Capitolo 3: Luce e ombra

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Bulut è a casa con me ora. Il lavoro di giorno e i suoi capricci di sera mi logorano. Ma non è la pazienza che mi fa star male ma quel senso di impotenza che soffoca la mia mente e mi brucia. Per la prima volta dopo tanto tempo, la vita torna a spiazzarmi e lo fa nel modo più feroce. Il senso di vuoto che Zeynep e Demir hanno lasciato nella mia vita si sta trasformando in una voragine profonda che mi risucchia senza mai ingoiarmi del tutto. Un senso di apnea continuo mi avvilisce e mi strappa le unghie. Vorrei graffiare la mia vita ma non ne ho la forza.

Nazli...il suo nome risuona nella mia casa e questa volta il richiamo ha il suono della voce di Bulut. Inutilmente cerco di spegnere in lui la speranza di vedere di nuovo Nazli in questa casa...inutilmente perché il primo a invocarne la presenza sono proprio io.

Stregato o semplicemente assetato, la cerco, la voglio ma non oso ammetterlo alla mia presenza. Mentre prometto a Bulut ogni pietanza, assaporo con la mente la sua portata più bella, quella fatta di occhi spalancati, di bocche socchiuse, di mani frenetiche ed esili fianchi che ondeggiano su due gambe così allineate...simmetriche.

La notte trascorre e il giorno si affaccia timidamente sulla soglia del mondo. La luce mi sorprende, mi avvolge e mi sussurra un nome...il suo nome.

Mi costa stare sulla sua soglia e più ancora attendere che la sua porta si apra. In realtà il mio orgoglio non va per niente fiero di quello che sto facendo...ma devo...lo faccio per Bulut.

Suono alla sua porta. Mi apre...o dovrei piuttosto dire che sono io ad aprirmi...le prime parole escono quasi sussurrate. Non riesco a capire se a frenarle sono io o quegli occhi fissi sulla mia disfatta...

...eh sì...stai godendo, Nazli! Godi nel vedermi implorare il tuo aiuto! Bene! Ti dirò che ne hai ben motivo! Ma sappi che lo faccio solo per Bulut...

Il tono stizzito della sua voce lascia immaginare la bufera che ancora spira nel suo corpo dopo quella notte. Solo l'arrivo inaspettato di Bulut riequilibra il suo animo...dolce, lo sfiora, lo accarezza...il suo punto debole...ecco, Bulut è il suo punto debole e io, io non dovrei forse approfittarne? In amore e in guerra tutto è lecito...amore e guerra. Divampa la mia piccola Nazli, mi rinfaccia tutto...cavoli! Nulla viene tralasciato e quasi ritrovo in lei la mia stessa precisione nella cura dei dettagli...ma poi, quel suo cedere alla mia richiesta, quel sorriso che improvviso si illumina sul suo viso...le tendo la mano, le stringo la mano...riaffiora il ricordo di quella corposità di cui sento ancora il profumo. Avere Nazli al mio fianco mi tranquillizza. Ma più ancora mi preparo con inusuale piacere a vedere la mia casa invasa dal nemico. Bulut è al settimo cielo e io finalmente posso tornare alla mia normale occupazione: l'azienda.

Seduto alla mia scrivania, osservo ciò che mi sta davanti e finalmente una piccola luce trapela all'orizzonte. Sento qualcosa che mi cammina dentro, si insinua in profondità e arriva a minacciare il mio cuore. Ma cosa? Non ha ancora un aspetto definito ed è per questo che mi agita, perché non riesco a preparare la strategia adatta a fronteggiarla. La mia ultima sera da solo si consuma lentamente e i colori della notte si mescolano con quelli dell'alba.

La luce avanza con determinazione definendo i contorni di ogni cosa. Ho sempre guardato con ammirazione la tenacia della luce, il suo incedere senza lasciarsi intimidire dagli ostacoli. La luce, capace di innamorarsi della sua stessa mancanza, della sua ombra al punto da farla coesistere con lei.

Non è forse la nostra stessa vita una coesistenza di luci e ombre che si amano e si odiano divorando le ore che ci separano dall'eternità. La notte sfugge e la luce si insedia sul trono del giorno in tutto il suo splendore. E la mia notte allo stesso modo trapassa lentamente in un nuovo giorno. L'ufficio chiama. Bulut mi aspetta. Ma sono io in realtà in attesa. Nazli dovrebbe essere qui a momenti. Improvvisamente, di nuovo quella strana sensazione dentro. Un fruscio leggero o più ancora lo sciabordare di un torrentello di montagna. Un brivido come stessi bevendo acqua gelata. Lo scioglimento dei ghiacciai negli alti nevai rigonfia i fiumi delle valli. Si ingrossano le acque e impetuose si affrettano a scorrere alla foce dove sperano, illuse, di trovare pace. Illuse...sì, perché è proprio allora che la loro pace finisce per sempre nell'eterno movimento delle onde che lambiscono e si ritirano sui litorali. Nazli...Nazli, sei forse tu come le onde del mare? Sei tu che fai incursione sulla mia spiaggia per poi ritirarti nella profondità della tua intimità? Perso nei miei pensieri, non mi accorgo nemmeno che Nazli è arrivata. Una luce filtra dalla porta e non è quella del sole. È pronta a vivere con me questa nuova avventura. E io? Cerco di recuperare la mia formalità, ma non nego che il sopraggiungere anche di Deniz mi indispone parecchio. Un'ombra che si allunga costantemente su di lei, impedendomi di goderne a pieno. Alzo le barricate e lo faccio in perfetto stile Ferit Aslan...un elenco di regole, di appunti da rispettare...insomma la legge in casa mia ha un volto e una firma. Nazli e Bulut riempiono i miei occhi e con una goccia di gelosia strappo Deniz da quella foto. Deniz oppone resistenza e dentro di me sento che si sta scatenando la marea, una di quelle che travolgono i lidi divorando metri di spazio. Al suo rifiuto, incalzo. In fondo l'azienda appartiene anche a lui. Ma è davvero solo il senso del dovere quello che mi fa reagire?

Sotto la pelle di Aslan n.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora