34.Vecchi amici

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Individuò un pesce di media grandezza, con le scaglie grigie che brillavano alla luce del sole e con un agile scatto si abbassò per prenderlo, ma questo gli scivolò tra le mani.

«Ripetimi qual è il tuo potere» disse Blinker affilando un bastone con un coltellino.
«Io posso scivolare su qualsiasi superficie ma posso anche appiccicarmi su di esse grazie ad una sostanza che produco dai pori della mia pelle.»
«E hai il pieno controllo di questo potere?»
«Credo di sì...»
«Allora utilizzalo per prendere quei pesci. Finché non ne avrai preso uno non pranzerai. Ti sembra un ottimo stimolo per riuscire nella tua impresa?»
«Più o meno...»

E così si allenò tutto il giorno, fino al tardo pomeriggio, per cercare di rendere le sue mani appiccicose e capaci di afferrare un pesce.

Non era semplice quando si era stanchi e affamati, ma non poteva cedere senza almeno averci provato seriamente.

Per l'ultima volta di quella giornata, si arrotolò sopra la spalla le maniche corte della maglietta, si piegò leggermente con le gambe tenendo i palmi delle mani ben aperti e infine, visto un pesce, si abbassò rapidamente e afferrò il povero animale acquatico utilizzando il suo potere.

Con un urlo di trionfo lo tirò su e lo lanciò nel secchio, ma nel farlo si sbilanciò indietro e cadde nel fiume.

Blinker si alzò dalla sedia che si era costruito nel frattempo e andò a controllare come stesse il ragazzo. Fu felice di poter sentire le sue risate una volta riemerso dall'acqua e di vederlo felice e soddisfatto della sua riuscita.
Gli ricordava molto lui da giovane, fiero di essere riuscito nella sua impresa.

Suo padre aveva utilizzato lo stesso metodo per fargli imparare ad utilizzare il suo potere quando aveva ancora undici anni ed era difficile padroneggiarne uno difficile come il suo.

Doveva saper alternare movimenti normali a quelli veloci e doveva evitare in tutti i modi lo spreco di energie. Si era allenato duramente per anni per riuscire a utilizzare i suoi poteri al meglio e finalmente il suo lavoro era stato riconosciuto da tutti i cittadini e gli era stato conferito il titolo di supereroe di serie A, un ottimo traguardo per un uomo che si è fatto da sé.

«Hai visto! Ci sono riuscito!!»
«Bravo»
«Che c'è?»
«Nulla, sono solo soprappensiero»

Si accarezzò la folta barba castana ammirando il paesaggio intorno a lui e poi si rivolse di nuovo al ragazzo, questa volta con un tono paterno. «Vieni a cambiarti, altrimenti prenderai freddo. Ho preparato qualcosa di buono per te mentre eri a catturare pesci»

Hamilton uscì dal fiume strizzandosi i vestiti zuppi d'acqua e sorrise sentendo l'odore di pesce affumicato e carote.

A quanto pareva Blinker si era portato segretamente una cesta del cibo da cui prendere altro cibo da consumare insieme a quello che avevano preso nel bosco.

Stava barando? No, era solo affamato e non poteva di certo mangiare solo pesce. Ovvio, c'era altra selvaggina nel bosco, ma non aveva né le armi né il cuore per uccidere quei poveri animali.
Crescendo aveva sempre creduto che uccidere, anche solo per sopravvivere, era totalmente sbagliato.
Non c'era niente di peggio che pentirsi dopo essersi sporcati le mani di sangue.

«Quando combatteremo il crimine?» chiese Hamilton sistemandosi la coperta attorno al torso nudo ancora inumidito.
«Quando riuscirai a prendere cinque pesci di fila con i tuoi poteri. E voglio che siano grandi ma anche piccoli! Quelli grandi li vendo al ristorante giapponese vicino a casa mia, mentre quelli piccoli li liberiamo nel fiume»
«Mi sembra logico... ma se lo facessi ora, domani andremmo in missione?»
«Se vuoi provaci»

School of Heroes - da revisionareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora