Dionysus

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Nel capitolo sono presenti scene di violenza.

Il mare e la sabbia, seppur diversi in forma e stato si appiccicano alla pelle nello stesso modo. Passare tutti quei giorni per mare non era quello a cui aveva sempre ambito Seokjin, ma qualcuno doveva pur farlo e se il sultano aveva mandato lui era perché si fidava del suo operato. Era arrivata voce della gravità della situazione: Sparta aveva rinunciato ad ogni tipo di intervento ateniese mandando soli 300 uomini o poco più a combattere contro un esercito. L'intero esercito persiano. Solo dei folli potevano pensare di riuscire. Si stiracchiò la schiena ed uscì da sotto coperta dirigendosi a prua.
-Quanto manca?- chiese ad uno dei mozzi che stava richiudendo la gabbia del corvo tornato -Non molto, non più di mezzo dì.- Il cielo era grigio, tutto l'opposto del cielo terso della terra dorata. Agrabah gli mancava. Pregava solo di tornarci ancora. Indossò l'armatura e imbracciò lo scudo possente quando i navigatori gridarono annunciando della flotta nemica. Avevano già attaccato? Possibile che fossero in ritardo? Il capitano non perse tempo e si recò in cima al cannone di coperta e guardò tutti i suoi uomini. -Uomini, guardatevi tutti negli occhi perché la persona affianco a voi potrebbe non essere più tra noi quando tutto questo sarà finito.- cominciò il discorso con aria seria -Oggi noi combattiamo per la nostra patria, per le famiglie, per le donne e i bambini che ci aspettano a casa. Combattiamo oggi per il futuro nostro e di chi ci sarà quando anche l'ultimo raggio di sole sarà tramontato su di noi.-
Guardò in alto, verso il cielo oscurato sentendo i cupo rumore dei tamburi della morte avvicinarsi insieme alle grida. Gli uccelli volavano opposti alla poppa gonfia che li trainava nel vortice della guerra.
-Miei uomini, oggi assaggeremo l'Ade e ne torneremo vincitori..!- gridò imbandendo la spada sguainata acclamato dalle ruggenti urla dei soldati motivati a scontrarsi fino alla morte.

L'oro era abbagliante anche sulla terra più lontana dei confini di Agrabah. Le sentinelle erano rientrate nel cuore della notte passando il testimone alle truppe che avanzarono con fanteria e cavalleria senza un minimo di esitazione. L'oro dell'armatura del sultano era scuro ma nel suo sangue rimontava lentamente la rabbia. Sapeva che dall'altra parte della linea nemica c'era anche lui. Sapeva che molto probabilmente sarebbe morto davanti ai suoi occhi e sapeva anche che molto probabilmente di lui non voleva saperne più niente. Era assurdo iniziare una guerra per una puttana traditrice ma quella era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Le tensioni con Minastirith erano più esistenti che mai e il fatto che fossero alleati di Serse giustificava la dichiarazione di guerra anche sulla terra, costata la testa di Karim e probabilmente la vita di Jungkook. La sua terra e il suo popolo erano esposte quanto mai lo erano mai stati e sicuramente più di quanto il sultano potesse immaginare. Erano stati furbi i persiani, ma non avevano ancora fatto i conti con Taehyung.
-Vi vedo pensieroso mio sultano...- la voce del suo mentore e suddito più stretto lo catturarono -Come non esserlo...- la risposta del sultano fece sorridere entrambi mentre i loro cavalli avanzavano lungo il sentiero di stelle indicato dalla silente e quieta donna pallida. -Agrabah non è mai stata tanto esposta. Non ci è concesso perdere.- constatò guardando avanti. Alzò le spalle e gonfiò il torace. Hoseok poté giurare di non aver visto mai nulla di tanto sontuoso e rispettabile in tutta la sua vita. Aveva servito suo padre prima di lui e lo aveva amato come un dio, ma per Taehyung provava amore sia in quanto dio che in quanto uomo. Lo vedeva come un semidio ed era sicuro che lo fosse. Era la perfetta coesione e unione fra le due figure e non avrebbe mai venerato alcun altro dio o uomo al di fuori di lui. Gli prese un polso nonostante toccasse uno dei bracciali d'oro che coprivano l'intero avambraccio. Lo accarezzò col pollice e gli sorrise in modo dolce. Lo amava con tutto il cuore e avrebbe dato la vita per lui morendo col sorriso. -Non sei solo, hai tutta Agrabah con te.- e con un gesto del capo gli indicò l'intero esercito avanti a loro. Da bravo leader era rimasto in fondo a controllare che ognuno fosse sano e salvo. -Siete un condottiero esemplare e un buon sultano. Il vostro popolo vi ama e non si arrenderà senza combattere.- gli sorrise osservando i suoi lineamenti perfetti. Il sultano sorrise mostrando i denti e posò una mano sulla sua stringendola con affetto -Fratello mio, con te al mio fianco andrò in capo al mondo.- e con quelle parole il cuore del rosso prese a galoppare sempre più verso il campo di battaglia.

Golden cage || Saga del ferro e dell'oroWhere stories live. Discover now