11 - Inganni e Sotterfugi

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La distanza tra i loro corpi in quel momento era quasi nulla. Lilith poteva sentire chiaramente il caldo respiro di Loki mescolarsi al suo. Perciò decise che ormai avrebbe dovuto compiere la prossima mossa.

La Dea dell'Oscurità aveva scelto di giocare il suo mazzo di carte più sicuro. Di ripetere la partita che anni e anni prima aveva già vinto con Mephisto.

Perciò, in una frazione di secondo, le loro posizioni si scambiarono. Loki si trovava spalle al trono quando la gamba di Lilith si insinuò dietro la sua caviglia, agganciandola e facendogli perdere l'equilibrio. Cadde con il sedere su quel seggio, ritrovandosi a fissarla dal basso.

Ora era lui quello con un malizioso sorriso che gli increspava le labbra sottili, mentre Lilith si lasciava ricadere su di lui. Posizionata a cavalcioni sulle sue gambe, il Dio si rendeva conto solo in quel momento del fatto che indossasse vesti diverse dalle quali era solito vederla aggirarsi per la sua città.

Un lungo abito, in stoffa sempre bordeaux, con un profondo scollo a V, formato dalle spalline spesse e due vertiginosi spacchi sulla gonna, che le permettevano di starsene comodamente seduta su di lui.

Mentre osservava il suo corpo, la lingua inumidì involontariamente il labbro inferiore e quella vocina nel suo cervello, che gli urlava di non abbassare mai la guardia, iniziò ad affievolirsi.

«Peccato che tu non sia in vena di cedere ai miei giochetti» disse lei, piegandosi leggermente su di lui e offrendogli una visuale ancora migliore del suo seno quasi scoperto.

«Un vero peccato» aggiunse, sussurrandoglielo all'orecchio e sfiorandogli il lobo con le sue labbra morbide. Ormai poteva chiaramente percepire l'erezione di Loki crescere e premere contro il suo interno coscia. Ma soprattutto, poteva percepire le sue difese abbassarsi e il suo vantaggio prendere sempre più piede.

«So chi sei veramente, Lilith. Non ho creduto nemmeno per un attimo alla storiella in cui ti dipingevi come una povera martire» il Dio degli Inganni si aggrappò a quell'ultimo briciolo di buon senso che era rimasto dentro di lui, pronunciando quelle parole ed evitando di cedere.

«Tutti credono di sapere chi sono. Ogni mio nemico pensa di aver trovato la risposta a questo dilemma» la sua voce era stranamente musicale. «Ma la verità è... che non esiste una risposta» confessò, sfiorando le sue labbra con quelle di Loki.

Lui non capì bene ciò che stava accadendo. Ancora una volta si era lasciato rapire da quella voce ipnotica, senza nemmeno rendersene conto.

Quindi, in quel momento, il suo cervello era stato ormai scollegato e non riusciva a pensare ad altro, se non a quanto quella donna fosse sexy e all'eccitazione che stava provando nell'averla sopra di lui in quella posizione.

Lilith era riuscita nel suo intento.
E la conferma definitiva le arrivò quando la mano di Loki si posizionò dietro la sua nuca, afferrandole in capelli e attirandola a sé con forza.

Le loro labbra si scontrarono e presto anche le loro lingue si incontrarono.

La Dea dell'Oscurità ormai aveva imparato a conoscere gli uomini e sapeva che tutti avevano una cosa in comune, di qualsiasi genere fossero, da qualsiasi mondo provenissero: la debolezza della carne.

E Loki, per quanto fosse scaltro e furbo, non era riuscito a resisterle.
Per anni e anni non aveva mai ceduto alle avance di Hege, non si era mai fatto ingannare da lei. Ma Lilith era completamente diversa.

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