Capitolo 2

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Il bosco vicino la cittadina di Silent Cave era popolato da abeti e querce, le loro chiome si intrecciavano tra un albero e l’altro e ciò dava al sottobosco una penombra adatta alla proliferazione di funghi e licheni che lo rendevano un manto soffice e bagnato. Un noto vecchio del paese era indaffarato a camminare sul manto verde portando intorno al braccio un cestino con una dozzina di tartufi, uno dei tanti doni che madre natura offriva a chi si avventurava nel bosco di Silent Cave. Ma il vecchio non era solo, non lontano da lui c’era il suo cane, un pastore belga, con un fiuto sopraffino. Mentre il suo padrone si piegava per raccogliere delle fragole di bosco, il cane drizzò le orecchie e iniziò ad annusare l’aria in cerca di qualcosa che solo il suo odorato poteva percepire. Puntò verso dei cespugli a una decina di metri di distanza da loro. Il suo padrone gli gridò:
“Smettila di abbaiare! Sarà solo uno scoiattolo.”
Ma il cane continuò ad abbaiare, finché non incominciò a correre in quella direzione. Il vecchio non teneva il passo e cominciò a imprecare domandandosi del perché avesse un cane così curioso; arrivato a pochi passi dal cane vide un mucchio di mosche e vermi che si avventavano su un corpo morto in avanzato stato di decomposizione di un qualche animale, la sua grandezza faceva presupporre che si trattasse di un qualche lupo o un orso, avvicinandosi il cumulo di mosche, che copriva il cadavere di un velo nero, si levò sprigionando una puzza di decomposizione così forte che fece tossire il vecchio per il disgusto; alzò la testa per ricontrollare meglio il ritrovamento, ora ricoperto solo di rade larve che scavavano la carne. Guardando con miglior attenzione non poteva trattarsi di un qualche animale selvatico, quello che stava fissando con un’espressione diversa dalla precedente, la quale era un misto di orrore e paura che ne distorceva il volto, era il cadavere di un uomo.
Poche ore dopo la scientifica aveva invaso l’area insieme allo sceriffo della contea, Richard Mc Finnegan, che si apprestava ad interrogare il testimone.
“Buongiorno, signore.”
“Buongiorno!? Buongiorno un corno! Ho trovato un uomo morto e lei mi dice buongiorno?”
“Si calmi, la sua è una reazione più che comprensibile ma adesso mi deve dire tutto ciò che ha visto”.
Il cacciatore di tartufi raccontò dell’accaduto e lo sceriffo lo lasciò andare, ma lo avvertì di restare in città per ulteriori analisi. Richard, quindi, si avvicinò al medico legale già all’opera. La il tanfo era forte e non riuscì a trattenere la tosse, quando ebbe finito si riferì al medico legale, il Dottor Fred Carson.
“Che diavolo abbiamo qui, Fred?”
“La vittima aveva tra i 17 e i 18 anni, maschio, presenta profondi squarci sul petto e sul ventre, la gola è aperta come se fosse stata asportata, le orbite sono mancanti, probabilmente mangiate dalle larve o dai corvi, il volto è scarno quasi del tutto.”
“Quindi non si sa chi è?”
“Potremmo provare a fare una ricostruzione delle sue impronte digitali, così da risalire al nome.”
“Potrebbe essere un ragazzo della nostra scuola?”
“Saprò dirti qualcosa solo dopo le analisi.”
“Diamine è ridotto davvero male, cosa mi sai dire di quei tagli?”
“I tagli sembrano essere stati inferti con un qualche attrezzo da lavoro, come un rastrello o una falce.”
“Quindi escludi che sia stato un orso o un branco di lupi?”
“Sinceramente penso che non esista animale, da queste parti in grado di ridurre così un essere umano. Potrebbe essere opera di una persona.”
“Quindi abbiamo un assassino in città. Povero ragazzo, la sua famiglia sarà in pensiero.”
Il corpo venne prelevato, insieme ad altre prove sulla scena del crimine, e trasportato nell’obitorio del paese per l’autopsia.

Nel suo studio, dall’atmosfera asettica, il Dottor Fred lavorava sul corpo del ragazzo prelevando campioni di tessuto. Cercò inoltre di ricostruire le lesioni con alcuni attrezzi e utensili prelevati dal database dell’obitorio, un rastrello non avrebbe inferto delle ferite così profonde e una falce si sarebbe spezzata per lo sforzo esercitato sulla lama. Non riusciva a capire cosa avesse provocato tali danni al corpo del ragazzo. Tuttavia, aveva pur sempre la ferita sulla gola da analizzare, alzando il braccio tirò giù un aggeggio che serviva per scannerizzare l’area interessata, si spostò poi al computer dove aprì l’immagine della gola scannerizzata e dai segni lasciati sulla carne ipotizzò che fosse stata aperta da un morso, forse un animale, attratto dalla carcassa l’avrà mangiata. Tutto ciò sembrò improbabile poiché avrebbe divorato altre parti del corpo che però erano ancora in uno stato decente. Da quelle parti si aggiravano branchi di lupi, orsi se ne avvistavano pochi e altrettanto pochi erano gli attacchi all’uomo; allora chi ha morso il collo della vittima?
Confrontò il morso con diverse dentature di animali tra cui orsi, lupi, coyote, puma e ghiottoni, ma nessuna di queste combaciava. Analizzando meglio la scansione notò che il morso doveva essere stato inflitto da un essere vivente con un’arcata dentale continua, e nel mondo animale chi ha un’arcata continua? La risposta che affiorò nella mente del dottore gli fece nascere un brivido lungo la schiena, solo gli esseri umani possiedono un’arcata dentale continua. Questo vuol dire che l’assassino che stanno cercando è un cannibale.
Il dottore non perse tempo a chiamare lo sceriffo, che lo raggiunse nel suo studio.
“Fred mi spieghi tutta questa fretta?”
“Richard non capisci! È peggio di quello che pensavo!”
“Cosa hai scoperto?”
“Ricordi quel morso sulla gola della vittima?”
“Sì.”
“Ecco, quel morso è stato provocato da un essere umano.”
“Cosa!? Mi stai dicendo che c’è un cannibale che uccide le persone nel bosco?”
“Non c’è altra spiegazione. Inoltre gli squarci non sono compatibili con nessun attrezzo da lavoro. La forma dell’arma potrebbe assomigliare alla lama di una falce, ma una falce si spezzerebbe per la troppa pressione, inoltre non ci sono tracce di metallo né sulle ossa né sulla carne della vittima.”
“Questo vuol dire che non abbiamo un’arma del delitto, ma un cannibale assassino a piede libero. La notizia non può finire sui giornali, sarebbe uno choc per tutti gli abitanti. Per il momento non facciamo trasparire nulla. Quel bastardo non deve avere l’impressione di essere stato scoperto. Rilascia ai giornalisti solo informazioni circostanziali. Sono stato chiaro?”
“Sì, sceriffo.”


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