Capitolo 10

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Quando entrò in casa trovò Carolina che stava preparando la valigia.

«Parti?» le chiese Gloria.

«Sì, mi hanno telefonato dei miei amici per una vacanza insieme a loro sulla neve. Vuoi unirti a noi?»

«Grazie, ma preferisco stare a casa.»

«Come stai?» le chiese Carolina. «Dopo parliamo un po'!» le promise. «Prepariamo il pranzo insieme, ti va?»

Gloria annuì.

Carolina era da poco andata a fare la spesa e aveva rifornito il frigo di leccornie di ogni tipo.

Gloria era più salutista e quindi comunicò alla sua amica l'intenzione di preparare un vero e proprio pranzo a base di menù mediterraneo con primo, secondo e contorno con verdure.

Le piaceva cucinare, soprattutto in compagnia. La aiutava a rilassarsi. Misero della musica e iniziarono. Gloria si era già preparata il tagliere con tutte le verdure da affettare.

Carolina era dedita alla preparazione della carne. L'aveva aromatizzata con rosmarino e salvia e cosparsa di un po' di aceto balsamico e adesso aspettava che marinasse bene nel piatto, prima di procedere con la cottura. Come primo avrebbe cucinato un buonissimo risotto con le zucchine, profumate al prezzemolo.

Il brodo vegetale l'aveva preparato Gloria giorni fa. Era un brodino di verdura molto digeribile. Nel grembiule bianco e rosso Gloria pareva una bambina. Carolina canticchiava seguendo il ritmo della canzone. Si era raccolta i capelli in una coda di cavallo ed era senza trucco, la pelle naturale e rosea con le labbra di un colore rosa acceso. Sembrava una bambola, tanto erano delicati i suoi lineamenti.

Una bambola super sexi perché mentre il suo viso era angelico le sue forme erano prosperose, a differenza di quelle di Gloria. Aveva un seno tonico e grande che le piaceva far vedere e di cui andava fiera, era evidente.

«Ti ha mai tradita?» domandò a bruciapelo Carolina a Gloria che stava affettando le verdure con la mezzaluna, a ritmo cadenzato.

«Gabriel, ti era fedele?»

L'insolenza di quella domanda la distrasse e la mezzaluna invece di tagliare le carote, le ferì il dito della mano destra, che iniziò a sanguinare copiosamente. Si portò il dito alle labbra e succhiò, sentendosi a disagio sotto lo sguardo indagatore della sua amica. Andò a prendere un cerotto, dopo essere corsa in bagno per disinfettarsi e lo applicò sulla parte insieme a una garza per fermare l'emorragia.

Si mise a sedere.

Inspirò piano, guardò di nuovo Carolina che aveva continuato a tagliare le patate.

«Ma che razza di domande fai?» domandò Gloria infastidita. «Gabriel non mi tradiva e non penso che l'abbia mai fatto. Lui si è sempre dichiarato fedele.»

«Gli uomini dicono tutti così, ma in realtà sono dei cacciatori che non vedono l'ora di fare sesso con una donna che non sia la compagna.»

«Perché dici questo?»

«Ma, così!» E qui assunse un'espressione imbronciata.

«Adesso sputa fuori il rospo, ormai hai lanciato il sasso. Cosa vuoi insinuare? Mi dici cosa è successo? Perché mi fai questa domanda?»

«Attenta Gloria, sento odore di bruciato. Controlla che non stia andando a fuoco niente». Gloria scoperchiò le pentole. Da una di esse un fumo denso si alzò in una nuvola. In effetti le zucchine avevano assunto un colorito brunastro. Per fortuna che non si erano bruciate del tutto. Ci versò su un po' di brodo, poi gettò il riso a pioggia aggiungendo altro brodo.

Un odore di bruciato si diffuse. Gloria accese subito l'aspiratore.

Si era innervosita dopo che Carolina le aveva posto quella domanda.

Carolina continuò a rigirare il coltello nella piaga.

«Mi ha molestata, Gloria. Diceva che il tuo seno era troppo piccolo e aveva bisogno di toccare e succhiare uno più grande.

Ha allungato le mani più di una volta, gli piaceva tanto il mio sedere. Adorava toccarlo, diceva che mi desiderava e che voleva farmi sua.

Io ho resistito per molto, non sai quanto mi sono dovuta dare da fare per respingerlo. Non volevo tradirti, amica mia.»

«Come ti permetti di chiamarmi sempre amica? Non ti voglio vedere più. Mi fai schifo!» Poco ci mancò che non le mettesse le mani addosso, ma si trattenne. Era contraria alla violenza.

«Gloria ma io che colpa ne ho? Te l'ho voluto dire proprio perché ho voluto essere sincera con te e non voglio che soffri per la perdita di una persona che non se lo merita.» Assunse l'espressione dell'amica fedele, ma dentro di sé conservava vivido il ricordo di quella sera di passione alla Galleria e di quanto aveva goduto.

Gloria era rimasta di sasso. Smise di preparare, si chiuse in un mutismo ostinato e a nulla valsero i tentativi di Carolina di parlare.

Si sentiva doppiamente ferita Gloria. Il suo fidanzato la tradiva e con più di una donna. Oltre alla persona con la quale aveva consumato il rapporto poco prima di morire, aveva cercato di sedurre anche Carolina. Che squallore! Le veniva da vomitare. Carolina, però, non aveva nessuna colpa, la colpa era di Gabriel che non l'amava abbastanza da poter reprimere i suoi istinti animaleschi.

Gloria era una romantica e non se la sentiva di perdonare. Non ora.

Si chiuse nella sua stanza.

La tempesta sul mare di GalileaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora