7 - Un solo vincitore

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Galassia, Asgard.

«Sei stato tu, Loki. Ad attirarmi qui, a far rivivere la magia che mi era stata tolta» Lilith concluse così quel discorso, alzandosi finalmente in piedi.

Erano passati ben più di cinque minuti dal momento in cui aveva iniziato a parlare, spiegandogli a grandi linee e con l'aggiunta di qualche menzogna, quella che era stata la sua vita e il perché si fosse diretta ad Asgard.

Loki, seduto sul bordo di quel grosso e alto letto, aveva ascoltato attentamente ogni parola. E venire a conoscenza di quella che era la sua storia, non lo aveva rassicurato poi molto ad averla lì con lui.

Lilith proveniva da una mitologia completamente diversa dalla sua, da un mondo oscuro e lontano. Ma era stata ben attenta a non raccontargli tutta la verità su di lei. La Dea dell'Oscurità aveva rivelato solo ciò che le conveniva, per far sì che Loki si convincesse che non fosse un pericolo per la sua copertura.

Aveva detto che si trovava confinata sulla terra perché il Re degli Inferi la temeva per i suoi enormi poteri. Quindi aveva preferito tradirla e allontanarla, privandola della sua magia e rendendola una semplice umana.

Ma Loki non era una persona che donava la propria fiducia con facilità, anzi, a dire il vero non l'aveva mai regalata a nessuno. Perciò, scelse semplicemente di fingere di credere alle sue parole, ripromettendosi di cercare qualsiasi possibile informazione su di lei.

Nel frattempo, si malediva per essere stato lui la causa della rinascita di quella donna.
Ma come avrebbe potuto saperlo?
Come avrebbe potuto prevedere che la sua magia sarebbe stata in grado di risvegliare una una Dea confinata?

«Che poi non mi si venga a dire che non faccio buone azioni» commentò con tono sarcastico, continuando a rimuginare sul da farsi. Avrebbe potuto sbatterla nelle prigioni e si sarebbe tolto il problema dai piedi una volta per tutte.

Però, come già Lilith gli aveva fatto notare, non avrebbe potuto spiegare la sua presenza lì. Insomma, nessuno l'aveva vista entrare in quella città o in quel palazzo, nemmeno lui. Il popolo si sarebbe chiesto da dove fosse sbucata e soprattutto chi fosse quella donna misteriosa.

E non era il momento adatto per destare ulteriori sospetti. Ma doveva comunque prendere una decisione e anche velocemente.

«Vediamo se ho capito bene, tu mi stai chiedendo ospitalità nel frattempo che il tuo corpo possa riprendere il pieno possesso dei suoi poteri» Loki ricapitolò ciò che lei gli aveva domandato. «E poi abbandoneresti Asgard, per andare a vendicarti di lui, senza mai più farti rivedere?» concluse il suo discorso con quell'interrogativo.

«Esattamente» confermò lei, schioccando le dita e ritornando a indossare quegli abiti asgardiani. Il Dio degli Inganni non aveva ancora proferito parola riguardo quel compromesso, ma lei sembrava già essere pronta a ritornare tra le vie della città.

A Loki non piaceva per niente l'idea di farla restare ad Asgard e nemmeno quella di scendere a compromessi con qualcuno che si era introdotto nelle sue stanze con l'intenzione di ucciderlo. Ma dopo aver rimuginato a fondo sulla questione, era arrivato alla conclusione che quella donna gli sarebbe potuta tornale utile.

Dopotutto era pur sempre una Dea, in possesso di straordinarie abilità e averla dalla sua parte avrebbe potuto giovare alla sua causa. Quindi decise di accettare la sua richiesta, muovendosi però con cautela.

«Ci sono delle regole da seguire qui, nella mia città» la informò. Il Dio degli Inganni aveva intenzione di fingere -che poi era una delle cose che meglio gli riusciva.- Di farle credere che che le avrebbe dato un aiuto. Quando in realtà le sue intenzioni erano quelle di scoprire quanto più possibile sul suo passato, ritorcerglielo contro e poi utilizzare quella magia a suo vantaggio.

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