Rhinestone Eyes - Komahina

211 10 0
                                    

Premetto col dire che questa one-shot è ambientata in un ipotetico universo di Super Danganronpa 2: Goodbye Despair, situatosi dopo il finale di Danganronpa V3: Killing Harmony. Contiene spoiler per entrambi i videogiochi - alcuni più evidenti, altri più velati. Ho scritto "ipotetico" universo perché dopo la fine di V3 non si sa cosa accada all'universo dell'Accademia Vetta della Speranza, dal momento che persino all'interno della dimensione canonica, Danganronpa non è che una serie di fantasia. Onde evitare equivoci di ogni tipo, mi limito a dire questo: a chi sta leggendo senza aver visto e/o giocato a Danganronpa, è sufficiente sapere che gli avvenimenti qua descritti si svolgono in una dimensione virtuale dove i personaggi (di fantasia, ma ora dotati di volontà propria) sono consapevoli di non essere reali. Fine.

Buona lettura! <3

***

Komaeda inclinò leggermente il bicchiere di plastica che teneva in mano, osservando come la fioca luce del Sole si rifletteva sulla sua superficie lucida. Raggi sintetici vi scivolarono lungo come l'acqua carezza una mano coperta da guanti di silicone, secca e impermeabile. Il ragazzo dai capelli di nuvole socchiuse gli occhi, accovacciandosi sul tetto dell'edificio sul quale si trovava. La musica risuonava distante dall'interno del Titty Typhoon: la voce decisa e graffiante di Mioda a slittare lungo gli assoli della chitarra elettrica era accompagnata dall'inconfondibile ritmo della batteria di Sōda. Chi l'avrebbe mai detto che il meccanico dai capelli rosa avesse una tale abilità con piatti e tamburi?

«Da fuori dovrò sembrare un gargoyle appollaiato sul ciglio di una cattedrale gotica...» mormorò fra sé e sé Komaeda, sovrappensiero. «Schiena curva e postura ingobbita. Chissà cosa staranno pensando i giocatori di me. Chissà se possono vedere persino quel penso...» Poi si accigliò. «Sempre che questa dimensione esista ancora.»

Il suo sguardò sorvolò i confini dell'isola di Jabberwock, oltrepassando lo schermo illusorio che ai tempi del Programma Nuovo Mondo era supervisionato dalla coscienza codificata di Nanami. Tutto era rimasto uguale. Alle sue iridi di pixel, nulla era mutato. Il blu cristallino dell'oceano proiettava il candore delle nubi degno del più limpido specchio d'acqua, e il dolce vento tipico delle isole riverberava nei suoi timpani carezzandogli le carni. Il clima mite, il Sole poco intenso, le risate ora non più forzate dei suoi compagni in lontananza: tutto, di quell'ambiente, lo riportava indietro nel tempo. Persino il vago - seppur saldo - senso di unione con gli altri ragazzi non poté che confortarlo.

Sentiva però che qualcosa mancava: qualcosa non c'era più. E quel qualcosa era l'ignoranza.

Tutto era uguale alla copia perfetta dell'isola di Jabberwock del Programma Nuovo Mondo; eppure, Komaeda non poté che domandarsi se quell'agglomerato di terra esistesse anche al di fuori delle schedine nelle quali erano rinchiusi. Esisteva veramente, l'isola di Jabberwock? Era stata creata sulla base di un arcipelago già esistente, o persino lei era una mera opera di fantasia? Erano usciti da una realtà virtuale solo per poi scoprire di essere virtuali nel loro intero e più completo essere. Gli sembrava di trovarsi all'interno di una matriosca: uscito da una menzogna, ne entrava in una più estesa.

Con le sopracciglia aggrottate, scrutò la propria mano sinistra: aveva fatto cadere il bicchiere di plastica oltre il tetto, e quello era finito dentro la piscina senza emettere il minimo rumore. Le micro-placche delle sue cellule cutanee si facevano rossicce laddove vi erano le sue nocche, e delle vene bluastre s'intravedevano sotto la superficie della sua pelle diafana. Da pori sottili crescevano peli ancora più sottili.

Voltò il palmo verso il cielo, poi di nuovo verso la madre Terra industriale. Faticava ancora a credere di non essere altro che una stringa numerata.

«Non vai al concerto di Ibuki?»

METEOR SHOWER, one-shots multifandomDonde viven las historias. Descúbrelo ahora