Capitolo 13 |La storia delle nostre origini| parte 1

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Dieci minuti.
Dieci dannatissimi minuti buttati al vento per trovare quella stramaledetta sala ovest.
In quel corridoio le porte sembravano essere tutte uguali, senza alcun segno o peculiarità che le distinguesse tra di loro.
Una lunga fila di ampie porte in mogano con il medesimo motivo e nessuna targa.
Fortunatamente dopo aver aperto la maggior parte delle porte lì presenti, rivelando lugubri ripostigli impolverati e sgabuzzini custodenti smodate cataste di vecchi libri ingialliti, il tutto ovviamente accompagnato dalle mie scabrose imprecazioni, trovai la così tanto agognata sala ovest.
Mi trovai di fronte un'imponente porta, più larga e lunga delle altre, con splendide maniglie in ottone. Mi diede quasi l'idea di essere l'entrata di un castello antico.
Riuscii ad identificare la stanza principalmente grazie alla stretta targa vicino la porta.
"Sala ovest: Addestramento capacità  NC".
<NC?> sussurrai dubbiosa.
Nonostante non fossi propriamente sicura che si trattasse della sala giusta entrai comunque, sperando che chiunque mi stesse aspettando non mi freddasse a causa del mio leggero ritardo.
Quando le mie dita si posarono sul freddo materiale della maniglia e aprii la porta, facendo anche fatica a causa del peso considerevole, davanti a me vidi una sala delle stesse dimensioni di quella precedente ma di un colore diverso.
Era interamente bianca.
Grazie alla luce del sole che entrava dalle consuetudinarie vetrate, il posto ai miei occhi assunse un'aurea quasi paradisiaca.
Ai lati si erigevano massicce colonne corinzie e oltre esse si trovavano lunghe librerie a muro che continuavano per tutto il perimetro della sala.
Le copertine dei libri erano l'unica fonte di colore presente nella stanza, come una macchia di tempere vivaci al centro di una tela immacolata.
Il bello venne quando alzai lo sguardo.
I miei occhi vennero rapiti dalla visione di una bellissima cupola sontuosamente affrescata.
La raffigurazione rappresentava una scena apocalittica, il cielo era ricoperto da cupe nubi e lampi abbaglianti.
Al centro vi era una figura femminile dai lunghi capelli biondi e sul capo portava un diadema di quelli che sembravano essere diamanti e rose candide.
Il volto bagnato dalle lacrime venne dipinto proprio nel momento dell'urlo, un'espressione di puro dolore, un dolore che riesce ad arrivarti dritto alle ossa, capace di provocarti una sensazione di supplizio, quasi come se il suo dolore si riflettesse su di te.
Un fulmine le attraversava lo stomaco, portandola ad assumere una posizione contorta, visibilmente stremata dal dolore immane.
Le mani erano intrise di sangue denso, un sangue rosso scarlatto, che andava a sporcarle il lungo abito originariamente color glicine.
Notai una scintilla di rabbia nei suoi occhi, che per quanto fosse fioca, racchiudeva dentro di essa un sentimento di puro odio.
Quello sguardo di dolore misto astio era rivolto alla figura posizionata poco più sopra di lei.
Una figura maschile dal fisico statuario e possente.
Era coperto da un mantello dorato, mentre nella mano destra impugnava saldamente uno scettro del medesimo colore.
Il suo corpo era avvolto da scariche elettriche che gli donavano un'aurea luminescente.
Tra quest'ultime notai quella che trafisse il corpo esile della giovane donna.
Il volto barbuto dell'uomo era ricoperto dai lunghi capelli ondulati, mentre la sua espressione rimase orribilmente impassibile di fronte alla sofferenza della sua vittima.
In lontananza scorsi numerose figure che assistevano a quel macabro avvenimento.
I loro volti erano pervasi dalla disperazione, alcuni piangevano violentemente mentre altri si portarono le mani in viso dallo sgomento, quasi a staccarsi la pelle dalla faccia.
Chiunque avesse realizzare quel dipinto era riuscito a racchiudere in esso un sentimento di puro turbamento emotivo che arrivava dritto allo stato d'animo di chi lo osservava.
<Un capolavoro, vero?>.
Sussultai sorpresa e solo dopo mi accorsi dell'anziana figura che sostava accanto a me.
I capelli bianco perla gli illuminavano il volto segnato dalle rughe.
Mi rivolse un'espressione dolce, al pari di quella che rivolgerebbe un nonno a sua nipote.
<Scusa, non volevo spaventarti! Tu devi essere Soleil, giusto?> chiese gentile.
Quella domanda oramai era diventata di routine da quando ero in quella scuola.
<Si, sono io. Presumo che lei sia il Professore Alastair?> .
<Solo Alas> disse <Hai avuto difficoltà a trovare la sala?> continuò lui.
<Diciamo che non è proprio semplice orientarsi qui> risposi.
Alla mia constatazione si fece scappare una risata
<Hai proprio ragione cara>.
Lo osservai incamminarsi senza una direzione ben precisa, poggiandosi al suo bastone dal pomello argentato.
<Scusi, cosa significa NC?> si girò a guardarmi, rivolgendomi un'espressione confusa.
<È scritto sulla targa dell porta, "Addestramento capacità  NC"> alla mia spiegazione parve capire.
<Ah si! NC sta per "Non Comuni">
<"Non comuni"?> chiesi allibita.
Mi sta forse dicendo che esiste il "comune" e il "non comune" in quella che già di suo è pura anormalità? Siamo seri?
D'un tratto il Professore Alas scoppiò a ridere di gusto
<È un controsenso pazzesco non trovi?> disse continuando a ridere.
Capii all'istante il motivo di tutta quella ilarità.
<È un telepatico> la mia non uscì fuori come una domanda, ne ero ben sicura che lo fosse, ormai ero diventata un'esperta a riconoscerli.
<Esattamente> disse lui cessando la sua risata.
Rimasi a fissarlo in silenzio per un attimo, mentre la mia mente iniziò a rimuginare su un paio di cose che non mi erano ancora ben chiare.
<Quando lei parla di capacità "Non comuni", si riferisce a quelli come me?..> continuai <A noi ibridi?>.
Si girò a guardarmi per poi annuire silenziosamente.
<Voi ibridi siete speciali, possedete dentro di voi un potere enorme. Un potere che se non si riesce a controllare potrebbe provocare gravi danni>.
<Rassicurante> dissi aspramente ironica.
<Ti sei mai chiesta da dove vengano i tuoi potere? O quali fossero le tue origini?> continuò <Tua nonna Eloisa non ha avuto nemmeno la decenza di raccontartelo?> chiese con asprezza.
A sentire quel nome uscire dalle sue labbra mi sorpresi.
Pensare a lei mi fece venire il voltastomaco.
Effettivamente ora che avevo l'occasione di rifletterci, da bambina le chiedevo spesso da dove provenissero i miei poteri o se c'era qualcun altro come me.
Non mi diede mai una risposta concreta, mi tenne sempre all'oscuro di tutto.
Diceva che lo faceva per il mio bene, che conoscere la verità non mi avrebbe aiutato.
Col tempo iniziai a pensare che avesse ragione, così archiviai le mie domande e i mie dubbi in un angolo remoto della mia mente, rinchiudendomi io stessa in una bolla di vetro.
<La conosceva?> chiesi.
<Si. Conoscevo anche tua madre. Le ho insegnato quando aveva più o meno la tua età> gli spuntò un tenero sorriso sulle labbra <Era la migliore del corso. Eccelleva in tutte le materie teoriche e aveva un'eccellente padronanza del suo potere>.
Sentii una piccola parte del mio cuore rompersi.
Quanto avrei voluto conoscerla. Vedere il suo volto con i miei occhi. Posizionarmi di fronte lo specchio e trovare più somiglianze possibili con lei. Ascoltare il suono della sua voce. Chiederle se fosse fiera di me nonostante la mia vita fosse un fallimento senza fine.
Il professore Alas si incamminò nella mia direzione posizionandosi proprio di fronte a me. Nonostante la schiena leggermente ricurva a causa della sua anziana età mi superava comunque di un bel po' di centimetri.
<Hai lo sguardo di tua madre>.
Sorrisi lievemente a quell'affermazione.
Sapere che qualcuno rivedesse un minimo di lei in me mi riempiva di gioia.
<E il sorriso di tuo padre> concluse sorridendo a sua volta.
Altra fitta al cuore.
<Conosceva anche lui?> chiesi speranzosa.
<Oh certamente! Elijah Romanov è stato la causa delle mie quasi dimissioni volontarie. Quel ragazzo era una peste con i fiocchi! Ho perso il conto di tutte le volte che ha dato fuoco alle mie amatissime giacche, o ha allagato diverse aule della scuola con i suoi poteri. Per non parlare di tutte le volte che sgattaiolava via dalle lezioni per andare a spiare tua madre in biblioteca> raccontò ridendo.
Il pensiero di mio padre nascosto furtivamente dietro gli scaffali per guardare mia madre, probabilmente assorta dalla lettura di qualche libro, fece nascere l'ennesimo sorriso spontaneo sul mio volto.
Ma la mia mente si soffermò su un particolare a me ancora sconosciuto
<Ha detto Elijah Romanov?>.
<Si. È il cognome di tuo padre> continuò <Non conoscevi neanche il suo cognome?> chiese quasi sconvolto.
Il mio silenzio gli bastò come risposta. Lo vidi assorto nei suoi pensieri.
<Professore?> al mio richiamo rivolse nuovamente la sua attenzione su di me.
<So che dovrebbe di regola dovremmo fare lezione o addestramento, ma avrei una richiesta davvero importante da farle> mi osservò in silenzio, esortandomi con un cenno del capo a finire di parlare <Vorrei che mi raccontasse la storia delle nostre origini. La verità sui miei poteri e tutto ciò che non mi è mai stato raccontato fino ad oggi. Tutto quello che mi spetta di sapere per diritto> il mio tono uscì determinato e deciso.
<Sono stanca di non sapere> conclusi affranta.
Mi guardò per qualche secondo che tuttavia a me parvero essere interminabili ore.
<Vieni, sediamoci. Non sarà un racconto breve> disse.
Mi scortò fino a un tavolo in marmo lì vicino, facendomi sedere proprio di fronte a lui.
<Vedi l'affresco?> rivolse il suo sguardo verso di esso <Penserai si tratti di un semplice dipinto nato dal frutto dell'immaginazione. Ma non è così. È una scena accaduta realmente>.
Alternai il mio sguardo tra lui e l'affresco, ascoltando attentamente in modo da non tralasciare alcun particolare.
<Quella al centro, la donna trafitta dal fulmine, è la dea Mysteria>.
Ricordai all'istante quel nome, già anticipatomi ieri da Xavier quando gli chiesi chi fosse la donna della statua situata al centro del labirinto.
<L'uomo davanti a lei è Zeus, il re dell'Olimpo, nonché suo padre. Gli uomini che vedi in fondo invece sono i nostri avi> rivolse lo sguardo verso di me <Hai studiato la mitologia greca Soleil? Se si, saprai che sull'Olimpo, la vetta divina, dimoravano dodici dei: Zeus, re degli dei e dio del cielo, Era, regina degli dei e dea del matrimonio, Afrodite, la dea della bellezza, Apollo, il dio del sole, Ares, il dio della guerra, Artemide, la dea della caccia, Atena, la dea della saggezza, Dioniso, dio del vino, Demetra, la dea dell'agricoltura, Efesto, il dio del fuoco, Hermes, messaggero degli dei e dio del commercio e Poseidone, dio del mare. Perlomeno si è sempre pensato che fossero dodici ma in realtà non è così. Zeus ebbe un'altra figlia con Era, Mysteria. La dea del potere arcano, soprannominata dea Basium. Lei era diversa dagli altri dei dell'Olimpo. Crescendo Zeus si rese conto che dentro di lei risiedeva un potere immane, un potere senza forma e mai visto prima di allora. Sconosciuto persino al padre degli dei. Più lei cresceva più quel potere misterioso cresceva insieme a lei, diventando sempre più ingestibile. Un solo passo falso e avrebbe potuto distruggere tutto con il solo battito delle ciglia. Così suo padre, spaventato da quelle capacità ignote, la segregò in una zona dell'Olimpo, vietando a chiunque di poterla vedere o anche solo di accostarsi lì vicino. Ad una persona sola era permesso farle visita, sua madre Era.
Fu proprio grazie all'aiuto di quest'ultima che ogni tanto riusciva ad evadere dall'Olimpo, concedendole un minimo di libertà.
Durante queste fughe si recava spesso sulla terra, ad osservare i mortali. Li trovava affascinanti, e invidiava in maniera smisurata la loro libertà.
Dopo un po' di tempo conobbe un uomo, Proteo, e se ne innamorò perdutamente. Lo incontrava di nascosto, tendo segreto questo suo sentimento persino alla madre, cui era solita raccontare tutto.
Ci fu un bacio tra di loro, ma non fu un semplice e comune bacio. Dopo di esso qualcosa cambiò in Proteo. Iniziò a manifestare strani poteri, riusciva a leggere nella mente, acquisì un'intelligenza fuori dal normale e una forza sovrumana. Era in grado di mutare la sua forma o addirittura di teletrasportarsi in altri luoghi e non solo. Il tutto scaturito dal solo bacio di Mysteria. Proteo non era più un semplice umano, era diventato a tutti gli effetti un semidio. Fu da quel giorno che le cose cambiarono in maniera drastica> si fermò per una breve pausa per poi riprendendo quasi subito il suo racconto.
<Mysteria prese consapevolezza del suo potere e delle sue capacità. Iniziò a visitare la terra più spesso e con un semplice bacio sulla guancia era in grado di donare poteri a molte persone. Per questo venne nominata come dea "Basium", la dea del bacio. Tuttavia quest'ultime a differenza di Proteo ne possedevano soltanto uno. Proteo fu il primo ibrido della nostra storia. L'obbiettivo di Mysteria era quello di creare un nuovo regno, sottomettendo l'Olimpo e la terra. Un regno dove non esistevano più esseri umani, ma solo dei e semidei. Ma da come potrai ben capire, il suo sogno non fu mai realizzato. Zeus iniziò ad insospettirsi, sentiva che stava accadendo qualcosa di strano. Un giorno si recò nelle sue stanze trovandole vuote. Infuriato come non mai chiese spiegazioni ad Era, che spaventata dalla terrificante rabbia del marito gli rivelò delle visite sulla terra della figlia. Ma Mysteria fu ben più furba di lui. Infatti quando Zeus venne a conoscenza del suo vero scopo lei era già scappata dall'Olimpo. Ormai però sapeva che sulla terra non era più al sicuro così decise di creare una dimensione parallela dove lei e i suoi sudditi sarebbero stati al sicuro. La cosiddetta dimensione bianca. Ci fu un periodo di serenità, il numero dei suoi sudditi aumentava notevolmente ed era sempre più vicina al suo obbiettivo. Governava la dimensione Bianca affiancata da Proteo, insieme ebbero anche una figlia, Basilea. Mysteria era amata e venerata da tutti. Non era solo una sovrana ma un vero è proprio punto di riferimento. Purtroppo quella fu solo la quiete prima della tempesta...>.
Ascoltai attentamente ogni parola che usciva dalla sua bocca con occhi sgranati, presa più che mai da quella storia così surreale.
<Zeus venne a conoscenza dell'esistenza della dimensioni bianca. Quando la trovò la distrusse, uccidendo chiunque gli si ponesse davanti. Non importava che fosse un uomo, una donna o un bambino. Non faceva distinzione. Neanche per sua figlia. Sangue del suo sangue> volse uno sguardo malinconico verso l'affresco <Mysteria sfidò Zeus in uno scontro. Se lei avesse vinto, sarebbe diventata regina dell'Olimpo e sovrana della terra. Ma Zeus fu più meschino e la ingannò. Anziché accettare la sconfitta subita la tradì, colpendola violentemente mentre era distratta. Era seriamente spaventato dal suo potere e credeva che bastasse ucciderla per sbarazzarsene una volta per tutte. Ma anche lì si sbagliava...>

Continua

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora