Capitolo 13

120 14 2
                                    

Tutto rimase silenzioso per ore. Nessuno accennò a voler parlare. Fu strano quanto quel tizio ci stesse mettendo ma se la gatta si era mostrata tanto di fretta, lui non doveva essere lontano.
E, aspettando, mi chiesi per l'ennesima volta il perché di quel suo comportamento. Cos'avrebbe potuto esserci a spingerla a correre alla radura ogni volta che quell'uomo era vicino? Non trovai risposta, come sempre.

Essendo io stessa un'adolescente non avrei dovuto, ma sarei stata io la prima ad ammettere che forse lo stereotipo a dipingerci come persone schive e difficili non era poi così sbagliato. In quel momento, però, il nostro morale a terra non ci avrebbe fatti sembrare solo taciturni, ma perfino depressi. Quando la figura vestita di bianco arrivò, nessuno volle darle attenzione.

«Tutti pronti, suppongo. Ricapitoliamo quindi...» disse con le solite maniere rigide e impostate guardando le varie borse e gli zaini che c'eravamo portati dietro.

«Altezza.» Indicò Liam dicendolo.

«Serpenti.» Fece lo stesso con Lydia.

E mi resi conto in quell'istante che quello strano elenco delle nostre fobie fosse andato diventando sempre più inquietante.

«E tu. Tu invece di cosa hai paura?» mi chiese facendomi reprimere un brivido.

Mi assicurai che dal mio viso non trapelasse alcun'espressione.

«Niente.» risposi.

Sorrise gentile. Falsamente gentile.

«Se non lo dici tu dovrò essere io a scoprirlo. Vuoi davvero che succeda questo?»

Guardai altrove, come se ci stessi pensando, poi scossi leggermente la testa.

«Niente.»

E lui annuì, nonostante fosse ovvio che non se la fosse bevuta.

«Tu?» chiese a Raff.

E lui fu decisamente più furbo di me.

«Le api. Sono allergico.» mentì. Io riuscii a capirlo solo avendolo visto fin troppe volte ridere delle ragazze scappate dopo averle viste nel cortile della scuola. Impossibile che fossero davvero quelle a spaventarlo. E anche se non fui sicura che ci avesse creduto, il tizio sorrise più sincero.

«Andiamo allora.» disse quasi apatico e composto come sempre.

«Dove esattamente?» domandai.

Lui accennò un altro sorriso. Che la mia domanda lo divertisse?

«Ah... apprezzo che tu abbia chiesto. Ma sei fuori strada.» rispose. E per la prima volta sembrò più sereno rispetto alle altre notti.
Fu quasi... quasi di buon umore. Impossibile, qualcosa non quadrava.

Perplessa guardai gli altri, notando che questo importante dettaglio non fosse sfuggito nemmeno a loro.

«Il tuo interesse è giusto. La tua domanda no.» Ci osservò. O, per meglio dire, osservò la confusione dipinta sui nostri volti.

«È molto semplice in realtà. Il posto in cui andiamo... Non è un posto.>> Continuò.

Mah! Che avesse sniffato troppo legno bruciato nella catapecchia? Spremetti le meningi senza capire cosa potesse voler dire, mentre Lydia decise di farsi avanti.

«Com'è...» Iniziò a chiedere.

«Possibile?» La interruppe il tizio.

«Oh, non lo è.» rispose a sé stesso e alla ragazza con un sorrisetto beffardo ad affiorargli sulle labbra.

«Ora... se volete seguirmi...» disse indicando con un elegante movimento del braccio la vecchia casa diroccata.

Ecco. Sentii lo stomaco rivoltarsi quando elaborai cosa volesse che facessimo.

One Of The Wolves - Un'Anima Al GiornoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon