Disciplina Londinese

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"Mary, ritengo che questo abito ti doni più di quell'altro." suggerì mia madre riferendosi a ciò che avrei indossato all'incontro di questa sera. Si sarebbe tenuto nella residenza dei Crowell, i genitori di una mia cara amica. Non ero molto contraria ad andarci, in fondo mi piaceva, la famiglia di Rosie era davvero deliziosa. Dovevo ammettere, però, che ora che il mio fidanzamento era stato annunciato, non ci trovavo più l'entusiasmo di  prima. Si sa, a questo tipo di incontro ci si va solamente per trovare un buon candidato. Ci sarebbe dovuto essere anche William, il mio fidanzato. Lo apprezzavo molto, era un uomo per bene, potevo dire di essere innamorata.
I miei genitori non aspettavano altro che il momento della nostra unione ed io, in quanto figlia femmina, avrei dovuto accontentarli; fargli sapere che la loro adorata figlia non aveva intenzione e desiderio di sposarsi nonostante la stima che provasse nei confronti del suo sposo li avrebbe delusi molto, io non volevo deluderli. Potevano contare solamente su di me. Mio fratello John era già sposato e sua moglie Elsie aspettava un figlio. Questa notizia aveva accontentato tutti, ma rimase in primo piano solamente per qualche settimana, in quanto dopo si concentrarono su di me. La notizia del mio fidanzamento con William, il primogenito della famiglia Bursley, aveva fatto parlare della nostra famiglia parecchio. Pensare che era da due anni che mi facevano pressioni perché a 16 anni non mi ero ancora sposata... Attendere li ha accontentati. Chi l'avrebbe mai detto?
Mia sorella Anne aveva appena compiuto 10 anni e i miei genitori non facevo altro che riprenderla per i suoi modi di fare 'poco femminili' e 'intollerabili in una bambina con il suo cognome'.
"Non lo so. Mi piace più l'altro se devo essere sincera." risposi a mia madre riferendomi a ciò che mi aveva detto qualche attimo prima.
"Non essere sciocca Mary. Lo sappiamo tutti che a William piace il colore azzurro. Provalo, perlomeno." disse mentre cercava di portare almeno sette abiti nell'altra stanza.
Le diedi retta, non ero volenterosa di sentirla lamentarsi perché secondo il suo parere non apprezzavo i suoi consigli.
Lo indossai, era molto carino. In fin dei conti dovevo solamente andare nella casa di Rosie, un vestito troppo vistoso mi avrebbe mostrata vanitosa. La vanità era un concetto alquanto ambiguo: si pretendeva che una donna non fosse vanitosa e poi alla prima occasione che si presentava le madri non aspettavano altro che mettere in mostra le qualità delle splendide figlie che avevano cresciuto.
"Vedi! Dovresti ascoltarmi qualche volta. Stai d'incanto."
"Ti ringrazio, madre." la ringraziai osservandola dal riflesso dello specchio.
"Io non ci vengo a quella stupida festa!" protestò Anne buttandosi sulla poltrona verde posta alla destra del mio specchio, dopo che nostra madre aveva tentato in tutti i modi di farle provare un abito rosa.
"Anne Livingston!" la riprese per la terza volta quella mattina "Prima di tutto non è una festa, le feste le fanno i poveri. Seconda cosa, non devi permetterti di utilizzare quel tono e di avere quei modi maleducati. Non è questo che ti è stato insegnato."
Mia sorella abbassò lo sguardo e mia madre si girò verso di me con sguardo implorante.
"Anne, la mamma ha ragione. Ti divertirai, ci sarà anche la sorella di Rosie. La casa è davvero grande, potrai godere della compagnia di tantissime bambine, e sono tutte bellissime!"
Lei alzò di nuovo lo sguardo, mi osservò per un po' e poi diede un'occhiata anche al vestito che nostra madre reggeva in mano.
Accettò la proposta e la domestica la aiutò ad indossarlo. Nel frattempo sentii mio padre salire la grande scalinata e giungere al piano di sopra. Mi affrettai ad andare da lui.
"Padre, è per caso giunta qualche lettera? Ho invitato William a pranzo ma non sono sicura che verrà. Mi sembra alquanto strano tutto ciò."
"Stai tranquilla mia cara Mary, la lettera di William è giunta. Dice che ci sarà senz'altro e ti manda un caro saluto." Io sorrisi timidamente e gli liberai la strada.
Mio padre entrò nella sua stanza assieme a mia madre e chiuse la porta. La porta, di giorno, era regola della nostra casa, non l'avrebbe dovuta chiudere nessuno, e vedere che proprio lui l'aveva fatto mi lasciò sorpresa. Mi assicurai che nessuno fosse nei corridoi e mi avvicinai alla porta.
"Ci sono stati alcuni problemi in America" disse a mia madre "Penso che dovremmo partire."
"Che tipo di problemi?" chiese mia madre.
"Non saprei dirti mia cara, mi hanno detto che riguarda la miniera di carbone e necessitano della presenza dell'intera famiglia."
Problemi con la miniera?
"E per quando è prevista la partenza?"
"Oggi mentre tornavo a casa ho avuto modo di vedere che ci sono molte navi disponibili in questo periodo."
Si sedette accanto a mia madre e dal rumore capii che le stava porgendo un volantino: "Guarda: si chiama Titanic. È la nave più lussuosa della White Star Line e la dicono inaffondabile!"
"È fantastico Patrick!"
"Lo è, ma i problemi che dobbiamo affrontare in America non penso lo saranno. Ma comunque ce ne occuperemo una volta arrivati. La partenza è prevista per il 10 Aprile e l'arrivo per il 17."
Io corrugai la fronte, solamente che dovetti allontanarmi subito dato che mio padre si stava avviando ad aprire la porta.
Una volta aperta, con fare indifferente gli lanciai uno sguardo e lui ricambiò. Non era educato chiudersi in camera così.

RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora