Capitolo 6

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-A volte, non mi garbava molto averlo attorno quando cercavo di dimenticarlo, ma stranamente una parte di me lo voleva vicino.

Jamie e Lily sono rimasti a dormire da me e non ho esitato a pensarci di dirgli di sì perché so che mi sarebbero mancati veramente tanto se fossero tornati in Inghilterra. A Liam gli stava bene avere altri bambini attorno, solo alla condizione che non si mettevano a correre per la casa.

Sono rimasti a guardare Edward tutta la sera finché non sono andati a dormire. Volevano tanto bene al loro fratellino, anche se non erano dello stesso sangue.

Ora stanno facendo colazione ed io sto allattando Edward con il sonno abbastanza evidente sulla mia faccia. Insomma, avere le occhiaie e gli occhi che stanno per cedere, credo che sia evidente che sono molto stanca. Mi sarò pure allenata a fare la mamma con i gemelli negli ultimi anni, ma non mi ero mai preparata per le notti in bianco.

Harry sarebbe venuto qui verso l'ora di pranzo per mangiare insieme a noi e portarsi i bambini a casa, ma la voglia di vederlo non ce l'avevo proprio. Dopo la scena di ieri, sono abbastanza a disagio e... Arrabbiata.

«Ehi, mamma, torni in Inghilterra con noi?». Chiede Jamie e il mio respiro si ferma.

«E-ecco...». Balbetto. «Non lo so ancora, tesoro». Faccio spallucce e lui annuisce.

Non volevo ferirli dicendogli che sicuramente non sarei tornata in Inghilterra, perché ormai la loro mamma non stava più insieme al loro papà e stava per unirsi ufficialmente con un altro. È difficile avere bambini ancora così piccoli che fanno fatica a comprendere com'è la realtà.

«Mamma, non tornerai con noi vero?». Mormora Lily, girando il suo cucchiaino nella ciotola con i cereali.

«Lily, sai che non era quello che intendevo». Le dico, ma continua a non guardarmi. È sempre stata lei quella parlava come un adulto. «Solo che... Adesso la mamma è molto occupata e ha poco tempo per pensare a queste cose».

«Ma questa cosa è importante, mamma». Era cresciuta veramente tanto. Non mi aveva mai parlato con un tono così fermo e freddo. Preme le labbra in una linea sottile e spinge leggermente la ciotola in avanti, scuotendo la testa. «Non ho fame». E va a sedersi sul divano a guardarsi i cartoni animati.

Mi spezzava il cuore vederla così, ma io non potevo farci assolutamente niente. So che questo momento sarebbe stato inevitabile una volta che sarebbero arrivati qui, ma non mi aspettavo un comportamento così da lei. È sempre stata una delle bambine più vivaci e solari che abbia mai incontrato e mi aveva lasciata senza parole per come mi ha parlato.

«Lily». La chiamo, ma lei mi ignora. Era così arrabbiata con me?

«Lasciala stare, mamma». Mi dice Jamie ed io annuisco. «Faceva così anche con papà quando tu non c'eri e papà la metteva in castigo per darle una "lezione di atteggiamento"... Almeno, è così che lui ci ripeteva sempre».

«Davvero?».

«Sì, solo che... Non le importava dei castighi e non ha smesso finché non siamo venuti qua per vederti». Beve il latte. «Mancavi a tutti, ma lei si comportava in modo diverso».

Sorrido a sentirlo parlare così bene. «Jamie, parli come se fossi un ragazzo di 18 anni».

«Papà mi ha insegnato come parlano i veri uomini e lo stesso l'ha fatto con Lily... Ma come una donna». Ridacchio e lui abbozza un piccolo sorriso. «Infatti, la maestra ci ha chiesto se abbiamo veramente sette anni».

«Fra qualche mese ne farete otto». Mormoro. «Ci sarò al vostro compleanno, lo prometto». Gli faccio l'occhiolino.

«Promesso, mamma?».

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