14. Buon compleanno.

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"Anche se mi fai male,senza non ci so stare.
[...]
Quante volte ho detto:
"È l'ultima",
ma poi invece no.
Quante volte ci siamo scambiati il peggio di noi.
Tu mi fai impazzire.
Quante volte hai detto:
"Stasera, è meglio se te ne vai"
perché sapevi che non me ne sarei andato mai."

2015

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2015

Giulia

È il mio diciassettesimo compleanno. È appena scoccata la mezzanotte e sono circondata dai miei amici. Vengo travolta da abbracci e baci nel bel mezzo del lungomare. Ringrazio tutti, ma in realtà ho un vuoto dentro al petto che mi impedisce di essere felice come dovrei. Sono sicura che se solo mi strappassero la carne di dosso, si noterebbe che quel vuoto ha le sembianze di lui.
Lui che non sento dalla notte del quattordici agosto. È passata una settimana da che è scomparso di nuovo. Da quando mi ha spezzata di nuovo dopo avermi riservato strane parole che avevano il sapore amaro della nostalgia.
Mi guardo intorno, nutrendo la stupida e folle speranza che sia in giro, che capisca che è il mio compleanno e magari si avvicini per darmi gli auguri.
Ovviamente non accade.
Passo quasi tutta la notte in bianco, sperando in un messaggio o una chiamata che non arrivano.
Claudia e le altre hanno postato così tante foto su Facebook che mi risulta a dir poco impossibile credere che lui non ne abbia vista neanche una e che non sappia del mio compleanno.

***

Al mio risveglio, la prima cosa che faccio, è controllare le notifiche sul cellulare. Controllo meticolosamente tutto: chiamate, messaggi, WhatsApp, Messenger e addirittura ringrazio ogni singola persona che mi ha fatto gli auguri sulla bacheca di Facebook.
Ok, dunque è già arrivata la notifica...
Il vuoto dentro il petto non fa che crescere a dismisura. Mi sento una stupida ragazzina. Non solo sono stata il passatempo di un ragazzo che evidentemente non era alla mia portata, mi sono addirittura illusa di non esserlo! Per pochi istanti, alcune volte, il mio cuore aveva creduto di essere ricambiato.
Il problema era che avevo sottovalutato le doti recitative di Christian Romano.
Lui aveva compiuto azioni, detto cose in un certo modo, sorriso in un certo modo, guardato come se per lui contassi qualcosa, baciato a volte con una dolcezza che neanche credevo potesse avere ed altre volte con quella che mi era sembrata necessità, disperazione.
Non si bacia chiunque in quel modo. O forse sì.
Sciocca, sciocca, sciocca!
Mi rimprovero mentalmente per essermi lasciata abbindolare e per non riuscire a godermi il mio stramaledettissimo diciassettesimo compleanno.
Mangio poco, parlo solo se necessario, sorrido a chiunque nonostante dentro mi senta più morta che viva.
Per tutto il pomeriggio a mare vengo inondata di attenzioni da parte dei miei amici. Mi hanno preso anche una torta e fatto un regalino tutti insieme ed io sono qui a guardarmi intorno come un'idiota alla ricerca di un lampione umano.

«Tutto bene, cara?», domanda mia madre, una volta che sono rientrata a casa e stiamo cenando.
«Sì», rispondo, regalandole un sorriso.
Mamma assottiglia lo sguardo e scrolla le spalle. «Sarà solo una mia impressione magari, ma...mi è parso di vederti triste ultimamente», afferma.
«No, puoi stare tranquilla. Va tutto bene, è solo che sono stanca», la rassicuro.

Lei emette un sospiro. Mi fa intendere che non mi crede neanche un po', ma decide di non insistere perché forse ha capito che non ho voglia di parlarne.

«Adesso vado a fare una doccia e a mettermi a letto. È stata una giornata piena e sono stanca», dico per poi dileguarmi.

Mi trattengo nella doccia più del dovuto. Ammetto di aver pianto le lacrime che ho trattenuto per tutta la giornata. I miei amici non meritavano di vedermi triste, non dopo essersi impegnati a farmi passare un bel compleanno.
Mi getto sul letto a peso morto. In quel preciso istante il cellulare mi vibra tra le mani e per poco il cuore non rischia di uscire dal petto.
Mancano due minuti a mezzanotte quando Chris mi manda gli auguri per il compleanno.
La cosa peggiore?
Sono stupidamente felice.

