Capitolo 15

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Il telefono del commissario iniziò a squillare alle prime luci dell'alba e dire che lui metteva sempre la sveglia alle 7 e 30 precise. Non voleva essere disturbato prima.

«Commissario, commissario», la voce dell'agente Mariani gracchiava dall'altro capo del filo.

«Stefano è stato ucciso stanotte. Il corpo è stato trovato stamani dalla donna delle pulizie. Venga subito».

"Corbezzoli", pensò il commissario. "Oggi ci sarebbe stato l'interrogatorio e avrebbero certamente preso delle informazioni interessanti. Era stato ucciso il sospettato principale. Questo non ci voleva. Decisamente il quadro si stava complicando.

Il commissario Orlandi arrivò sulla scena del delitto insieme all'ispettore capo Mariani. Era stato chiamato anche il medico legale.

La scena che si presentò ai suoi occhi era impressionante. Il cadavere già manifestava i primi segni di decomposizione. Posizionato all'interno della vasca da bagno, che era stata riempita d'acqua la quale aveva assunto una colorazione rossastra. Era nudo, l'organo molliccio galleggiava nel liquido. Aveva la testa reclinata in avanti, un rivolo di sangue ormai rappreso gli colava dalla bocca. Gli occhi erano chiusi. Una chiazza rossa si espandeva sull'addome.

Ferite da arma da taglio, constatò il medico legale. Aveva già assunto una colorazione bluastra e un leggero fetore e sentore di morte aveva già iniziato ad aleggiare nella stanza.

"Come mai è stato ucciso?", pensò il commissario. Troppo strana questa cosa per essere una coincidenza. Il sospettato principale era stato fatto fuori il giorno prima dell'interrogatorio. Chi lo aveva ucciso lo aveva fatto per impedire che lui parlasse. Dovevano fare un sopralluogo a casa sua e questa volta più accurato. Pensava a Gloria. Come l'avrebbe presa? Non certo bene. L'omicidio di Gabriel e di Stefano erano collegati? Dietro c'era qualche organizzazione criminale come lui riteneva, oppure si trattava di delitto d'impeto e passionale maturato in ambienti gay che frequentavano entrambi?

Avrebbe dovuto avvertire Gloria per metterla in guardia.

«Commissario, commissario venga qua!», disse l'agente Poletti.

«Guardi cosa abbiamo trovato!»

Il commissario osservò con attenzione quello che gli stava mostrando l'agente Poletti.

Un lembo di stoffa forse strappato dalla vittima all'assassino in un ultimo disperato tentativo di difendersi.

Era sotto al tappeto del bagno, tappeto sul quale erano evidenziate tracce ematiche. La stoffa era di color nero e pareva di una fibra grezza tipo lino.

Venne imbustato per essere analizzato.

«Mi raccomando le tracce di sangue, voglio che sia controllata tutta l'area. Usate il luminol e la lampada scene scope per le impronte digitali».

«Commissario, abbiamo trovato anche il cellulare della vittima.»

«Bene», disse questi. «Sarà fatta una riunione in questura dove illustreremo insieme tutti i punti salienti».

L'assassino da dove era entrato? Porte e finestre erano chiuse, la luce era spenta. Il fatto era avvenuto di notte. Aveva una torcia?

«Agenti», disse il commissario.« Bisogna interrogare gli altri condomini, chiedere loro se hanno notato qualche movimento strano ieri notte e se hanno visto un individuo sconosciuto girare da quelle parti. Forza ragazzi, darsi da fare».

Il commissario continuò a rimuginare. L'assassino aveva le chiavi dell'appartamento e in questo caso come ne era entrato in possesso? Gliele aveva date la vittima? Oppure ipotesi ancora più strana: la vittima aveva lasciato la porta aperta per disattenzione e l'assassino era entrato indisturbato. 

Una volta fatti tutti i rilievi, che continuarono per le due ore successive, telefonò a Gloria.

La notizia della morte di Stefano giunse come un fulmine a ciel sereno. La terrorizzò e le fece avvertire la consapevolezza della condizione di precarietà nella quale si trovava.

Allora Stefano non c'entrava niente. E pensare che aveva sospettato di lui. Aveva avuto un atteggiamento strano nei suoi confronti e poi quel capello sulla giacca di Gabriel era il suo. Avrebbe scommesso che lui fosse in parte implicato nell'assassinio del suo fidanzato, se non direttamente responsabile. Invece era stato ucciso anche lui! Paura. La sentiva crescere dentro di sé. Non si sentiva sicura da nessuna parte, nemmeno in quella nuova abitazione, dove si era sistemata da poco.

L'appartamento nel quale si trasferì era proprio carino. Già arredato con gusto, veniva incontro a tutte le sue esigenze. Aveva un bel terrazzo con una vista splendida su Firenze e poi era spazioso. Il soggiorno classico con delle grandi vetrate e un ampio divano, davanti al quale c'era una vetrina con tanti libri. Le pareti tinteggiate nella zona giorno con i colori caldi arancio e giallo, mentre nelle camere e nel bagno erano rispettivamente blu e verdi.

Nei giorni a venire cominciò a sviluppare un'apprensione esagerata per lo squillo del telefono. In quelle occasioni rispondeva e dall'altro capo si avvertiva distintamente il segnale di interruzione della comunicazione.

Aveva paura.

La tempesta sul mare di GalileaWhere stories live. Discover now