5 - Trova l'intruso

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Galassia, Asgard.

Una voce, ormai fin troppo famigliare e fastidiosa, lo stava chiamando.
La sentiva come un suono ovattato, lontano.
E voleva aprire gli occhi, ma percepiva le palpebre così... pesanti.

«Cosa gli hai fatto?» sentì quelle parole, che Kåre rivolse a qualcun altro. La curiosità di sapere chi fosse presente insieme a lui, in quel momento stava iniziando a sovrastare la stanchezza.

«Non gli ho fatto niente. Sono arrivata qui ieri notte e l'ho trovato che dormiva sul pavimento» rispose, permettendogli di capire chi fosse. «Ho pensato che avesse esagerato con i festeggiamenti. Quindi ho chiamato Kaja e mi sono fatta aiutare a metterlo nel letto» concluse.

Fu a quel punto che Loki decise di darsi uno schiaffo mentale e riprendersi. Aprì gli occhi, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo volto la faccia preoccupata di Kåre e quella divertita di Hege.

Si tirò velocemente a sedere, guardandosi attorno e notando come quel movimento veloce gli avesse provocato un leggero giramento di testa.

Quando si rese conto di essere nella sua stanza, tirò come un sospiro di sollievo, per poi aggrottare le sopracciglia e rivolgere uno sguardo severo verso il suo consigliere. «Vorresti spiegarmi perché mi stavate fissando dormire?» gli domandò, con tono infastidito.

Kåre lo guardò sbigottito per qualche secondo, cercando di capire se dicesse sul serio o stesse cercando solo di prendersi gioco di lui. Ma quando notò che l'espressione sul volto di Loki non accennava a cambiare, capì che qualcosa di sospetto doveva essere successo.

«Signore, ha dormito per due giorni interi» gli rivelò. Il Dio degli Inganni sgranò gli occhi, aprendo di poco la bocca. «Non si ricorda cos'è successo?» cercò di indagare Kåre, volendo subito fare chiarezza su quell'evento.

Loki aggrottò le sopracciglia, cercando di capire come fosse stato possibile che avesse dormito per tutto quel tempo. Ripercorse ogni momento dei giorni precedenti nella sua mente.

Ricordava di aver cacciato Hege dal suo letto, di essere andato allo spettacolo e soprattutto ricordava quella voce. Quelle parole ipnotiche che si erano impossessate delle sue azioni.

Però, il tutto era come appannato, non riusciva a farsi tornare in mente ogni azione che aveva fatto dopo aver sentito quella voce. Sapeva di essere scappato in camera, ma poi aveva come un vuoto di memoria.

L'ultima immagine che riusciva a vedere era lui, poggiato al muro della sua stanza, che lasciava i suoi occhi chiudersi.

Si chiese cos'avesse fatto prima di cadere addormentato.
Poteva aver messo a repentaglio la sua copertura?
O poteva aver commesso qualche sbaglio che gli sarebbe costato tutto il duro lavoro fatto fino a quel momento?

Erano domande alle quali andava trovata, al più presto possibile, una risposta.

«Hege, fuori di qui!» ordinò alla donna, indicando la grossa porta oro.

«Ma... è sera ormai e io pensavo che avremmo potuto» Loki la interruppe bruscamente, mettendole una mano davanti alla faccia e guardandola in modo severo.

«Ho detto fuori, adesso!» ripetè a denti stretti. Hege fece come le era stato ordinato, roteando gli occhi al cielo, prima di dirigersi verso la porta e uscire da quella stanza padronale.

Kåre stava fremendo, impaziente di indagare su tutta la situazione, ma allo stesso tempo spaventato da ciò che ne sarebbe scaturito. «Signore, mi dice cosa sta succedendo?» gli chiese, incrociando le braccia al petto e facendo tintinnare quei due avambracci in argento che facevano parte della sua veste.

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