Capitolo Dodici

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I ragazzi uscirono dal laboratorio - che a quanto pareva svolgeva la funzione anche di infermeria - e sorpassarono Fred e Josh che con la coda dell'occhio seguivano ogni singolo movimento. « Come va la spalla? » le chiese dunque aspettandosi di sentire finalmente la voce dell'amica che fino ad allora aveva tenuto le labbra serrate.

Si guardò per qualche secondo le mani, scommettendo che anche il suo viso aveva assunto lo stesso colorito pallido e cadaverico « Non fa poi tanto male. » osservò lei, sfiorando con l'indice il punto in cui le era stata inflitta la coltellata « Grazie per essere stato con me. » disse poi guardandolo e accennando un timido sorriso. Le era nota l'impressione che aveva fatto a Dave, del resto ne aveva avuto la conferma dopo che lui l'aveva etichettata come sua maestà. Ma in realtà Lux aveva smesso di sentirsi superiore da ormai un paio di giorni, si sentiva alla pari con i suoi nuovi compagni, consapevole di essere anche lei uno scarto di cui nessuno avrebbe mai sentito la mancanza.

Dave scrollò le spalle « Qualcuno doveva pur farlo. » sentenziò

La domanda di Lux quindi sorse spontaneamente « Come mai non è rimasto 6735? » il primo vero interesse della ragazza fu Harry, nonostante avesse dovuto pensare a Louis e a chiedergli spiegazioni - benché effettivamente non ce n'era bisogno - eppure, il suo unico ricordo riguardava la sua persona che si lasciava andare tra le braccia di lui.

« La Grinbell non si fidava e direi che ha più che ragione. » disse nascondendo le mani infreddolite nelle tasche della tuta « Anche se tu non sei della stessa opinione, è pur sempre un assassino. » e a quelle parole Lux si ritrovò spiazzata, con la bocca socchiusa e con un nodo alla gola ad impedirle di emettere alcun tipo di suono.

Lui aveva ragione, ma quando lo guardava, Luxia non vedeva altro che il ragazzo dal sorriso raggiante che frequentava la sua scuola. Quasi si era dimentica della ragione per la quale il ragazzo si trovava in quel luogo. Sotto lo sguardo attento di Dave, la ragazza fece qualche passo più avanti superandolo « Vado a farmi una doccia. » gli accenò un sorriso « Grazie di tutto Dave, ci vediamo dopo. » e scappò letteralmente via, allungando il passo per quanto le sue gambe potessero permetterglielo. Le parole del ragazzo l'avevano fatta sentire in colpa, lei che nell'ultimo periodo si era preoccupata solamente di Harry piuttosto che pensare ai suoi amici. Avrebbe dovuto fermare gli esperimenti che stavano svolgendo su Louis e allora nulla di tutto ciò sarebbe mai accaduto, ma come la codarda qual era aveva lasciato spazio ai suoi obbiettivi che in parte riguardavano il riccio.

Quando si ritrovò nel bagno, un ondata di vapore aleggiava nell'aria, facendola sospira di tanto in tanto per il dolce calore che esso aveva racchiuso. Era chiaro che qualcuno stava utilizzando una delle docce, ma a Lux non importava. Aveva perso la sua vergogna nel momento in cui anche lei era stata etichettata come un esperimento e del resto, non si sarebbe privata di un bagno caldo solo perché la presenza di qualcuno l'avrebbe messa a disagio. Sgattaiolò in una delle docce riponendo i suoi indumenti al di fuori di essa. Il getto d'acqua calda si scontrò sulla sua pelle fredda e lattea, domandole una leggera tinta di rosso dopo un paio di minuti. Bagnò anche i capelli, lasciando anche che i residui di sangue sulla sua spalla scivolassero via. La ferita bruciava sotto di essa, ma il colpo era stato molto più doloroso. O forse lo erano state di più le parole. E ancora una volta la voce di Louis si espanse nella sua testa. Non aveva paura, tutt'altro, sperava di poterlo vedere il prima possibile e dirgli che lei non ce l'aveva affatto con lui e che capiva la sua rabbia. In cuor suo Lux sapeva che il ragazzo aveva ragione. La colpa di quei massacri era sua, la morte di Dallas  e persino il cambiamento di colore degli occhi di Louis lo erano. Le labbra erano increscapate in una smorfia. E forse aveva anche il timore di aver disarmato Louis, di averlo lasciato in balia dei suoi stessi demoni e che essi avessero preso il sopravvento perché lei, non era normale. Con le dita sfiorò appena il taglio, mugnando appena liberò la mente lasciando rilassare il suo intero corpo. Non aveva affatto voglia di porsi domande, di cercare una giustificazione logica a ciò che le stava capitando, semplicemente voleva dimenticare. E in quei pochi istanti le sembrò quasi di ritrovarsi nel bagno di casa, dove il bagnoschiuma alle fragole le scivolava dolcemente sulla pelle e il profumo che la faceva sorridire ogni singola volta. Il Redwood grazie al cielo non mancava di igiene. Le stesse docce sembravano ogni volta perfettamente pulite, nonostante ad utilizzarle ci fossero tutti i ragazzi senza distinzioni di sesso.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora