10.Interrogatorio

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Dopo aver rifatto accuratamente il letto indossava la sua divisa da penitenziario composta da una maglia azzurra e da dei pantaloni grigi e subito dopo si metteva in fila insieme agli altri detenuti veniva scortato dalle guardie fino alla mensa per consumare il primo di tre pasti.

Finita la colazione a ogni prigioniero veniva dato uno straccio con dell'acqua calda per pulirsi la propria cella e, a chi aveva fatto richiesta, venivano recapitati un massimo di cinque libri dalla biblioteca.

Il Villain, che amava molto leggere, aveva divorato quasi tutti quelli che erano all'interno della struttura e avrebbe pagato oro per poterne averne qualcuno che non fosse di una edizione risalente al secolo prima.

A differenza sua, i suoi compagni spesso li maltrattavano, piegavano le pagine e ne strappavano alcune, segnandole col sangue o con la polvere.

"Animali" era il termine adatto per definirli ed era quello che utilizzava il prigioniero ogni volta che li incrociava.

In quel luogo un suo sguardo aveva il potere di far abbassare la cresta a chiunque, persino a persone più massicce di lui, e tutto ciò lo doveva alla reputazione che si era fatto fuori da quell'orrendo inferno e al suo carattere duro e forte che sua figlia aveva ereditato da lui.

Avendo preso da lui anche i suoi poteri aveva tentato di plasmarla in modo tale che seguisse perfettamente le sue orme e si unisse al Boss dei Villain un giorno, ma sua figlia aveva anche il carattere testardo della madre e ciò l'aveva portata a contrastare le sue decisioni una volta diventata abbastanza grande da poter alzare la voce contro di lui.

Chiunque avrebbe avuto il terrore di rivolgergli anche solo uno sguardo, mentre sua figlia si permetteva persino di urlargli contro accettando qualsiasi conseguenza.

"Questa sì che è mia figlia" ha pensato più di una volta mentre guardava negli occhi la sua adorata bambina che discuteva animatamente con lui.

Confidava nella speranza che un giorno la sua Lucrecia sarebbe diventata più potente di lui e avrebbe rivendicato il suo posto al fianco del Boss dei Villain, ma l'ultima sua ribellione era stata quella di abbandonare e rovinare tutto quello per cui avevano lavorato.

Diceva di voler cambiare, di voler avere dei veri amici e non dei sottoposti, di trovare qualcuno che le volesse bene per davvero.
Ovviamente non condivideva affatto la sua idea, ma poiché era stato arrestato poco dopo il litigio non era riuscito a dirle molto se non un ordine ben preciso per il futuro.

E così era entrato nel penitenziario più sorvegliato d'America con la speranza che portasse a termine il suo dovere e non decidesse di fare la ribelle.

Fortunatamente per lui, e sfortunatamente per i lettori, lei riuscì a tenere fede al volere del padre e presto capirete come.

In quel giorno di inizio gennaio, Bonesbreaker era appena uscito con il suo cappotto al centro del cortile per iniziare a lavorare ma era stato interrotto dall'arrivo di un gruppo di cinque guardie armate che, intimorite dalla sua stazza e dalla sua fama, gli avevano puntato contro le armi.

«Seguici» disse uno di loro nascondendo il tentennare del suo fucile con la voce insicura e stridula.

Erano chiaramente terrorizzati dal Villain e questo lo rendeva estremamente felice, ma per evitare di ricevere una punizione decise di seguirli e di andare dove gli era stato ordinato.

Entrò così nell'ufficio del capo delle guardie e si sedette dietro alla scrivania, incrociando le gambe e sfregandosi il mento barbuto con l'indice.

La stanza presentava solo una scrivania, un paio di sedie, una pianta mezza morta in un angolo, qualche quadro appeso alle pareti grigie e monotone e una stretta finestra protetta da un'inferriata che lasciava passare un sottile spiraglio di luce che riusciva a malapena ad illuminare il volto dell'uomo che aveva davanti: il supereroe Pyro, capo degli Element.

