L'altra mano, la destra, corse ad accarezzare l'interno coscia. Le dita scivolarono lungo la carne, accompagnate dall'acqua calda e rassicurante in cui erano immerse. Sembrava tutto amplificato, laggiù.

Giunse in fretta al suo centro, il luogo che più piangeva la separazione da Arthur.

Se le cose fossero andate nel modo giusto, ci starebbe stato lui a darle sostegno.

Indice e medio si inoltrarono fra le pieghe del sesso gonfio, mentre la mano sinistra continuava a torturare il capezzolo nel vano tentativo di riprodurre il tocco di Arthur.

In un mondo perfetto, lui avrebbe vinto e avrebbe giurato fedeltà all'Accordo davanti alle due comunità senza alcun tentennamento. E lei, in quel mondo perfetto, sarebbe stata in prima linea a supportarlo. Perché, a quel punto, non avrebbe avuto più alcun dovere verso l'Ordine da portare a termine.

Chiuse gli occhi e strizzò il capezzolo.

Già, i doveri di Chandra, gli stessi che aveva seguito ciecamente dall'inizio del suo percorso e che l'avrebbero portata a schiantarsi contro un muro.

Arthur aveva detto di essersi innamorato proprio di quel lato di lei, quello preciso e laborioso, quello ben ancorato per Terra che si sposava alla perfezione con il suo costruire castelli per Aria.

Perché aveva cambiato idea così facilmente? Era stato così grave quello che Chandra aveva fatto?

Certo, si era tirata indietro dal loro progetto condiviso all'ultimo secondo, ma non l'aveva fatto con cattiveria: era stata messa con le spalle al muro dal suo stesso Reverendo e tenuta ben salda sotto ricatto.

Davvero Arthur non lo capiva? Seriamente le stava scaricando addosso colpe che non aveva?

"Per la Madre, Arthur, sei un vero cretino." Si penetrò furiosamente con le due dita.

L'unica vera colpa di Chandra era forse quella di averlo scopato prima di rivelargli la verità, ma per quello era troppo tardi per chiedere perdono: aveva ceduto all'egoismo e ora doveva accettarne sia le conseguenze positive che negative.

Il bacino prese a ondeggiare, seguendo gli affondi veloci delle dita.

Immaginare che ci fosse Arthur sopra di lei la faceva stare bene: mandava via tutti i doveri soffocanti che si era dovuta accollare. Se fingeva che fosse Arthur a penetrarla e non le sue stesse dita, il mondo si colorava di nuovo e il corpo riacquistava vitalità. Se dimenticava la realtà, poteva sentirsi di nuovo con lui, di nuovo protetta fra le sue braccia.

Accasciò il collo sul bordo della vasca, alzando il mento.

Aveva iniziato ad ansimare in modo continuo e repentino, seppur sommesso, e non si stava curando di chi potesse sentirla. Anche perché, essendo gli alloggi del Guardiani isolati dal resto della struttura, non aveva di che preoccuparsi.

Lei era isolata dal resto del mondo: dal Monastero, dai Sacerdoti, dalla famiglia, dalle comunità. Lei era sola con i suoi pensieri, era sola con Arthur.

Strizzò il seno e tirò fuori le dita.

Indice e anulare corsero ad allargare le labbra del sesso, mentre il medio si concentrò sull'origine del desiderio. Bastò una leggera pressione per accendere ogni nervo nascosto e far gemere la ragazza, proprio come aveva fatto la lingua di Arthur la notte precedente.

Chandra prese ad ansimare più forte.

L'elegante corpo nudo di Arthur era davanti a lei: ne riusciva a distinguere i lineamenti ben disegnati e la linea a V nel basso addome; il tutto messo in evidenza dalle spalle larghe.

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