Nuove emozioni

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"Mary, figlia mia, sei fidanzata, lo capisci?" chiese mio padre scandendo bene le parole.
"Padre, è da un'ora che ne discutiamo e non siamo ancora giunti ad una comprensione!" ribattei.
"Che comprensione vorresti avere da parte mia?"
Davvero non capivo il problema di tutto! Gli avevo semplicemente annunciato che dopo cena, come la scorsa sera, mi sarei assentata per trascorrere del tempo con i fratelli che avevo conosciuto da poco. Ovviamente la risposta è risultata negativa, perchè ero fidanzata. Ma davvero nessuno riusciva a capire che non poteva sempre esserci qualcosa di romantico fra un uomo ed una donna? Io nemmeno lo sopportavo Leonard! L'unico motivo per cui accettavo continuamente le sue stupide richieste era per provargli che non ero come lui si immaginava, tutto qui! Non stavo tradendo William e pensavo che nemmeno lo avrei fatto! E poi, parlandoci chiaramente, non pensavo che William avrebbe trascorso tutta la mia assenza astenendosi dal conoscere qualche nuova ragazza. Poteva addirittura innamorarsene e sposarla, ma non per questo io ne sarei stata molto contenta. Era semplicemente un esempio per far comprendere quanto scandaloso fosse per una donna 'frequentare' un uomo da fidanzata, nonostante lei non provasse assolutamente niente... o quasi. Mi accorsi, nelle ore a seguire, che Leonard era riuscito a farmi provare un'emozione che non avevo mai provato prima a causa del mio modo di vivere: l'adrenalina. L'eccitazione di fare cose totalmente nuove e senza un senso apparente, dopotutto niente di ciò che veniva fatto da lui aveva davvero senso. Non avevo nemmeno mai visto mio padre senza indumenti addosso, figuriamoci un totale sconosciuto! Pensare che avevo provato e fatto più cose in due giorni navigando su un macchinario in mezzo al vasto oceano che in 18 anni di vita!
Era incomprensibilmente irritante, non facevo altro che pensarlo, o meglio, pensare ai suoi modi di porsi, davvero impercettibili per me. Perché Alex era risultato così educato e rispettoso a differenza di Leonard? Perché tutto il mio tempo veniva sprecato a pensare delle vite altrui? La risposta era così facile: la mia vita non era abbastanza movimentata da aver qualcosa di così interessante da raccontare.
Tuttavia, la tentazione di chiedere a mio padre se potevamo cenare con la loro famiglia per poter conoscerli meglio, e magari anche cambiarne giudizio al riguardo, si faceva sempre più costante. Ma non trovavo il coraggio, lui appariva così turbato da tutta la questione che decisi di lasciar perdere. Un modo lo avrei trovato sicuramente. Solo che ultimamente, la voglia di fare cose nuove si era completamente impossessata di me. Era un desiderio ardente, non sarei riuscita a sbarazzarmene da un giorno all'altro. Provavo una sorta di vuoto interno, il quale, però, mi portò alla realizzazione. Sentivo la mancanza di qualcosa, forse qualcuno, ero comunque certa che questo qualcuno non rappresentasse in nessuno modo William. E doleva molto ammetterlo, ma era la verità. Un bel viaggio e un po' di lontananza da ciò che era la mia vita quotidiana mi avrebbe aiutata.
"Mary, potresti cortesemente rispondere?" mi richiamò mia madre, distogliendomi dai miei pensieri. Non mi ero accorta di star guardando intensamente la parete e la mia confusione non trovò molta difficoltà nel mostrarsi.
"Sì." risposi.
" 'Sì' che cosa?" chiese mia madre più turbata di prima.
"Va bene ciò che avete detto." mi arresi, nonostante non avessi ben chiaro ciò di cui stavano discutendo.
"Quindi li inviterai a cena?"
"Che cosa?" domandai confusa.
"Mary, un giorno di questi ci farai impazzire!" disse impazientemente mia madre, alzando anche un po' la voce.
"Ti abbiamo detto che puoi invitare la famiglia Clearson per cena." ripetè ciò che io non avevo sentito.
Io annuii più incerta che confusa e per scampare alla situazione me ne andai con la scusa del dover portare la notizia ai diretti interessati.
Come avevo fatto a non sentire nemmeno una parola di ciò che avevano detto, che cosa mi stava succedendo?
Chiusi la porta della suite e mi ci appoggiai con le spalle. Ebbi la sfortuna di incontrare John Jacob e Madeleine Astor, i quali, purtroppo, si fermarono a conversare.
"Sta bene, Miss Livingston?" mi chiese la premurosa Madeleine, accarezzandomi la spalla. Ora si trovava in dolce attesa.
Io finsi che andasse tutto bene e gli Astor mi invitarono a fare una passeggiata assieme a loro. Jacob Astor, si diceva fosse il passeggero più ricco a viaggiare sul Titanic. Non potevo assolutamente rifiutare tale richiesta, la mia reputazione si sarebbe rovinata in un decimo di secondo!
La coppia sembrava molto contenta di aspettare un figlio, e naturalmente speravano fosse un maschio. Mi riferirono che se tale fosse stato, lo avrebbero chiamato John Jacob Astor IV, seguendo la tradizione. Ciò non mi sorprese particolarmente, era quasi una regola nelle famiglie più nobili. Durante la passeggiata non parlai molto, e i due sposi la presero come educazione; ovviamente stavo riflettendo sulla decisione dei miei genitori. Così ardua e così strana.
"Ha conosciuto qualcuno, dolce Mary?" mi chiese Jacob.
"Ho fatto alcune conoscenze, sì." risposi "Ma incontrare voi è stato un onore. Vi ringrazio immensamente per l'invito, spero che ce ne saranno di nuovi a seguire."
I due mi sorrisero: "Certamente. Potete contare sulla nostra amicizia. A proposito... mandi i nostri più cari saluti alla sua famiglia, anche se sono sicuro che avremo modo di vederci."
Io mi mostrai d'accordo e ci salutammo.
"Vi auguro una buona giornata." dissi educatamente prima di prendere la direzione opposta. Trovandoci sul ponte A, perciò il ponte all'aperto di tutto, dove naturalmente si potevano osservare i pannelli della nave, dovetti rientrare per raggiungere il ponte B, dove erano situate le cabine della maggior parte dei passeggeri di prima classe, tra cui anche i ricercati Clearson. Per un momento pensavo di perdermi, questa nave somigliava ad un tunnel, un tunnel bellissimo e lussuoso, però l'ambiente era così vasto che anche il più astuto degli uomini sarebbe riuscito a perdersi. Ritrovai l'uscita con un po' di intuito, il quale, modestamente parlando, non era del tutto assente.
Il problema, però, dove stava? Il problema stava nel trovare la cabina dei fratelli, e non essendoci mai stata, non avevo idea di quale fosse. Fui costretta a recarmi alla recemption, la quale si trovava al centro della nave, perciò sul ponte D. Avrei potuto aspettare che destino ci riunisse, ma pensai che fosse meglio semplicemente chiedere. Riuscii finalmente a raggiungere il ponte C, dove mi fermai, ma per mia volontà. Questo particolare piano era conosciuto per essere la casa degli uffici dei commissari di bordo, dove per mia sorpresa trovai Thomas Andrews, il costruttore navale di questi bellissimi piani.
"Mr Andrews!" richiamai la sua attenzione. Lui si girò e mi porse la mano, che strinsi molto volentieri.
"Io e la mia famiglia abbiamo già avuto l'onore di fare la sua conoscenza, ma lasci che le porga i miei complimenti, quelli che non sono riuscita a porgerle ieri." spiegai. Il signore sorrise e attese che continuassi. "Beh, questa nave è davvero ben costruita! I miei più sinceri complimenti, Mr Andrews, spero di poter godere di altre vostre costruzioni in futuro e, ovviamente, anche della sua compagnia. Questa nave è una meraviglia."
