Capitolo 13

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«Ti trovo bene», le disse Giacomo.

«Tu come stai?»

«Abbastanza bene, mi dispiace molto per Gabriel. Ho saputo. Che terribile disgrazia. Hanno preso il colpevole?»

«Ancora no», sospirò Gloria.

«Di cosa volevi parlarmi?»

«Ecco, vorrei che mi aiutassi a decifrare degli indovinelli».

Iniziò a raccontargli tutta la storia. Gli parlò del libro e del rullo di Jefferson, per il quale Giacomo si dimostrò fin da subito molto coinvolto.

Gli disse di Chartres e che avrebbe dovuto recarsi là con Gabriel, come era stato loro chiesto. Gli disse del dipinto e che la chiave era nella poesia. Per questo aveva bisogno del suo aiuto. Solo un crittografo avrebbe potuto avere la risposta. Giacomo si dimostrò molto interessato, affascinato e lusingato del fatto che lei avesse pensato a lui.

Gloria si guardava attorno con circospezione, non poteva parlare liberamente, non in quel bar, dove avrebbero potuto sentirla. Oltre al barista erano presenti solo due persone: una donna anziana e un uomo con una palandrana anche lui non più giovane.

Era rischioso parlare ancora in quel locale, così gli chiese a bruciapelo:

«Che ne pensi? Mi puoi aiutare?»

Giacomo le rispose di sì, ma che sarebbe stato disponibile tra una settimana perché in quel periodo era molto impegnato con gli esami. Gloria stava calcolando nella sua testa le tempistiche. Si accorse che la stavano osservando. Ebbe la percezione di due occhi che la stavano puntando.

Alzò appena lo sguardo e incontrò quello dell'uomo con la palandrana che la stava palesemente fissando e non cercava nemmeno di nasconderlo.

«C'è uno che mi sta guardando fisso, ti dispiace se usciamo?», disse a Giacomo mentre stava finendo di bere il suo tè.

Giacomo annuì. Si alzarono insieme e uscirono.

La nebbia per fortuna si era diradata, lasciando spazio al chiarore del sole, che con i suoi raggi cercava di allontanare gli ultimi rimasugli di bruma.

Percorsero un tratto insieme, in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.

Al momento del distacco Gloria sentì come se gli mancasse qualcosa. Avrebbe desiderato stare ancora con lui, ma era consapevole del fatto che si sarebbero visti spesso inevitabilmente e questo pensiero la confortò.
Guardò lo smartphone: una chiamata persa dal commissario. Quell'uomo era molto protettivo nei suoi confronti, forse anche troppo? Certo questo le dava una certa tranquillità, ma non voleva che il commissario si mettesse strane idee in testa. Si era accorta che lui la guardava in quel modo, ma lei era ancora sconvolta dalla perdita di Gabriel e poi a dire la verità non le piaceva in quel senso. Sperava che il commissario non oltrepassasse mai quella soglia dell'amicizia che lei voleva conservare. Forse le sue erano soltanto impressioni e basta.

Gloria avrebbe avuto tante cose da fare. La giornata si preannunciava lunga. Doveva per prima cosa trovare un appartamento dove trasferirsi e poi voleva far visita anche all'associazione.

Recatasi là con un taxi, incontrò Stefano. Si salutarono. Si domandò cosa ci facesse lì. Anche lui faceva parte dell'associazione?

«Ciao Stefano», disse Gloria. «Cosa ci fai qui?»

«Io qui ci lavoro, e tu?» domandò a sua volta.

«Io? Faccio parte dell'associazione».

Stefano era nervoso e non faceva altro che toccarsi i capelli. Si vedeva che non era a suo agio e Gloria si domandò il perché. Va bene, era il sospettato principale dell'omicidio del fidanzato e anche lei non lo vedeva di buon occhio. Era stato l'ex di Gabriel e a pelle non gli piaceva.

Ma oltre a questo.

Dalla tasca della giacca gli pendeva un dépliant.

«Non sapevo che anche tu facessi parte dell'associazione, disse in modo sarcastico a mò di presa in giro».

«Sì ne faccio parte da quando mi ha introdotto Gabriel.»

«Mi dispiace per Gabriel. È terribile quello che gli è successo. Bene adesso vado, ti saluto. Sono davvero lieto di averti incontrato. Buon proseguimento».

Non le dette nemmeno il tempo di rispondere.

Tornata a casa, Gloria telefonò per prendere appuntamento per il giorno successivo per vedere degli appartamenti. Ne aveva adocchiato uno che a suo dire era molto carino e non costava tanto.

Quindi si mise al computer con il gatto di Gabriel sulle ginocchia e iniziò a fare delle ricerche su Stefano. Studiò il suo profilo su Facebook e Instagram. Non trovò niente di rilevante. Sembrava fosse tutto a posto.

Navigando le capitò per caso di andare su di una pagina dove si faceva menzione di uno scrittore, alias Stefano, che aveva stipulato un contratto con una famosa casa d'aste di dipinti.

C'era la foto di uno Stefano sorridente.

Prese il cellulare e compose il numero del commissario.

«Pronto? Ciao Francesco. Ti volevo chiedere una cosa importante.»

«Dimmi pure», rispose lui.

«Avete già fatto la perquisizione in casa di Stefano?»

«Sì Gloria, l'abbiamo fatta.»

«Avete trovato qualcosa di particolare? Proprio oggi ho scoperto che lavorava anche nel campo delle aste dei dipinti.»

«Dal sopralluogo che abbiamo fatto, compiendo successivamente delle ricerche abbiamo scoperto che il bel Stefano si dava da fare. Acquistava quadri falsi a prezzi bassi per poi rivenderli a collezionisti facoltosi, spacciandoli per veri. Non sappiamo ancora se agiva in solitario o se dietro di lui c'era qualche organizzazione che lo spalleggiava. Domani penso che avremo delle risposte più precise.

Per il resto, stai bene cara? Hai bisogno di niente?»

«Ti ringrazio, sei molto gentile ma sono a posto. Le poesie le leggo sai? Sono molto belle! Buona serata Francesco.»

«Buona serata Gloria, ci vediamo presto».

Gloria aprì la porta per controllare che ci fosse sempre la guardia. Da quando avevano lasciato quel messaggio nella cassetta della lettera era in apprensione. Non si sentiva al sicuro per niente. C'erano motivi fondati per cui avere paura. La sera stava scendendo con le sue ombre. La luna stava mostrando il suo volto da sopra i tetti delle case. Quella sera c'era una bella luna piena. Il paesaggio era rischiarato dalla sua luce. La luna e i suoi crateri e il Mare della Tranquillità si vedevano anche a occhio nudo: uno spettacolo elegiaco che le faceva bene e che le portava una certa guarigione dagli affanni giornalieri.  

La tempesta sul mare di GalileaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora