Parte 12

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Avevo le gambe indolenzite e inermi, volevo muoverla ma non potevo. Sapevo di essere sdraiato a terra, sentivo qualcosa di umidiccio e nauseante suo viso. Le mie mani erano deboli ma sentivo di poter muore un dito. Volevo capire cosa stesse succedendo, volevo aprire gli occhi. Sentivo di provare a farlo, ma non si aprivano. Il mio respiro era affaticato e incostante, i miei capelli erano adagiati sulla mia faccia ma potevo sentirli lievemente, quel poco che bastava per darmi fastidio. Dopo essere riuscito ad aprire gli occhi, notai che la mia vista era offuscata e vedevo solo qualche ombra scusa, poiché il mio sguardo era rivolto a terra. Girai lo sguardo con tutta la forza che avevo e mi impegnai ad osservare la stanza. Non ci vedevo bene, non riuscivo a capire le immagini che mi si paravano davanti. Capii che era inutile sforzare i miei occhi, vedevo ombre informi muoversi. Dopo un tempo interminabile, riuscii a muovere le dita dei piedi, poi le gambe, infine, dopo le braccia, il viso. Mi facevano male le gambe e sentivo uno strano freddo sugli zigomi. Ora però riuscivo a vedere e pregai chiunque fosse in ascolto di smettere di farmi vedere. Akutagawa era legato ad una sedia, senza io suo cappotto. Mi dava le spalle, ma sapevo che era sveglio e che il suo viso era massacrato da ferite. Vedevo i suoi polsi arrossati anche se gli ero lontano. Un individuo dal volto coperto con una grande barba ispida, era in piedi davanti al mio compagno e rideva. Mi arrabbiai, ebbi un forte senso di ira che sentii partire dal centro del petto e feci forza sulle gambe. Mi scagliai contro quell'uomo ma Akutagawa si gettò a terra con la sedia per impedirmelo.
- che diamine fai stupida tigre! Non osare toccarlo!
- Akutagawa! Stai bene?
- taci! Distruggi il vaso!
L'individuo mi guardò ridendo in maniera folle, ma io scattai verso il vaso e tirai fuori gli artigli della tigre. Non riuscii a rompere il vaso con la mia abilità, ma quantomeno non mi infettai.
- tu devi essere la tigre mannara! Il mio carissimo capo mi aveva anticipato quando tu fossi fastidioso.
- chi sei?
- mi chiamo Lev Tolstoj, sono qui perché me l'ha chiesto una vostra conoscenza... vi dice niente Dostoievskij?
- quel bastardo - disse Akutagawa ancora a terra.
- perché fai questo? Che vuoi?
- era un piccolo esperimento, adesso, non appena mi sarò liberato di voi, metterò questo mio bel vaso a Yokohama.
- non te lo permetteremo!
- tigre, il contenitore non è il vaso, è lui. Dobbiamo uccidere lui per distruggere il vaso.
- sei intelligente, cane da guardia della port mafia! Ebbene sì, il vaso è la mia abilità! Guerra e pace!
- tigre, recupera Rashōmon.
- Akutagawa, sei ferito, lasciami indossare il tuo cappotto e pensiamoci insieme.
- indossalo, ma non perché non riesco a combattere, solamente perché fondendo le nostre abilità abbiamo maggiori possibilità.
Corsi a prendere il suo cappotto e sentii che l'effetto della siringa iniziava a terminare, ero debole. Mi avvicinai ad Akutagawa e indossai il suo cappotto, lo slegai di corsa e si mise in piedi accanto a me.
- tigre, hai dormito per quattro giorni. Abbiamo pochissimo tempo.
- ma com'è possibile? Ti ha torturato per tutto questo tempo? - chiesi preoccupandomi.
- vai, uccidiamolo.
Mi scagliai contro di lui e mi protessi dal suo vaso grazie a Rashōmon, sentii una forte energia, che poi cessò.
È incredibile ma se solo ci ripenso non capisco. Lo sconfissi al primo colpo. È incredibile come le nostre abilità potessero essere forti insieme. Non mi piace uccidere, non mi è mai piaciuto, però dovevamo proteggere la città e quello era l'unico modo. Inoltre, quell'uomo, non sembrava un essere umano. Mi faceva paura la sua espressione e l'idea che fosse lì come se fosse un gioco. Il vaso scomparve, ma i miei problemi erano appena iniziati poiché Akutagawa stava respirando a fatica. Pensai che stesse male, mi avvicinai e gli restituii il cappotto, ma non lo stava afferrando quindi glielo appoggiai sulle spalle.
- Akutagawa, stai bene?
- hai ancora quella siringa?
- si, perché?
Una donna dall'aria stanca e affaticata, sbucò da una nicchia e si gettò a terra piangendo.
- ti prego ragazzo, aiutami! - mi gridò.
- ho contratto il virus ma non mi avvicinerò, per favore, porta questa a mio figlio - mi disse indicando una lettera.
La donna mi disse che stava morendo ma che non era ancora del tutto impazzita e voleva far sapere a suo figlio, di soli quattordici anni, quanto lo amava. L'effetto della siringa che mi proteggeva stava svanendo e in quell'area così a rischio avrei potuto contrarre il virus. Akutagawa mi guardò prima di tossire ancora, ma io vidi una macchia di sangue sulla sua mano.
- Akutagawa? - dissi tremando.
- l'effetto della siringa è svanito presto, sono malato, dammi la siringa.
Guardai la donna. Guardai Akutagawa. Non era possibile. Non potevo e non volevo scegliere. Avevo una sola siringa e non potevo di certo lasciar morire qualcuno. Sentivo l'effetto della medicina svanire pian piano, ero spaventato e la donna aveva iniziato ad implorarmi di salvarla. Il mio respiro si fece affaticato, ma quando sentii che la forza mi stava abbandonando, la donna mi strappò dalle mani la siringa e Akutagawa mi diede un colpo fortissimo con Rashōmon, che mi fece finire lontano. Caddi in acqua e mi contorsi dal dolore all'addome. Quando riemersi, realizzai cos'era appena successo e corsi verso il centro città, ma fui fermato dal signor Ango e dal signor Kunikida.
- signor Kunikida, lei che ci fa qui? - chiesi respirando faticosamente.
- sono qui per portarti a casa, Atsushi.
- non ora! Dobbiamo salvare Akutagawa! Lui è ancora lì, dobbiamo andare a salvare Akutagawa!
- no Atsushi, andiamo a casa - mi disse trascinandomi via.
- no! Signor Kunikida la prego! Morirà se non andiamo lì subito!
- Dazai mi ha detto di riportarti a casa.

La luce è un'ombraWhere stories live. Discover now