XX

29 6 2
                                    

«Bene mio Cenerentolo, che facciamo? Torni a casa prima la tua carrozza si trasformi in zucca perdendo una scarpetta, oppure eviti al tuo principe di cercarti per tutto il reami domani mattina e passi tutta la notte con me?»


E poi fu tutto veloce e frenetico.
Corremmo come pazzi tra la folla, mano nella mano, appena arrivati in strada Jongdae fischiò per richiamare un taxi.

Mentre eravamo nell'abitacolo della vettura io e Jongdae non smettemmo un attimo di guardarci negli occhi; le nostre mani si toccavano, si intrecciavano, giocavano, e i nostri sorrisi maliziosi ci facevano presagire la magnifica nottata che avremmo passato.
Il taxi si fermò e un ragazzo, vestito di tutto punto, mi aprì la portiera dicendo: «Benvenuti al Peninsula».
Un imponente edificio mi si presentò davanti, le luci provenienti dalle varie finestre creavano una particolare aurea, illuminandomi il viso sognante, davanti al piazzale una grande fontana e un via vai di lussuose macchine rendeva il tutto uno scenario da moderna favola.

Dopo breve pit-stop alla reception, mi trascinò con lui verso l'ascensore.
Sempre tenendomi per mano mi accompagnò verso un lungo corridoio fermandosi davanti ad una delle camere e, dopo aver estratto la chiave elettronica, l'aprì permettendomi di entrare al suo interno.

La camera era meravigliosa, degna del suo nome: Chambre du Roi.
Iniziai ad ispezionare ogni dettaglio di quella grande stanza che era grande come l'appartamento che condividevo con Chanyeol e Baekhyun a Seoul.
Ogni mobile era in perfetto stile veneziano, i divani, i tavoli, i divani e le sedie; persino il letto, ampio e lussuoso, era cosparso di petali di rosa. Il bagno era in candido marmo e con un idromassaggio da paura.
La suite aveva anche una terrazza privata che si affacciava sulla città illuminata, quando rientrai in salotto notai un secchiello, dal quale usciva il collo di una bottiglia, e delle fragole glassate al cioccolato.

«Sei il solito romanticone» sorrisi assaporando quel frutto rosso ricoperto di dolce cioccolato, porgendone un secondo al mio fidanzato che, ancora vicino alla porta, con le spalle poggiate su quella lastra lignea, e mi guardava in silenzio.

«Che c'è? Non ne vuoi?» chiesi, inghiottendo quel delizioso frutto rosso e bevendo un sorso di spumante.
Si avvicinò lentamente a me, mi accarezzo il viso e finalmente fece unire le nostre labbra.

«Voglio te, Minseok!»

Nonostante fosse passata solo mezz'ora dal nostro ultimo bacio, a me sembrava un'eternità. Si perché non potevo fare a meno delle sue labbra, della loro morbidezza, del loro calore, del loro sapore.
Iniziò a privarmi della giacca, e armeggiò con i bottoni della camicia per liberarmi da essa.
Si staccò da me solo per spingermi leggermete, facendomi atterrare sul morbido e comodo materasso.
Mi sovratò mettendosi a cavalcinoni su di me, iniziando a lasciare una scia di baci sul mio petto e sul mio addome.

«Sei tremendamente bello.»

Mi disse con voce roca, bassa ed eccitante; quella sera aveva una luce diversa nei suoi occhi che rimasi inerme ad ammirarli, mentre lui faceva di me quello che voleva.
Liberò i miei fianchi dalla cintura, privandomi succesimente dei pantaloni.
Mi alzai un attimo, il tanto giusto per sbottonargli la camicia e accarezzare il suo petto snello, ma mi rispinse con decisione divaricando di poco le mie gambe e posizionandosi in mezzo ad esse, mentre continuò a baciarmi.
Istintivo fu gettargli le braccia al collo e legare le mie gambe intorno al suo bacino, facendo sfregare le nostre erezioni.
Gli tolsi la camicia mantenendo il contatto visivo, lui con poca delicatezza mi divaricò le cosce iniziando a darmi piacere con la sua bocca.
Sentire la ruvida e bagnata lingua di Jongdae che lubrificava ogni centimetro della mia erezione era sempre un'esperienza divina; si godeva il momento senza avere fretta puntando quelle sue meravigliose iridi color cioccolato sul mio volto, per non perdersi nemmeno un'istante della mia estasi. Stavo letteralmente impazzendo per via dei suoi movimenti sinuosi, del suoi incavare le guance per succhiare con la forza giusta, della sue dita che si insinuavano tra le pieghe dei miei glutei esplorando la mia intimità più nascosta. Il mio cervello era completamente annebbiato da quei gesti, da non rendermi conto che stavo iniziando a gemere e mugolare, sarei potuto venire da un momento all'altro, ma quel turbine voglioso di eccitazione si fermo quel qualche istante.
Mi accarezzò vogliosamente il sedere, le sue mani si posarono sui fianchi per mutare quel dolce tocco in una solida presa facendomi cambiare posizione.
Mi ritrovavo con il volto schiacciato sui cuscini e il sedere all'aria, mentre Jongdae con una lentezza logorante mi penetrava, mentre io lo imploravo di fare presto per mettere fine alle mie sofferenze.Un ansito strozzato mi sfuggì, quando percepii l'intrusione della della sua punta nel mio buco più intimo.

Cinderella Boy - XIUCHENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora