12 - Chi ci fermerà?

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Lilith lo guardò con circospezione, non capendo il perché in quel momento volesse darle un aiuto per alzarsi e non fidandosi pienamente di quella strana bontà. Studiò i suoi lineamenti, cercando di trovare una risposta ai suoi dubbi all'interno di quegli occhi glaciali. Ma poi alla fine decise di tirarsi in piedi da sola, ignorando il braccio teso verso di lei.

Loki alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e ricominciando a camminare su per le scale. Arrestò il suo passo solo davanti alle porte chiuse di quella stanza segreta, attendendo che lei lo raggiungesse.

«Wow, cos'è tutta quest'improvvisa galanteria?» gli domandò con tono divertito, una volta dopo averlo affiancato.

«Nessuna galanteria, voglio solo assicurarmi che tu esca da qui assieme a me» spiegò, invitandola a sorpassarlo. Lilith gli passò davanti, salendo anche quell'ultimo gradino che li separava dal rifare il loro ingresso nel palazzo.

Si voltò nuovamente verso di lui, con un'espressione divertita. «Sai che, non ascoltando ciò che avevo da dire, mi hai appena dato una scusa per poter tornare qui e tormentarti ancora?» gli fece notare.

«Non ti serve una scusa per venire qui» replicò, portando per un secondo lo sguardo oltre le spalle di quella donna. «E non ti servirà più fare fatica per trovare modi per intrufolarti nel mio palazzo» continuò.

Lilith si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia, non comprendendo il senso di quella frase. Ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci, perché in un attimo le mani di Loki le si poggiarono sulle spalle e le porte dietro di lei si spalancarono improvvisamente, rivelando Kåre, con al seguito due guardie.

Loki le diede una spinta, facendola ricadere tra le braccia di quei soldati sotto il suo controllo mentale. La Dea dell'Oscurità si ritrovò presto intrappolata, tenuta per le braccia da quei due energumeni, mentre Kåre accorreva a metterle quelle spesse manette di ferro ai polsi, impedendole qualsiasi mossa, qualsiasi incantesimo.

Alzò la testa, spostandosi alcuni capelli che le erano ricaduti sul volto e puntò i suoi occhi scuri in quelli di Loki. Il Dio se ne stava davanti a lei, con un sorriso soddisfatto a illuminargli il volto.

«Bella mossa» commentò Lilith. «Davvero una bella mossa. Peccato che tu l'abbia fatta nel momento più sbagliato di tutti» aggiunse, il tono calmo e l'espressione rilassata. Come se non l'avessero appena messa in catene. «Lui troverà presto il modo di arrivare qui e tu non hai idea di cos'è capace. Senza il mio aiuto condannerai Asgard e anche te stesso» lo avvertì.

Lilith non stava nemmeno cercando di dimenarsi per liberarsi dalle salde strette dei soldati. Loki si sarebbe aspettato tutt'altra reazione da lei. Credeva che avrebbe lottato, provato a usare i suoi poteri e invece niente. Si era fatta prendere senza muovere un dito e ora se ne stava lì, a farfugliare quelle cose come se fossero due amici che discutevano di affari.

Ma il Dio degli Inganni non aveva tempo di stare ad analizzare quelle parole. Voleva godersi la sua piccola vittoria. «Vai avanti, continua a sottovalutarmi» le rispose per tanto, facendo poi aleggiare una mano e dando il segnale ai soldati di portarla via.

Lilith scosse la testa e sorrise, mentre veniva strattonata lungo quel corridoio asettico.
E mentre Loki era intento a godersi la vista di lei che veniva finalmente imprigionata, la Dea dell'Oscurità sapeva che ben presto lui sarebbe tornato da lei.

‎४ ‎४ ‎४

I giorni passavano in quella città sospesa nella galassia e la vita a palazzo sembrava scorrere normalmente. Nessun intruso si era più aggirato per quelle sale e nessun pericolo sembrava minacciare gli abitanti.

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