***

Chris

Poso il cellulare. Subito dopo lo riprendo in mano. Sospiro e mi maledico. Ripongo il cellulare nuovamente in tasca.
È passata da poco la mezzanotte, Giulia oggi compie diciassette anni. Sarebbe la scusa perfetta per scriverle e magari sapere come sta.
Non la sento o vedo da una settimana e mi sento come un drogato in astinenza. Ho tentato di starle alla larga fisicamente ma ciò non mi impedisce di pensarla.
Sto ufficialmente con Ginevra adesso. Contattare Giulia, annegare ancora nei suoi occhioni azzurri, udire la sua voce, rivedere la smorfia che fa quando le sfioro il naso, non sarebbe per nulla d'aiuto.
Ho deciso di dimenticarla e di andare avanti per la mia strada.
Ma come si fa?
Il primo passo è lasciare che il tempo passi e fino a qui d'accordo. Ho sentito dire che con il passare dei giorni i ricordi dovrebbero affievolirsi ed i pensieri incentrati su quella persona diminuire fino al punto in cui ripensarci diventerà un'eccezione e non la quotidianità.
Un giorno non ricorderò il timbro della sua voce, il colore dei suoi occhi, la posizione dei suoi nei. Un giorno, dimenticherò le canzoni che le piacciono o il modo in cui si imbroncia quando non vuole ammettere di essere gelosa.
Combatto per tutta la notte e anche il giorno contro la voglia di scriverle o chiamarla per farle gli auguri. Tutte le foto che ho visto su Facebook la ritraggono sorridente e apparentemente spensierata. Quel coglione di Stefano ha pubblicato una foto da solo con lei scrivendole una stupida dedica.
So che è andata a mare e che le hanno fatto una torta. Fisso la fotografia che la ritrae intenta a soffiare sulla candela con il numero diciassette. Il suo sorriso d'argento anziché infastidirmi, come accade a tanti che disprezzano il sorriso di qualcuno solo perché porta l'apparecchio, mi piace.
O forse mi piace perché è lei a piacermi.

Un giorno la dimenticherò.

Tento di distrarmi come meglio posso: mi alleno fino allo sfinimento, esco con Gin e scopiamo come matti, lei per puro piacere fisico io per spegnere il cervello e cercare di allontanarlo da Giulia.
Quando rientro a casa sono distrutto e mi sento vuoto. Guardo l'orologio, manca solo un'ora.
Sessanta minuti ancora e diventerò lo stronzo che non solo è scomparso ma non le ha neanche fatto gli auguri per il compleanno.
Sto così, a rigirarmi nel mio letto enorme cercando di non pensarci e a pensarci comunque.
Mezz'ora.
Guardo il soffitto della mia camera con le cuffie alle orecchie. La musica rischia di perforarmi i timpani ma non riesce a zittire i pensieri. La riproduzione casuale fa sì che dopo Lose Yourself di Eminem inizi Darte un Beso una canzone di Prince Royce. Certamente non il genere preferito di Giulia, ciò nonostante, è una delle canzoni che più rappresenta quello che provo per lei e dunque ascoltarla è come ricevere un pugno in pieno stomaco.

''Amarti come ti amo è complicato,
pensarti come ti penso è un peccato.
Guardarti come vorrei è proibito.
Toccarti come vorrei è un delitto.''

Un giorno la dimenticherò, mi ripeto ancora una volta.
Quel giorno però non è oggi.

Guardo l'ora per l'ennesima volta in questa interminabile giornata.
Mancano tre minuti a mezzanotte e fanculo a tutti. Io le scrivo.

Chris: Buon compleanno piccola

Autrice:

Buon pomeriggio cari lettori!
Grazie per le 8500 letture!!
Sono tornata con un capitolo corto ma necessario.
Vedetelo un po' come un capitolo di transizione anche perché è uno degli ultimi dedicati al passato. Ne mancano altri due e poi ci saranno solo ed esclusivamente capitoli sul presente.
Siamo a 7-8 capitoli dalla fine della storia!
Siete pronti?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con un voto o un commento.
Un bacio e alla prossima (spero di riuscire a finirlo per l'11 o 12 agosto),

Alexandria Lewis

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