20 - So come finirà

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La caoticità di New York li circondava ed era felice che in quella città nessuno sembrava far caso a nessuno. La gente passava per le strade, immersa nei propri pensieri, con lo sguardo fisso davanti a loro. Ognuno si faceva i fatti propri e nessuno badava alla presenza di quei due Dei, abilmente mescolati con il resto delle persone umane.

Mentre Lilith aveva optato per un abbinamento più casual, indossando dei jeans larghi, una maglietta corta e degli stivaletti, Loki aveva scelto di restare comunque fedele al suo stile. Indossando un completo elegante, che, anche in quell'occasione, lo faceva somigliare molto ad uno di quei broker di Wall Street.

«Ti è piaciuto eh» constatò Lilith, lanciando un'occhiata al suo vassoio vuoto. Il Dio degli Inganni non rispose, spostando lo sguardo da lei, al tavolo e poi alzandosi per imitare ciò che anche altri prima di lui avevano fatto: ripulire il tavolo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quel cibo era stato una delle cose migliori che avesse mai mangiato in vita sua.

Qualche minuto dopo, stavano passeggiando per le affollate vie della città, quando, Lilith, lo trascinò dietro di sé, afferrandolo inaspettatamente per il polso. «Che stai facendo?» le chiese allarmato. Non era nel suo mondo e sapeva di essere esposto agli occhi di tutti, senza alcun incantesimo di protezione, perciò, ogni minimo movimento gli faceva scattare ogni senso sull'attenti.

«Vieni, voglio farti vedere uno dei miei passatempi preferiti da quando ho iniziato a vivere qui sulla Terra» gli disse, lasciandolo ancora più perplesso. Presto si ritrovarono in una vicolo con dei cassonetti e qualche pozzanghera. Sul retro di due edifici, uno residenziale e un cinema.

«Qui proiettano sempre degli scadenti film dell'orrore» lo informò lei. «Film che dovrebbero mettere paura» aggiunse, vedendo la sua espressione confusa. Loki annuì, ma ancora non capiva il perché si trovassero in quel posto umido. La risposta alla sua domanda arrivò pochi secondi dopo, quando, Lilith, lo afferrò nuovamente per il polso e lo trascinò dietro una rientranza, formata dalla porta di servizio, nel muro dell'edificio residenziale.

«La smetti di strattonarmi? Questo vestito è fatto di pregiate stoffe asgardiane» parlò, passandosi una mano sulla manica e sistemandosela, così da evitare che si formassero delle pieghe.

«Snob» commentò lei a bassa voce, mentre alzava gli occhi al cielo e poi riportava la sua attenzione su quei due uomini, che erano appena usciti dal retro di quel cinema. Loki sentì il loro discorso riguardo la stupidità dei film che erano obbligati a proiettare in quel teatro. Si stavano lamentando del loro lavoro e delle persone -da loro definite: "totalmente ignoranti"- che andavano a vedere quelle pellicole.

«Trovo assurdo che vengano prodotti ancora questi film, non fanno paura a nessuno e sono assolutamente surreali» disse uno dei due.

«È ovvio che quei mostri non esistano» aggiunse l'altro, con sufficienza.

Lilith sorrise divertita, lanciando uno sguardo a Loki e dicendogli di non distogliere mai l'attenzione dai due. La donna alzò una mano, muovendo le dita dal basso verso l'alto. Proprio accanto all'uomo che aveva affermato l'impossibilità dell'esistenza del sovrannaturale, apparve una figura.

Essa sembrava composta da fitta nebbia, non avendo una forma definita, ma assomigliando alla perfetta descrizione di un fantasma. Il volto dell'altro uomo, che si era già potuto accorgere della presenza di quell'entità, sbiancò. Gli occhi spalancati e la bocca schiusa, pronta per dire qualcosa, che però non vide mai la luce. Ebbe la forza di alzare un braccio, per indicare all'amico quella presenza accanto a lui.

Quando anche l'altro si accorse del fantasma, ci fu un momento di assoluto silenzio, che venne rotto, prima da Lilith, quando pronunciò a bassa voce quella parola: "Boo". E poi da quel fantasma, che aprì la bocca e lanciò un verso stridulo, spaventoso.

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