogni culla, ogni bimbo sconosciuto coincideva con una pugnalata al cuore. Il dolore del mio amico lo sentivo anche io.

L'altra sera avevo anche io quasi perso mio figlio.

Fred, non era biologicamente mio figlio. Ma era entrato nel mio cuore. Ero il suo papà, capivo la disperazione di Jughead. Vederlo finalmente riabbracciare il piccolo Stephen era stato un solllievo.

Quando si era accasciato a terra con il piccoletto, mi ero accovacciato accanto a lui, lo avevo abbracciato forte. Lo so che non se ne era accorto. Ma io ero accanto a lui.

Tutta questa storia mi aveva fatto riflettere.

Jughead stava per perdere tutto e lottava come un matto per riavere la sua famiglia.

Io che facevo? Avevo una famiglia: Betty e i bambini e quasi la schifavo.

Tradivo continuamente Betty perché la vedevo essere orgogliosa dei successi di Jughead. Mi faceva sentire meglio, un grand'uomo. Ma mi sbagliavo. Se volevo essere un grand'uomo dovevo amare la mia famiglia.

Sapere che Betty mi tradiva e che i bambini non erano miei figli mi aveva ferito nell'orgoglio. Già il mio orgoglio. Mi aveva fatto allontanare dalle persone che amavo. Avevo passato l'estate a fare il cazzone a casa di Jughead invece di stare accanto ai bambini.

Dovevo ricostruire tutto. Io e Betty dovevamo darci un'altra possibilità.

Dovevamo ricominciare nel modo giusto. La nostra storia era iniziata nel peggiore dei modi. Era iniziata con un imbroglio alle spalle delle persone a cuii più volevamo bene: Jughead e Veronica. E una storia iniziata male, non poteva che finire male.

Dovevamo iniziare nel modo giusto. Dovevo parlare con Betty, ciederle scusa e confessarle il mio amore.

Dovevo parlare con Betty.

Betty aveva portato Jughead in ospedale per far visitare il piccolo Stephen. Io le dissi che li avrei raggiunti più tardi. Volevo parlare con Gleen.

Gleen stava salendo in macchina per andare in centrale.

A: Hey Gleen, me lo dai un passaggio?

Eravamo in macchina. Ci stavamo dirigendo verso la sede FBI che aveva riaperto Betty.

G: Sai Archie, Betty ha fatto un ottimo lavoro. Vorrei chiedergli di tornare a lavorare con noi. Tu saresti d'accordo.

A: Devi chiederlo a lei. Deve essere una sua scelta. Io non c'entro nulla.

In verità, dopo quello che avevo saputo sui loro rapporti, Betty la vorrei lontana anni luce da lui.

G: So che con i bambini potrebbe avevre dei problemi, ma le darei l'opportunità di avevre un orario, come dire? Felssibile.

A: Devi parlarne con lei Gleen. Io e te dobbiamo parlare di altro.

G: Di cosa.

A: Della relazione che avevi con mia moglie. Di come ti sei approfittato di lei.

Gleen accostò la macchina.

G: Non mi sono approfittato di lei, Archie. Era consenziente.

A: Quindi dietro non c'era un velato ricatto inerente la sua carriera?

G: Bhe, diciamo che ero più propenso ad aiutarla. Senti Andrews..

Non lo feci finire. Gli sbattei il viso sul volonte.

A: Senti stronzo. Hai messo in testa a Betty un sacco di sciocchezze. Tipo che non era all'altezza dell'FBI. Che andava avanti solo grazie a te. Betty è la migliore. Ora tu le farai la proposta di rientrare nell'FBI. Non lo so se lo accetterà. Ma so una cosa. Sparirai dalla sua vita. Non le metterai più i bastoni fra le ruote. Ok?

G: Ok, ok. Non ti scaldare, era già finita da un pezzo tra di noi.

A: Perfetto, allora siamo d'accordo. Ora accompagnami in ospedale. Devo raggiungere mia moglie.

IL LATO OSCURO 2Where stories live. Discover now