Capitolo 18

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POV Jughead

Stavo impazzendo.

Dove era mio figlio? Padilla non lo aveva portato allo scambio. Non c'era neanche a Greendale. Dove avevano portato mio figlio?

Eravamo tornati alla centrale. Io avevo messo a soqquadro l'ufficio di Gleen. Mi guardavano tutti spaventati.

B: Jughead calmati per favore.

J: Devo calmarmi Cooper? Perchè altrimenti che mi fate eh?

B: Troveremo Stephen, ma ora calmati.

J: Non troverete nessuno! State brancolando nel buio. Mi sono fidato di voi e cosa ho risolto eh? Non ho mio figlio,ho solo una moglie mezza morta in ospedale!

A: Jughead, amico calmati. Non risolverai nulla facendo così.

Presi una sedia a la lanciai contro la finestra. In quel momento entrò Gleen.

G: Che sta succedendo qui?

J: Ho messo in disordine il tuo bell'ufficio. Mi vuoi arrestare? Dai arrestami grande detective. Forza.

Mentre dicevo queste parole, allungai le braccia verso di lui, con i polsi vicino, pronto per essere ammanettato.

Gleen andò verso la sua scrivania, prese una pistola. Si rivolse verso di me.

G: Abbiamo una pista. Padilla ha parlato. Che fai Jones, vuoi restare qui a distruggere il mio ufficio, o vieni a prendere tuo figlio?

Ci stavamo dirigendo a Greendale. In pratica Padilla gestiva un traffico di bambini per adozioni illegali. Stephen stava per essere venduto ad una ricca famiglia che non poteva avere figli.

Quel criminale voleva fare più soldi possibili da questa situazione. Voleva i 200.000 dollari del riscatto da me per saldare il debito di Jessica, e in più aveva venduto mio figlio a peso d'oro. Massimizzazione dei profitti.

Eravamo arrivati. Ci trovavamo in un vecchio edificio di Greendale. Mi ricordava il convento delle Suore della mansueta provvidenza di Riverdale. Quel posto faceva venire i brividi.

L'FBI fece irruzione, appena mi diedero il segnale del via libera entrai anche io. Al mio fianco c'erano Archie e Betty.

Percorsi una serie interminabile di corridoi fino a quando Gleen ci fece entrare in uno stanzone pieno di culle e bambini. Un vero e proprio orfanotrofio illegale.

Iniziai a girare per le culle alla ricerca del mio bambino.

Una fila, due file, niente. Stephen non c'era.

J: Stephen! Stephen!

I bambini piangevano, facevano un baccano terribile. Mi scoppiava la testa. La vista era annebbiata dalle lacrime. Più andavo avanti e più le culle diminuivano e più la mia angoscia aumentava. C'erano tantissimi bambini, ma non c'era Stephen.

J: Non c'è! Non c'è!

Degli agenti si avvicinarono a Gleen. Gli dissero qualcosa all'orecchio. Venne verso di me. Cosa era successo? Dio mio ti prego....

G: Jughead vieni con me.

Si incamminò verso un altro corridoio. A me non rimase che seguirlo.

J: Che succede Gleen, dove stiamo andando? Dov'è Stephen?

G: Negli uffici al piano di sopra, hanno fermato due coppie che stavano, come posso dire...ritirando i loro bambini. Sono due maschietti. Magari uno è tuo figlio. Seguimi.

Non ci potevo credere. Forse c'era ancora una speranza. Entrammo in una stanza adibita ad ufficio, arredata con molto lusso.

Li al centro c'erano due coppie, con degli agenti dell'FBI. Le due donne tenevano in braccio dei bambini.

Lo riconobbi subito, il mio Stephen.

J: Stephen!

Mio figlio si girò verso di me.

S: Pa-ppa!

Lo strappai a quello donna, e lo strinsi al petto. Mio figlio era di nuovo tra le mie braccia.

J: Stephen amore mio. Papà e qui.

Iniziai a piangere come un bambino, tenevo stretto il mio bambino che con le sue manine mi tirava i capelli. Mi accasciai a terra, cullando il mio piccolo. Assaporando il suo calore ed il suo dolce profumo che tanto mi era mancato. Mio figlio, finalmente tenevo fra le braccia mio figlio. Mi sembrava passato un secolo. Un secolo infernale.

Non so quanto tempo rimasi così, non mi accorsi neanche di cosa succedeva intorno a me. So solo che ad un certo punto mi ritrovai solo con Betty e Archie.

B: Jughead, andiamo in ospedale. Dobbiamo far visitare Stephen, per vedere se sta bene.

J: Si, andiamo Stephen, andiamo dalla mamma.

IL LATO OSCURO 2Where stories live. Discover now