Capitolo 11: A pretty busy day with an ending I never expected

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"Sei pazza."

Alzo gli occhi al cielo, ignorandolo nuovamente prendendo dal garage una valigetta in metallo, andando in un angolo del giardino seguita da Abel, che con le mani in tasca continua a lamentarsi come un bambino.

"Non hai internet, non hai il telefono e non hai la televisione." scuote la testa sbadigliando a bocca aperta.

"Tornatene a casa allora." mi gratto il collo valutando la lunghezza della pedana, usando il metro constatando che centoquaranta centimetri per lunghezza e larghezza sarebbe stato perfetto. Comincio a togliere i blocchi che tengono unite le assi, usando il martello scartandoli stando attenta a non farmi male con i chiodi.

"Come sei seria, non ti diverti mai?"

"Quando parli ti abbassi solo il quoziente intellettivo e credimi." mi fermo per guardarlo annoiata. "Il tuo già di per sé è basso."

"Divertente." fa ironico, mangiando un altro cucchiaio di nutella. Trovo illegale il fatto che lui può mangiare come un piranha e non ingrassare nemmeno di un grammo.

Si fa d'un tratto silenzioso per dieci minuti buoni e trenta secondi contati mentalmente, prima che appoggia il barattolo vuoto su un mattone facendomi infastidire. Se lo lascia lì, gli trincio una gamba.

"Seriamente, come puoi non avere la televisione?" l'ennesimo lamento di Abel, mi fa colpire con più forza un pezzo di legno spaccandolo a metà.

Voglio capire cosa passa nel cervello di questo scimmione che mi ritrovo tra i piedi. Non solo mi sta finendo il mio amato cibo spazzatura, che tra l'altro è un antistress perfetto, mi sta tra l'altro massacrando per avere un minimo di tecnologia. È da quando sono arrivati che lo sto praticamente ignorando. Cosa alquanto difficile, per il fatto che sembra che il signorino qui presente non sia capace di fare dei lavori manuali ed è per questo che si occupa principalmente del cucinare e fare le pulizie di casa. Non mi sarei mai immaginata di mangiare cose commestibili preparate da lui. Per carità, non gli lascio totalmente campo libero, ma posso essere sicura di non rimanere avvelenata.

"La smetti di ignorarmi?" chiede sbuffando, tirando fuori una barretta di cioccolata.

"Sei stupido di natura o sei cascato dalla culla quando eri piccolo?" chiedo dandogli le spalle guardando il disegno che avevo fatto, per la costruzione di una casetta per i cocorita, che riceverò tra pochi giorni da una coppia di anziani. "Non so se te ne sei reso conto, ma stiamo lavorando qui."

"Non hai bisogno di quel disegno." afferma ignorando nuovamente il mio insulto.

"Mi dà un idea su come devo farlo, non sono in grado di immaginarlo."

Non vedo l'ora di avere quei due piccoli esserini nella voliera. Penso sorridendo mentalmente immaginandomi di continuare ad avere sempre più animali di cui prendermi cura.

"Quindi sei stupida." mi fa divertito Abel, leccandosi le labbra.

"Mai quanto te." ribatto, incastrando le tavole tra i buchi della pedana, usando i chiodi per fissarle.

Nel mentre sento Stuart trattenersi dal ridere, intanto che mi aiuta portando le pedane, segnando la lunghezza in cui tagliarle e scartando quelle più marce che avrei utilizzato per accendere il camino quando farà più freddo. Tra i due preferisco il castano parlando sinceramente, è più utile e molto più silenzioso. Il problema principale è il fatto che sono passate tre settimane da quando questi due si sono trasferiti da me. Sono riuscita ad inquadrarli in qualche modo, anche se sembra che nascondono qualcosa. Prima di tutto Abel è la personificazione del orco brontolone, fuma come una ciminiera e quando è di cattivo umore mi svuota la dispensa; praticamente è come vivere con una donna in perenne ciclo mestruale e se lo dico io che lo sono, la situazione è grave. Invece Stuart non solo è tranquillo, si è appropriato della mia libreria e mi chiede in ogni occasione se può essermi d'aiuto.

The mate of the AlphaWhere stories live. Discover now