Era altrettanto facile notare il buonumore del Reverendo, del tutto in contrasto con la collega spirituale: lui aveva un sorriso soddisfatto disegnato sul volto da ore. Più Chandra lo guardava, e più desiderava strapparglielo via.

Dundra schioccò le dita. Tre monaci vestiti d'argento si fecero strada fra la folla. Avevano in mano i tre simboli che facevano del Guardiano la figura portante che era: due gioielli e un indumento che avrebbero dovuto renderla la mediatrice fra Ordini che non era e mai sarebbe stata.

Seguiti dai tre, Dundra e Nova iniziarono la scalata verso la cima, verso colei che aveva ingiustamente vinto lo scontro. Chandra, nel mentre, stava rigida ad attenderli, con le mani giunte sul davanti e il mento alto.

Chissà come sarebbe apparsa ai due Ordini: fiera? Felice? Insipida? L'ultima era la più probabile, perché era esattamente l'idea che voleva dare: una bambola imbellettata ma vuota, priva di alcuna espressività. Voleva apparire nell'esatto modo in cui si sentiva.

Dundra e Nova giunsero a lei. L'uomo si mise alla sua sinistra e la ragazza a destra. Chandra non si volse né dall'uno né dall'altra. Nessuno dei due meritava il suo sguardo.

«Figli e figlie del Cielo,» iniziò Dundra, allargando le braccia, «la tanto sofferta attesa ha avuto la sua fine: colei che la Luna e il suo compagno hanno voluto mandarci come guida ha trionfato. Chandra Noyer sarà, per un tempo a noi incognito, la nostra nuova Guardiana.»

Per un tempo a loro incognito ma per un tempo a Chandra definito: breve. Il suo mandato da Guardiana sarebbe stato infimo e ridicolo. Lei come Guardiana era una pagliacciata più grande della carica stessa.

Non aveva dimenticato le pretese del suo Ordine e, purtroppo, non avrebbe potuto realizzare le richieste dell'altro, qualsiasi esse fossero.

Di lì a qualche settimana, sarebbe stata lo zimbello più grande di cui avrebbero raccontato gli Annali.

Dundra si voltò verso Nova, oltrepassando la Noyer con lo sguardo. «Direi di passare subito alla sua Consacrazione, astenendoci dalle insulse precisazioni di contorno.»

«Ma sei stupido?» ringhiò sottovoce Nova, in modo da essere udita solo dagli altri due presenti. In altre circostanze, Chandra avrebbe riso. «Vuoi saltare un intero pezzo del rito?»

Dundra fece spallucce. «Il tuo Ordine, dopo tanti anni, sarà abituato alle formali scemenze che tessono le vostre lodi, mentre al mio non interessano. Chiudiamo in fretta la faccenda, senza tediare le orecchie altrui.»

Chandra non aveva bisogno di vedere il viso della Sacerdotessa per intuirne l'espressione: era sconvolta. Ma la Prigent non sapeva, non poteva sapere quanto Dundra detestasse la figura del Guardiano. E non poteva neanche immaginare quanta fatica gli costasse fingere il contrario per quell'ultima occasione.

«Fottiti», sibilò la Sacerdotessa, rivolta al Reverendo, ma quest'ultimo non ebbe alcuna reazione. Dopodiché, si schiarì la voce e si voltò verso i fedeli, anche se controvoglia. Difatti, l'unica persona apatica quanto la Noyer era lei, con lo stesso identico umore grigio.

«Nel millenovecento è stato annunciato l'Accordo che ci tiene uniti tutt'oggi, proposto da Phoebus Chevalier, nostro vecchio Reverendo», partì Nova, atona. «L'anno successivo, il primo di gennaio, Chandra Noyer è stata eletta nostra prima Guardiana. Lo scopo iniziale era siglare la pace fra Ordini, visti i nostri antecedenti storici poco felici, così da raggiungere in futuro l'Equilibrio Elementale.» Un sospiro grave. «C'erano diverse clausole da rispettare, sia per il Sole che per la Luna, ma mi sembra inutile ricordare che non tutte sono state portate a termine.»

Un leggero brusio invase il Tempio.

Chandra, con la coda dell'occhio, guardò il Reverendo: non stava reagendo e gongolava, com'era ovvio. Se Nova insultava l'Ordine della Luna, a lui poteva solo giovare. Più il Sole mancava di rispetto alla Luna e più la voglia di rivalsa di quest'ultima sarebbe cresciuta.

Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now