Capitolo 13

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POV Jughead

Mi avevano lasciato vedere Tabitha, attraverso un vetro, solo per qualche minuto. Era intubata, con una montagna di fili e tubi collegati a vari macchinari. La stavo perdendo. Avevo perso anche nostro figlio. Avevo perso tutto.

Sentii improvvisamente una mano sulla spalla. Era Pop Tate. Non ci dicemmo nulla. Ci abbracciammo forte. Solo lui poteva darmi la forza per superare tutto questo.

Jessica, con il mio passato scellerato era venuta a Riverdale per gettarmi nell'inferno.

Betty voleva accompagnarmi a casa, ma io insistetti per andare alla sede dell'FBI. Volevo sapere se avevano notizie.

Incrociai Jessica nei corridoi del commissariato, la afferrai con rabbia per le spalle e la attaccai al muro.

J: Maledetta, hai distrutto tutto. Se succede qualcosa a mio figlio giuro che ti ammazzo.

Betty e Gleen mi separarono da lei.

B: Jughead, per favore.

Jessica: Jughead mi dispiace, non pensavo...

J: E' questo il tuo problema Jess! Tu non pensi mai!

G: Ora basta! Betty, porta Jones nel mio ufficio. E lei signorina, non lasci la città. E' in stato di fermo.

Betty mi condusse nell'ufficio di Gleen. Mi diede un bicchiere d'acqua, ma in questo momento avevo voglia solo di un whisky.

Gleen entrò, si chiuse la porta alle spalle e si mise seduto alla sua scrivania.

G: Allora, adesso te ne torni a casa e ci lasci lavorare.

J: Avete trovato quel tizio?

G: Betty, portalo a casa. Dormite, riposate e ci aggiorniamo domani mattina. Io e Cooper. Tu Jones, te ne vai in ospedale da tua moglie e non prendi nessuna iniziativa.

J: Stai scherzando? Pensi che me ne starò con le mani in mano?

G: E cosa pensi di fare?

Jughead si alzò, si passò la mano sul viso. Iniziò a pensare ad alta voce.

J: Clayton Morrow, lo troverò. Poi prenderò i soldi e mi farò ridare mio figlio.

G: Non pagherai nessun riscatto Jones. I tuoi beni sono tutti congelati. Ci penseremo noi dell'FBI.

J: Cosa? Avete congelato i miei beni?

B: Si è la prassi Jughead.

J: Non me ne frega niente della prassi! I soldi sono i miei e pagherò qualsiasi cifra per riavere mio figlio!

G: Betty portalo a casa. Non lo voglio tra i piedi.

B: Andiamo Jughead.

Betty mi riaccompagnò a casa. Voleva ospitarmi a casa sua, ma io rifiutai. Volevo tornare a casa mia. Volevo stare solo.

E così mi ritrovai solo in quell'appartamento immenso, che fino a questa mattina consideravo il mio posto sicuro.

Nel salone c'era ancora il sangue di Tabitha.

Andai nella stanza di Stephen, era vuota. Presi la sua copertina e me la portai al viso. Sentivo il suo profumo. Mi accasciai a terra e iniziai a piangere.

Mi risvegliai la mattina perché sentii bussare alla porta. Ero sul divano con un forte mal di testa. A terra c'erano varie bottiglie di birra vuote. Le birre di Archie. Quante me ne ero scolate?

Continuavano a bussare alla porta.

J: Ecco, arrivo un attimo

Mi alzai a fatica. Cavolo che sbronza. Non c'ero più abituato. Aprii la porta. Era Betty. Insieme a lei c'erano Fangs e i Serpents.

B: Jughead, che ti è successo?

Ero poggiato allo stipite della porta. Tenevo a fatica gli occhi aperti.

J: Non lo so. Che ore sono?

B: Sono le otto. Ti h portato la colazione.

Entrò e si avviò verso la cucina.

B: Ti preparo un caffè. Quanto hai bevuto?

J: Non lo so.

Mi guardò accigliata.

B: Vatti a fare una doccia. Dobbiamo andare in ospedale a prendere Archie, vediamo come sta Tabitha e iniziamo a cercare tuo figlio.

J: E Gleen?

B: Gli ho parlato ieri sera. Abbiamo carta bianca. Lui seguira le vie ufficiali per le indagini. Noi con i Serpents....faremo il lavoro sporco. Ma sempre tenendolo informato.

Mi si stampò un sorriso sul viso.

J: Dream team come back again?

IL LATO OSCURO 2Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt