Entrambi

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"I miei genitori fortunatamente non sono ancora arrivati." informai Leonard che era allo stipite della porta in quel momento.
"Pensi che tarderanno?"
"Non saprei, quando sono circondati da persone così tanto doviziose perdono la cognizione del tempo."
Lui ridacchiò, ma comunque non perse i tratti distintivi del suo carattere: riusciva ad essere divertente e serio allo stesso momento, e nemmeno l'azione dell'alcol riusciva a cambiare l'effetto che aveva su di me, il suo aspetto rimaneva tale ugualmente. Aveva degli occhi così scuri che erano difficili da penetrare, ma quando ci riuscivi potevi percepire anche un mondo intero. Non volevo comunque illudermi, aveva bevuto tanto - anche se meno di me - e questo sicuramente influiva sul suo agire, era per questo che lo trovavo gradevole.
"Penso che dovrei andare..." disse vedendo che io avevo tirato fuori dalla cabina armadio gli abiti puliti e profumati da mettermi dopo essermi fatta il bagno. Antonia aveva gentilmente accettato di prepararmelo nel mentre che io salutavo Leonard, o almeno ci provavo e non ci riuscivo.
"Tranquillo, non c'è fretta. I miei non torneranno prima delle 18." accennai dando un'occhiata all'orologio.
"Sarebbe un invito a restare?" chiese con occhi maliziosi, rivolgendo lo sguardo alla vasca da bagno.
"Assolutamente no. Non penso lei sia a corto di donne, comunque." risposi alzando le sopracciglia al cielo.
"Lei ha ragione, tuttavia non potrei mai declinare un suo invito."
"Apprezzo la sua volontà di starsene qui, ma non siamo arrivati a questo livello di confidenza."
Lui scosse la testa e si morse il labbro inferiore, per poi guardarmi di nuovo.
"Con ciò intente che, se avessimo un rapporto migliore e più confidenza, sarebbe disposta a tenermi qui?"
Le sue domande erano sempre fuori luogo, ma ero di buonumore grazie allo champagne, per questo gli risposi lo stesso.
"Lei deve sempre complicarsi la vita? Anche da ubriaco?"
"Non sono ubriaco Mary, so reggere l'alcol, diciamo che sono più di buonumore. Comunque, era una semplice domanda e la sua esitazione basta per comprendere la risposta."
Mi fermai a guardarlo, doveva sempre mettermi in imbarazzo. Sbuffai e continuai a sistemare i vestiti sparsi per la cabina e le varie tazze di tè che Antonia non era riuscita a portare via.
"La sua schiava Antonia non fa niente?" chiese d'un tratto ridendo.
Io lo guardai malissimo, non poteva dire cosa peggiore.
"Da dove potrei iniziare..." dissi "Come prima cosa Antonia non è una schiava ma una domestica, come seconda cosa ha molto lavoro da fare perciò se non è riuscita a portare via due tazzine non significa che non faccia niente."
Le sue domande erano quasi sempre maleducate. Fortunatamente Antonia era già andata via.
"Si calmi, stavo scherzando. Dobbiamo lavorare sulla sua percezione di ironia, mi permetta."
Forse aveva ragione.
"Ha intenzione di starsene tutto il pomeriggio sulla porta o pensa di entrare e accomodarsi?"
Era come se si fosse svegliato dopo aver udito le mie parole, infatti con azioni scattanti chiuse la porta alle sue spalle e si sdraiò beatamente sul divano, rivolto verso il caminetto acceso, incrociando le gambe.
"Abbiamo percezioni diverse anche al riguardo dell'accomodarsi." gli feci notare.
"Fa freschino oggi." disse d'un tratto, evitando il mio commento.
"Con tutto quello che abbiamo bevuto pensavo avesse caldo." dissi ridendo.
Nel frattempo iniziai a raccogliere alcuni abiti appoggiati allo schienale del divano in cui Leonard era coricato. Lui mi prese per il polso e mi invitò a sdraiarmi accanto a lui.
"Mi dispiace ma devo proprio rifiutare."
Declinai la sua proposta con un rossore in viso da far paura.
Lui si alzò e senza che io me ne accorgessi mi prese in braccio, per poi portarmi sul divano con lui.
"Forza, si calmi un po' signorina." mi incoraggiò. Mi sistemò anche l'abito, la cui gonna si era alzata leggermente.
Lo guardai storta per la trentesima volta in quella giornata, che cosa pensava di fare su un divano con una sconosciuta?
Quel giorno si trovava così a suo agio che addirittura posizionò il suo braccio dietro al mio collo, con la sua mano che ricadeva sulla mia spalla, che di tanto in tanto accarezzava tramite i polpastrelli.
"Non doveva farsi il bagno?" chiese in tono dolce. Con me l'aveva utilizzato raramente.
"Lei non me lo permette, non so se ha notato..."
Leonard non rispose più, semplicemente si mise ad osservare ogni mio lineamento e a spostare le dita all'altezza del collo.
Il mio cuore iniziò a battere ininterrottamente e velocemente, anche il respiro si fece corto.
Lui sembrava più tranquillo di quanto non lo fosse mai stato.
Lentamente si avvicinò a me e portò la sua mano sul mio viso. Mi accarezzò le labbra per qualche secondo e poi mi guardò negli occhi. Io non fui in grado di pronunciare parola, era come se mi avesse ipnotizzata.
Purtroppo però, questo momento "magico" s'interruppe, in quanto lui si allontanò e tornò ad essere quello di sempre. Mi sembrava strano infatti, che oggi fosse così.
Ancora scossa mi allontani e ripresi la mia attività.
"Penso che sia ora di andarmene, questa volta veramente." disse alzandosi dal divano.
"Sì, lo penso anch'io." risposi velocemente.
"La saluto, allora."
Lo accompagnai alla porta.
"Sì," risposi " la saluto anch'io."
"Bene."
"Bene. Arrivederci." dissi frettolosa per poi spingerlo fuori dalla porta della cabina e chiuderla.
Ora sì che avevo davvero bisogno di un bagno.

RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareحيث تعيش القصص. اكتشف الآن