Capitolo 10

140 12 44
                                    



Kyle


Cado a terra per la fatica e ansimo. Prendo lunghissimi respiri per far entrare quanta più aria possibile nei polmoni.

«Tsk, Tsk.» mi canzona Ilaria, poco più avanti a me. «Sei proprio una lumaca! Farti battere poi dalla tua cuginetta...» Mi colpisce la testa con uno scappellotto. «Non ti vergogni di farti sconfiggere in una maniera tanto vergognosa da una donna?»

Ma chi si crede di essere questa truffatrice?

Rialzo la testa. «Non mi vergogno affatto se la mia cuginetta comincia a correre all'improvviso e io ho uno zaino pieno in spalla e un borsone zeppo di roba tra le mani!» Sbuffo e mi metto seduto. «In una gara leale ti batterei anche bendato!»

Gli occhi di Ilaria cominciano a riempirsi di lacrime. «Stavo solo scherzando... tu ce l'hai con me!» Mi dà le spalle e singhiozza.

Oh Dio... Mi libero dei miei pesi e mi avvicino a lei. Le sfioro le spalle. «Scusami, non volevo of—»

Con un balzo in avanti si allontana, si volta e mi mostra la lingua. «Mmmm! Che ingenuo che sei! Basta davvero così poco a fregarti?» Si rimette a correre.

«Brutta str—!» La seguo lungo una collinetta ripida e la raggiungo in cima.

Mi fa un cenno secco col palmo della mano. «Fermati!»

Nonostante tutto, decido di darle retta.

Si slaccia i sandali. «Da qui in poi sei in territorio sacro. Togliti le tue scarpe, proseguiamo a piedi nudi.» La sua voce non ha nulla dei toni giocosi di poco fa.

Ecco che si tornano a dire, e ora anche a fare, cose New Age. Riuscirò a restare serio tutto il tempo? Non contraddiciamola, almeno per adesso.

Faccio come dice e mi metto al suo fianco.

«A mio padre non piacciono le parole straniere, a meno che non appartengano alla tradizione della nostra gente. Pertanto, se non ti dispiace, continueremo a chiamarti Carlo.»

Trattengo una risata. «Fate pure, tanto non credo farebbe differenza se mi dispiacesse.»

Lei mi fissa e nei suoi occhi compare di nuovo quella strana venatura gialla. «Hai ragione, non cambierebbe nulla.»

Sbatto gli occhi come avevo fatto a Vieste ma questa volta quello strano colore non va via.

Oh cazzo!

«Adesso basta chiacchiere, mio padre ti aspetta. Parla soltanto quando ti viene chiesto di farlo e andrà tutto bene.» S'incammina a passo lento.

Un brivido di freddo mi attraversa la schiena ma il contatto con la terra e le foglie che solleticano i miei piedi, mi è di conforto. La seguo.

Giungiamo in una radura dall'aspetto familiare: soffice manto erboso verde, un laghetto dalle acque cristalline e un gigantesco quanto vecchio albero alle sue spalle.

Spalanco la bocca e mi fermo. È lo stesso identico posto del sogno!

Ilaria si volta. «Coraggio, ancora pochi passi e saprai ogni cosa.»

Avanzo, i miei piedi si muovono incerti anche se costanti.

Una sagoma appare da dietro il tronco e avanza a petto nudo verso di noi. È un uomo nerboruto e peloso, i capelli castano scuri ormai ingrigiti accompagnano una folta barba del medesimo colore e non troppo curata. I suoi occhi hanno la medesima singolare venatura gialla presente negli occhi di Ilaria.

Faida AncestraleWhere stories live. Discover now