«Se avessi saputo che avrei ricevuto visite mi sarei messo la mia divisa più pulita» ironizzò il Villain ghignando.
«Non sono qui per scherzare, ho bisogno di risposte»
«Le cerchi nel posto sbagliato. Io non sono un tipo che fa la spia»
«Ma la farai se non vorrai che a tua figlia venga fatto del male»

Al solo sentire di quella minaccia, Bonesbreaker strinse i pugni e sbarrò gli occhi diventando rosso dalla rabbia.
Come si permetteva quel buffone a minacciare sua figlia? Era la sua bambina, non un gioco o uno strumento di ricatto. Aveva solo quattordici anni e non avrebbe permesso che le venisse fatto del male, così per una volta mise da parte l'onore e decise di collaborare ma sempre tenendosi molto vago.

Vide Pyro sistemarsi la sua provocante cravatta rossa, come un matador che incitava un toro a corrergli contro per ucciderlo, ma il Villain ormai era diventato un uomo paziente ed esperto dell'autocontrollo e non fece alcuna mossa falsa se non un leggero gestaccio accompagnato da un ghigno.

«Girano voci che il Boss dei Villain abbia in mente di fare un colpo finale, è così?»
«Non ne ho mai sentito parlare quando ero il suo braccio destro... Credo sia una sua nuova idea»
«Non prendermi in giro, ho bisogno di risposte»
«E anche se fosse? Cosa avresti intenzione di fare per fermarlo? Possiede un esercito di più di un milione di uomini dotati di superpoteri e non avrebbe alcun problema a scagliarlo contro a te e ai tuoi amichetti in calzamaglia. Se cerchi risposte non le troverai sicuramente da me perché non sono un mago e non posso risolvere magicamente tutti i tuoi problemi da dietro le sbarre di una cella»

Aveva ragione, tremendamente ragione, e Pyro doveva ammetterlo.
Non c'era modo di fermare il Boss e i suoi alleati, neanche se avesse avuto in mano i piani esatti del suo peggior nemico, ma tentare non avrebbe fatto del male a nessuno.

«Sei sicuro di non sapere nulla? Ricordati che abbiamo la vita di tua figlia in pugno»
«Sono perfettamente sicuro e ho detto la verità»
«Allora dimmi di più sul Boss, sul suo modo di pensare, sui suoi desideri perversi»

Il Villain scoppiò in una sonora risata che fece gelare il sangue di tutti i presenti. Ognuno si sentiva oppresso dalla malvagità di quell'uomo ed era difficile per tutti anche solo pensare che si fosse riprodotto e avesse fatto una figlia che aveva ereditato i suoi poteri.

Fortunatamente almeno lei aveva preso la strada per il bene e non sarebbe stato un problema per la società o per il futuro.

«Vuoi sapere tutto sul mio vecchio amico? Bene, accomodati e stammi bene a sentire, ma non ti assicuro che questa notte potrai dormire sogni tranquilli dopo quel che sto per raccontare»

E dopo quest'avvertenza iniziò un lungo racconto che durò fino al calare del sole.
Nonostante tutto si era tenuto molto vago e spesso gli capitava di mandare frecciatine e divertirsi con le guardie intimidendoli con gli sguardi.

Ovviamente voleva salvare sua figlia, ma non era così stupido e ingenuo da spifferare ogni cosa sul suo capo.
Si era inventato un mucchio di frottole a cui quei pagliacci avevano creduto subito e così era riuscito a guadagnarsi una doppia porzione di pollo a cena.

Finito l'incontro con Pyro gli rivolse un ultimo sguardo minaccioso e se ne tornò nella sua cella, scortato da cinque guardie, giurando vendetta contro di lui.

Minacciare sua figlia era un atto che non sarebbe rimasto impunito e appena sarebbe uscito da lì... gli avrebbe fatto capire una volta per tutte perché era chiamato Bonesbreaker.

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