Così simili

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"Volevo comunicarle che sua zia Liador è deceduta questa notte"

Annabel, che fino a quel momento non aveva prestato molta attenzione alle parole del preside, presa dal discorso intrattenuto con Silente poco prima, si fermò di colpo.

Il suo mondo smise di girare, restando fermo immobile, mentre apprendeva che per la millesima volta, un suo parente stretto era venuto a mancare.

Ormai quella notizia, che qualcuno vicino a lei era deceduto, superava di gran lunga tutte le volte che nella sua vita le avevano detto "ti voglio bene".

Guardò attentamente quegli occhi neri e freddi, che la scrutavano dall'altra parte della scrivania.
Vide una punta di paura e angoscia in quegli occhi, che mai in 7 anni di scuola, aveva visto sorridere gioiosi.

Annui leggermente, mentre nella sua testa continuava a ripetersi quelle parole.

Aveva rifiutato il suo aiuto, non aveva mai considerato sua zia come una famiglia, e dentro di se le attribuiva la colpa della sua tragica infanzia.
Ma sapere che era morta, che non avrebbe più rivisto quegli occhi chiari che tanto le ricordavano sua madre, la rattristava.
Perchè, per quanto le notizie cattive, arrivassero ad Annabel con una costanza disarmante, non ci si sarebbe mai abituata.

Abituarsi alla morte non sarebbe mai stato possibile, nemmeno per lei che la morte continuava a vedersela passare davanti agli occhi.

"Come" chiese semplicemente, dopo interminabili minuti di silenzio, che Piton passò a scrutarla ammutolito, come se scrutasse ogni sua mossa, o come se anche lui non sapesse cosa dire.

"Mangiamorte. Hanno attaccato casa di tua zia stanotte, e lei e suo marito sono deceduti"
"Mangiamorte? Che volevano da lei?" Chiese con la voce fin troppo calma, come se ormai, vedersi distruggere la famiglia dai mangiamorte, non fosse più una sorpresa.

"Non lo so. Probabilmente cercavano qualcosa, o qualcuno..." la voce bassa e cupa di Piton, tradiva una nota di paura.

Cercava di mantenere la calma, di mostrarsi freddo e pacato come sempre, ma per quanto ci provasse, quella volta non ci stava riuscendo.
Sapeva benissimo perché i suoi compagni fossero andati in quella casa. Sapeva benissimo, cosa e chi stavano cercando per ordine del Signore Oscuro. E sapeva ancora meglio che quel qualcosa lo aveva proprio lui, chiuso in un cassetto della sua scrivania, e che quel qualcuno era seduta di fronte a lui.

Per la millesima volta nella sua vita, stava rischiando il tutto per tutto. Stava continuando a tenere segreta la profezia al Signore Oscuro, e con lei anche Annabel.
Ma sapeva che era questione di tempo, prima o poi Voldemort avrebbe scoperto tutto in altri modi. L'unica cosa che sperava, era che anche questa volta interpretasse male la profezia.

"C'è altro?" Chiese in un bisbiglio la ragazza abbassando lo sguardo. Con la testa che le faceva più male di prima e la consapevolezza che qualsiasi cosa fosse successa, era causa sua.
Perchè ormai non aveva più il timore di distruggere le persone vicino a lei, ormai quel timore era diventato una certezza, e la spaventava. Salazar, se la spaventava. Ne era terrorizzata, e ormai non aveva più le forze, ne la voglia di combattere, per una vita che in ogni occasione, cercava di farla fuori.

"No. Può andare"

Vide la ragazza alzarsi e uscire dalla porta. Il suo corpo esile sembrava tremare ad ogni respiro e l'angoscia e la tristezza che si portava dietro da una vita, sembrava gravargli sulle spalle, come un macigno pronto a schiacciarla.
Per quanto avrebbe ancora resistito?

Appena la porta si chiuse, si voltò verso il quadro di Silente, che lo guardava silenzioso. Se stava in silenzio, quasi sentiva la mente dipinta, del grande mago, elaborare piani immensi, e sperava che anche questa volta avesse un piano ingegnoso.

Finchè ne vale la pena|| Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora