XVI

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☞︎︎𝒌𝒖𝒓𝒐𝒐'𝒔 𝒑𝒐𝒗
"Kuroo?"
"Hey Kuroo svegliati."
Ripeteva e ripeteva Bokuto.
"Mh?" mugugnai dopo svariati secondi, sollevando il capo.
Percepii i raggi mattutini sfiorarmi le palpebre, invadere i miei occhi una volta aperti; era nuovamente giorno.
"Che ore sono?" chiesi assai preoccupato, non potei fare a meno di svegliarmi di soprassalto.
"Calmati, a Kenma non è successo niente mentre dormivi. È mezzogiorno." chiarí, scorgendomi agitato.

"Mezzogiorno?"
Koutarou annuì.
"Vieni di qua, ti devo parlare." alzandosi dal letto, cominciò a dirigersi verso la sala da pranzo. Lasciando che mi svegliassi, mi diede qualche secondo per raggiungerlo e svegliare un po' la mia mente assonnata; con fare concentrato, difatti sedeva sul divano, controllando il cellulare.
"Che succede, Bokuto?" chiesi, sedendomi di fiaco a lui. Concludendo le ultime cose, esitó per qualche attimo.

"Ho parlato con la polizia Kuroo." confuso, lo osservai, facendogli cenno di continuare "Grazie al telefono di Kenma sono riusciti a risalire a chi ha mandato il messaggio." sospirando, fece una breve pausa "È stato il tuo ex ragazzo a mandarlo, Kuroo."

Immediatamente il mio torace venne invaso da una terribile sensazione; il senso di colpa bruciava, ardeva, tappezzava l'intera parete del mio stomaco facendolo contorcere su sé stesso; osservai il ragazzo, le iridi riflesso del mio cuore in frantumi. Avrei dovuto aspettarmelo.
Titubante, notai che egli non avesse ancora concluso il proprio discorso.
"Continua, Bokuto."

"Lo hanno interrogato poche ore fa e lui ha subito confessato il tutto senza farsi troppi problemi. È stato lui ad aggredire Kenma e, visto che lo ha mandato in coma, è già stato arrestato." concluse lui.
Semplicemente, non risposi, non sapevo cosa dire.
Avrei semplicemente dovuto prevederlo; è sempre stato un soggetto violento, sia con me, sia con tutti coloro a cui tenevo di più.
Ma adesso era troppo tardi. Kenma era in ospedale, Akaashi insonne pur di stare con lui, e Bokuto medesimamente per permettermi di riposare.
"Quindi, l'hanno già arrestato?" chiesi conferma poco dopo.

Bokuto annuì.

"E questo vuol dire che io non posso fare più niente, non è così? Dovrei solo aspettare che Kenma si risvegli?" estenuato portai le mani sul volto, starmene a far la polvere non avrebbe che incrementato il mio senso di impotenza.
"Suppongo di sì, Kuroo. Anch'io vorrei poter far qualcosa, credimi, ma sicuramente Kenma non vorrebbe questo." rispose, poggiando una mano sulla mia spalla.
Tentando di usare il poco buon senso a me rimasto, compresi che Bokuto, oltre ad essere desideroso di potermi aiutare, avesse tremendamente ragione. Kenma non l'avrebbe voluto non l'avrebbe mao permesso.
In cerca di conforto, lo abbracciai.
Il silenzio, di conseguenza, venne rotto solo qualche secondo dopo.

"Io vado in ospedale, così che tu e Akaashi possiate riposare un po'." deciso, mi alzai.
"Sicuro? Se senti il bisogno di dormire un altro po', fa' pure, Kuroo." chiarí immediatamente e, sgranchendosi un po', seguí la mia azione.
"Sta tranquillo, Bokuto. Avete già fatto abbastanza." sorrisi ancor prima che il ragazzo potesse provare a controbattere "Davvero, grazie." insistetti infine; Bokuto sorrise sinceramente.
Una volta arrivato all'ospedale, mi ritrovai costretto a riferire lo stesso consiglio ad Akaashi. Inutile dire che inizialmente si prese la briga di non essere d'accordo, di voler continuare ad aiutare, ma infine lo convinsi. D'altronde anch'egli sentiva il bisogno di distaccarsi un po'.
La giornata la trascorsi nella camera di Kenma; percorsi i suoi tratti, lasciai scorrere le mie iridi sul suo volto dormiente mentre le ore si susseguirono veloci. Così i giorni; le settimane. Mi crogiolavo nella speranza che si sarebbe risvegliato.

Purtroppo, così non fu: Kenma continuava a restare in coma, perciò mi ritrovai costretto a tornare a casa.
Tuttavia, non potei mai chiamarla tale; essa era troppo vuota senza di lui, non mi sentivo minimamente al sicuro.
E così, nelle prime settimane persi la motivazione e la voglia di fare qualunque cosa. Akaashi e Bokuto se ne accorsero, e da bravi amici quali sono, non esitarono a propormi un nuovo progetto ogni qualvolta potessero; partite di pallavolo, allenamenti, acconsentii sebbene non ne avessi la benché minima voglia.
I guorni si susseguirono, ancora e ancora. Tramutarono in mesi: Kenma non accennava a nessun segno di vita. Le ferite sul suo corpo erano ormai scomparse del tutto, ad eccezione di quelle più profonde, che avevano lasciato piccole cicatrici.
Ogni qualvolta mi ritrovassi nella stanza assieme a lui gli parlavo, nella speranza che potesse ascoltare.

Diedi gli esami, non potei fare peggio di così, ed avrei dovuto aspettarmelo. Li avrei ripetuti non appena mi sarei sentito meglio. D'altronde erano trascorsi due mesi, oramai stavo perdendo del tutto le speranze. Bokuto ed Akaashi non sapevano più che fare, se non cercare di distrarmi da quella tragedia.
Nonostante ciò, l'unica cosa che riuscirono a fare, fu farmi riprendere a frequentare la pallavolo. La voglia e la concentrazione erano sotto i piedi.

 ❝𝗳𝗼𝗿𝗲𝗯𝗼𝗱𝗶𝗻𝗴❞ 𝗄𝗎𝗋𝗈𝗄𝖾𝗇Where stories live. Discover now