Allontanò quei pensieri dalla sua testa e rientrò nella sua stanza col morale sotto ai piedi. Vide una cosa nera sulla sua scrivania. Si avvicinò cautamente e la prese in mano. Era una nuova maschera. L'altra era andata distrutta durante il combattimento e quindi il suo maestro gliene aveva data una nuova.
Era simile a quella precedente, ma questa era di gran lunga migliore. Se la mise notando subito con quanta facilità riusciva a respirarci. Aveva una retina nera e spessa sulla parte della bocca che filtrava l'aria e le permetteva sia di nascondere meglio il viso sia di respirare bene. Sulla parte della tempia c'era un pulsante che si attivava solo col tocco della sua proprietaria. Lo schiacciò e il visore integrato nella maschera prese a funzionare. Vedeva tutto quanto velato da una patina rossa. Sulla destra del visore riusciva a leggere tutti i dati su ciò che vedeva, per esempio quando puntava il suo sguardo verso la lavagna riusciva a vedere il paese di provenienza di quell'oggetto e la funzionalità di esso. Molto probabilmente avrebbe funzionato anche con le persone.

Se la tolse e restò un po' di tempo ad ammirarla, poi decise di riporla sulla scrivania e di andare da Electros per sapere se stesse bene.
Bussò alla sua porta. Non le rispose. Provò a farlo più forte. Ancora niente. La aprì con la telecinesi ed entrò velocemente preoccupata per il suo amico.
Lo vide seduto sul letto con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi azzurri spenti.

«Non fare così! Cosa ti succede?» chiese la ragazza scuotendolo.
«Io... non capisco...» rispose lui con voce atona.
«Cosa?»
«Non capisco perché il maestro abbia voluto dirmi le mie origini in una situazione del genere. Perché farmi una cosa così crudele? Perché dirmi in faccia che ha ucciso il mio vero padre?»
«Oh...»
«Non riesco proprio a comprenderlo. Gli sono sempre stato fedele, ho fatto tutto ciò che desiderava ma...»
«Smettila. Il maestro ha avuto le sue ragioni. Lo ha fatto per destabilizzare gli Element, non te»
«Hai ragione... Comunque sia so chi erano i miei genitori...»
«Beato tu che lo hai scoperto. Io avrei voluto saperlo tempo fa... Ma non si può avere tutto, dico bene? Mi accontento di ciò che ho e vivo la mia vita lasciandomi alle spalle il mio passato. Se non lo ricordo c'è un motivo»
«Io a differenza tua ho incominciato a ricordare»
«Come?»
«Sì. Ricordo di mia madre che mi consolava quando facevo degli incubi, di mia sorella maggiore che mi prendeva in giro quando mi mettevo il pigiama al contrario... Ricordo anche il mio rapimento»
«Rapimento...?»
«Sì. Poco dopo la guerra tra la nostra fazione e quella degli eroi è arrivato un furgone nero a casa mia. Io avevo inconsciamente aperto al signore che aveva suonato alla porta credendo che fosse un parente o il postino. Fu l'errore più grande della mia vita. Mi prese, mi sbatté la testa contro la parete e mi buttò nel suo furgone trattandomi come una pezza da piedi... Mi portarono nella Torre, mi ipnotizzarono evitando così di farmi pensare alla mia famiglia e mi crebbero fino ad adesso... DarkMind, quell'uomo è pericolo, ci sta sfruttando, dobbiamo allontanarci da lui»
«Allontanarmi da lui?! Vuoi farmi credere che non sia una persona affidabile?»
«Ti ricordi della tua famiglia?»
«No... Il maestro mi ha detto che ero figlia unica e che i miei genitori sono morti in un incidente auto»
«E sei sicura che sia vero?»

La ragazza digrignò i denti e spinse via il suo compagno. «Non osare mettermi contro il maestro. Ritrova la tua lucidità, Electros o ne parlerò col capo»
«Io ho già trovato la mia lucidità. So cosa è bene e cosa è male. Tu invece non l'hai ancora capito»
«Noi siamo Villain! Non lo ricordi più?!»
«Lo so. E se non volessi più esserlo? E se volessi scappare?»
«Non oseresti»
«Oh sì che lo farei»

Si alzò dal letto prendendo uno zainetto ed infilandoci dei vestiti. Provò a fermarlo, ma lui la mandò a sbattere contro il muro. Subito dopo spalancò gli occhi rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto e andò ad aiutarla, ma lei lo spinse via facendolo sbattere contro la scrivania che si rovesciò.

«Perché...?» disse lei con le lacrime agli occhi. «Perché vuoi abbandonarmi? Cosa ti ho fatto di male?»
«Non sei tu...»
«E allora perché sono io ad andarci di mezzo?»
«Mi dispiace... Non posso continuare a stare in questo posto. Se vuoi rimanere con me allora seguimi»
«Vuoi davvero farmi scegliere tra te e il maestro?!»

Il ragazzo rimase in silenzio a fare il suo zaino. Sapeva che era ingiusto comportarsi così con la sua migliore amica, ma non poteva più stare lì, non dopo che aveva scoperto la vera natura di quel posto e di tutte le persone al suo interno.

«Ti farai ammazzare. Lui ti ucciderà... Nel peggiore dei casi manderà me a farlo. Vuoi davvero questo?»
«No...»
«E allora cosa vuoi?!»
«Voglio andarmene, ma voglio anche restare con te perché sei l'unica persona di cui mi importi veramente!»

Dopo aver detto quella frase arrossì dall'imbarazzo, abbassò lo sguardo e si mise il cappotto evitando di guardarla negli occhi. La ragazza lo fermò per un braccio e rimasero così per un po'. Non sapeva cosa fare. Lui aveva ormai deciso di andarsene e non pensava minimamente di cambiare idea. Doveva fare qualcosa che lasciasse il segno, qualcosa che lo avrebbe obbligato a restare con lei. Allora decise di fare una cosa che le era stata proibita sin da quando era arrivata alla Torre: dimostrare affetto. Lo abbracciò forte andando contro alla regola più grande che le era stata impostata dal suo maestro e le piacque.

La faccia di Electros gli andò totalmente in fiamme. La sua amica stava davvero dimostrando affetto? Cosa le stava accadendo? Chi la stava cambiando? Meglio non farsi tutte queste domande se stava bene così.
Si concentrò su di lei e sul loro abbraccio. La strinse forte a sé mettendo una mano sui suoi morbidi capelli. Abbandonarla così sarebbe stato un atteggiamento da perfetto egoista e anche da cretino. Non voleva ferirla perché non gli aveva mai fatto nulla di male.
Continuò ad accarezzarle i capelli e successivamente le passò un fazzoletto per farle asciugare le lacrime.

«Non mi abbandonare, ti prego...»
Sentì il ragazzo prendere un grosso respiro e lanciare lo zaino sul letto dicendo: «Va bene. Resterò... perché ti voglio bene»

*****

Il Boss dei Villain era dietro la porta di quella stanza e stava ridacchiando soddisfatto. Aveva sentito tutto.
La sua DarkMind era davvero preziosa. Aveva convinto quel ragazzo a rimanere nonostante provasse un odio profondo nei confronti del suo maestro.
Questa piccola ribellione da parte di Electros non faceva parte del suo piano, ma fortunatamente la sua prediletta aveva rimesso tutte le cose al loro posto, o quasi.
Forse era meglio fare una nuova lavata di capo a quel piccolo ribelle, giusto per sicurezza.
Non avrebbe permesso a nessuno di andare contro ai suoi piani un'altra volta.

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