LEDA IMPAZZISCE

13 1 0
                                    

Avrò una figlia, una figlia bianca figlia spuma figlia gracile conchiglia. Lei sarà la luce dei miei occhi, ciglia cispose a causa di languidi sogni, ininterrotti. Questa figlia non nascerà dai miei fianchi, archi senza corde, clavicembali stanchi, ma la porterà il mare, Gavina seme che si d'ora sul campo caldo da arare. Figlia bianca, bella figlia da amare. Qua sola sento poco, il mio bambino non sembra più reale... mi guarda con occhi fantasma (Leda fa un gesto indicando la stanza), e mio marito, bè, mio marito non mi guarda proprio. Scontato, vero? Ripetitivo, non è così, dire di non essere visti?
È vero.  Mi dispiace. Per questo chiedo una figlia. Mi manca mia mamma, mi manca sentirmi guardata. Mamma mi prendeva in braccio e mi leggeva dentro. Quando mi sfogliava mi massaggiava i polpacci.

"Non farti prendere a calci."
"Non penso ne avrebbero motivo."
"Ci sta sempre un motivo."
"Ah sì, e quale?"  Silenzio.
"Non avrebbero fatto tutte queste guerre, sennò." Questa volta è Leda a rimanere in silenzio.
"Il punto è, puoi anche servire e non essere preso a calci. Quindi, anche se dovessi mai finire male, non farti prendere a calci." Leda è interdetta.
"Perché è così importante?"
Sua madre la guarda disperata, afferrandole il braccio: "Perché se penso a te presa a calci, non riesco a dormire." Ma alla fine era ci andata lo stesso, a dormire.

Non farti prendere a calci, in mezzo al cemento cenere e fra i marciapiedi strazi. Nascondilo dentro, ingoia, ingoia quella sensazione stantia, chiudi gli occhi e lasciati colar via. Mamma, non bevevi, ma se avessi bevuto, avresti capito perché cado. Il Re pescatore si può comprare a poco in pescheria. Lo vendono al litro. E se lo vendessero a meno, comparirebbe anche in chiesa e con il suo sudore ci laveremmo la faccia.
A che scopo vivere, se si può vivere solo per uno? Uno ognuno e nessuno. Nessuno e nienteuno. Niente che mi rimane, ora. Come lo spiega questo mamma, come lo spiega il tuo Dio?

Atea a morte e atealcolizzata, brutta faccenda, inferriata. Scoprendo a malapena che, sebbene sappia come andrà a finire questa storia- lo so da me-, dovrò rimanere a guardare lo stesso.  Dovrò crescere la bambina e farlo adesso.

Così Leda schioccò le dita e Gavina, guardandola sardonica, come un gatto fece le fusa, e iniziò piano a tessere la tela. Chi non crede di poter giocare d'azzardo è un pazzo, le diceva. E Leda giocava, guardando oltre. Ci vide crescere, Angelica, ci tese la mano attraverso lo spazio vasto inconcepibile che ci distanziava. Ruppe miliardi di legge fisiche e ci fece fare il girotondo. Ma è anche questo, il bello del mondo.

Le allucinazioni finirono come il guizzo di un pesce giá morto: con i suoi occhi assenti, Leda era tornata sulla terra, seppur stringendo i denti.
Si svegliò con Gavina che cantava come si dovesse vivere per il ricordo, dolce memoria, melaintaccata ninna-nanna e Leda capì che era Sua ed era rossa la storia
e di nessun'altro l'onore
di cantare il Tramonto e l'Alba in gloria.

AngelicaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu