Hege si era sempre aggirata per i corridoi del castello, nonostante fosse solo una semplice popolana. Aveva il dono di riuscire ad ammaliare tutti con i suoi occhioni azzurri da cerbiatta e quel volto dai lineamenti tondi.

Le bastava scuotere un po' i capelli e sbattere le lunghe ciglia, per far cadere qualche povero sprovveduto ai suoi piedi. Loki ricordava bene di come suo fratello, quando entrambi erano solo dei bambini, si fosse preso una bella cotta per lei.

Hege, però, non era quel tipo di ragazza di cui ti potevi fidare. Era molto volubile e non le interessavano i sentimenti altrui, lei voleva solo divertirsi e appagarsi con il primo malcapitato che cadeva nella sua trappola.

Loki, sin da quando ne aveva memoria, ricordava di come avesse sempre provato a farlo cadere ai suoi piedi, esattamente come tutti gli altri uomini del regno. Ma lui non era come gli altri, nemmeno un po', e infatti non era mai rimasto ammaliato dalla sua bellezza o dai suoi modi di fare espansivi.

Però, quando quel piano di salire al trono di Asgard aveva iniziato a formarsi nella sua mente, aveva pensato che una donna con un carattere e delle abilità del genere sarebbe potuta tornargli più che utile.

Perciò aveva deciso di farle credere, anche se solo per un momento, di essere riuscita a conquistarlo. Aveva deciso di giocare, usando le sue stesse mosse contro di lei. E quando era arrivato il momento giusto, quando il coltello dalla parte del manico lo impugnava lui, aveva deciso di rivelarle il suo piano.

E davanti alla richiesta di stargli accanto e alla promessa di portarla al potere con sé, Hege non aveva potuto far altro che accettare.

Ovviamente, tutte le parole dolci o le promesse che le aveva riservato erano false. Loki non provava nulla per lei e di certo non avrebbe mai condiviso quel tanto agognato trono con nessuno.

«Sei sempre così rigido, con tutte le tue regole» Hege si inginocchiò sul materasso duro, avvicinandosi ulteriormente al corpo del Dio. «Che fine aveva fatto tutta questa autorità quando, qualche ora fa, gemevi sotto di me?» gli domandò retoricamente, facendo scorrere le dita sulla sua coscia, coperta da quei pantaloni neri e di pelle.

«Credi ancora di poter condurre il gioco, che ragazzina illusa» Loki le afferrò il mento con la mano destra, portando i loro visi a pochi centimetri di distanza. «Non sono ingenuo come mio fratello e neanche cieco come le guardie del palazzo, con le quali sei solita fare scappatelle» incatenò gli occhi ai suoi, notando come le pupille le si stessero dilatando rapidamente.

Lei, a differenza sua, era attratta da lui e anche parecchio. Amava i suoi modi di fare rudi e il suo tono minaccioso. Quel suo carattere freddo l'attirava come mai nessun altro aveva saputo fare.

Sapeva di non poterlo avere nel modo in cui avrebbe voluto, sapeva di non poterlo far diventare il suo cagnolino personale, con il quale intrattenersi quando era annoiata. Proprio per questo lo desiderava sempre di più.

Quel poco di corda che le lasciava, permettendole di prendere qualche decisione a palazzo, e il fantastico sesso che facevano, le bastava per farla divertire e tenerla a bada. Dopotutto aveva già tanti altri uomini con i quali poter giocare come meglio preferiva.

«Non puoi abbindolare il Dio degli Inganni, anche se mi è piaciuto fartelo credere» ormai le sottili labbra di Loki stavano sfiorando quelle carnose e definite di Hege. «E adesso, scendi dal mio letto e vai fuori dalla mia stanza» le ordinò, aumentando la presa sul suo mento e poi lasciandola di scatto.

La donna sorrise, alzando poi gli occhi al cielo. Si tirò in piedi velocemente, recuperando i suoi vestiti dal pavimento, ma non indossandoli. «Ci vediamo stanotte, Signore» rimarcò quell'ultima parola, lanciandogli uno sguardo ammiccante, prima di uscire definitivamente dalla camera.

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