"Lei è una meraviglia Mary. La ringrazio infinitamente. Mi dilungherei, ma ho alcuni impieghi da sbrigare. Spero davvero che questa nave sia di suo gradimento, è sempre piacevole sapere che tale lavoro abbia appagato in questo modo i suoi passeggeri."
Io annuii e sorrisi comprensiva, ma questo momento venne interrotto da qualcuno, il quale s'intromise maleducatamente in una discussione così bella. Non si può che far riferimento a Leonard Clearson.
I due parlarono per qualche minuto e il signor Andrews ci chiese se ci conoscessimo, giustamente la risposta fu positiva.
"Fate davvero una bella coppia, congratulazioni ragazzi!" esclamò, io e Leonard ci guardammo allibiti, ma lui ci salutò frettolosamente. La porta dinnanzi a noi venne subito chiusa e l'imbarazzo s'impossessò di tutti, o meglio, di tutta la nave probabilmente.
"È inutile che io lo dica, però sono già fidanzata." gli ricordai.
"Come dimenticarselo," rispose "il famoso William!"
Lo guardai storta e dimenticai ciò che avevo da dire.
Fece per parlare, ma il suo sguardo si posò su un'affascinante ragazza, probabilmente di seconda classe. Che maleducato. Si soffermava ad osservare le fanciulle mentre stava avendo una conversazione con un'altra, o quasi. Per peggiorare la situazione, dovette senza alcun dubbio mettere in mostra le sue abilità di corteggiamento: si avvicinò a lei e le mostrò chiaramente le sue intenzioni.
Me ne sarei andata, ma avevo un invito da porgere, ed era passata un'ora dal momento in cui mi ero assentata, e da tutti i corridoi, ponti, saloni passati, per giungere a vedere questo.
I minuti ci mettevano troppo a trascorrere e persi la pazienza. Li raggiunsi a mia volta cercando di strappare Leonard dalla povera ragazza.
"Non è per niente rispettoso da parte sua assentarsi così in mia presenza." lo 'rimproverai'.
"Rieccoci." disse "Lei che mi dice quanto è offesa dai miei comportamenti e io che le dico che mi è indifferente."
Questo ragazzo non riusciva davvero a non urtare il mio sistema nervoso. "Leonard, mettiamo bene in chiaro le cose: io non la cerco perché voglio passare del tempo con lei, ma perché mi hanno chiesto di farlo. Sono qui per invitare la sua famiglia a prendere parte alla cena di questa sera assieme alla mia."
"Io sono escluso?" chiese divertito riferendosi al fatto che avevo accennato la sua famiglia, come se lui non ne facesse parte, era stato tutto intenzionato, ovviamente.
"No, lei purtroppo non lo è." risposi più seria che mai.
"Ci saremo." mi informò, accettando il mio invito. Tirai un sospiro di sollievo, questa avventura era finalmente finita. Lui mi prese il mento, lo sollevò e parlò: "Spero mi riserverà un posto accanto al suo questa sera."
Queste parole provocarono in me qualcosa di indecifrabile, il mio stomaco era quasi dolorante, come se fosse stato riempito di piccole farfalle le quali ali battevano insistentemente. Queste parole indicavano il suo desiderio di parlarmi, o magari infastidirmi. E se questo modo di infastidirci fosse solamente una scusa per trascorrere del tempo assieme? Perché sentivo le farfalle nello stomaco ogni volta che avevo un incontro ravvicinato con lui?

SPAZIO AUTRICE
Ciao!! Sono sempre io :)
Dato che non so se i miei lettori (❤️) conoscono, o sono interessati a conoscere la "planimetria" del Titanic, ho pensato fosse meglio aggiungere una foto, per far capire al meglio il percorso intrapreso da Mary per arrivare da Leonard. Potrete capirmi se non conosco tutti gli interni della nave, in quanto penso che nemmeno gli stessi passeggeri li conoscessero. Però provo a fare del mio meglio.

 Però provo a fare del mio meglio

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RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