3.

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Finisce la scuola ed il sole é alto nel cielo.
"Perfetto!" esclama Finn "Chi ha voglia di andare allo skatepark?"
"Io!" urla Millie "Jade tu vieni?"
"Certo!" rispondo, anche se vorrei andare a cercare Noah.

Vado in skate da quando avevo otto anni, mi ha insegnato mio padre come andarci. Ogni domenica, l'unico giorno in cui non lavorava, andavamo allo skatepark insieme e ogni volta lui mi insegnava un nuovo trick. Ormai é quasi un anno che é morto. Mi manca da morire.

Arriviamo allo skatepark e Finn parte con una rampa urlando "yo-hooo", e Millie lo segue. Sto per partire anche io, quando sento una mano, pesante e ampia sulla mia spalla. Mi giro e vedo che é Noah.

"Hey!!" dico con molta euforia.
"Quindi vai in skate?" mi chiede lui.
"Si, da un bel po', tu?"
"Me la cavo diciamo".

Detta questa frase, Noah scivola giù dalla rampa con grande agilità, e arrivato in cima fa un triplo salto mortale.
"WOW!" esclamiamo in coro io e Millie.

Quando Noah esce dalla rampa Finn si avvicina a lui e dice:
"Bel trick! Io sono Finn, tu sei Noah giusto? Jade mi ha parlato di te"

Io sono in piedi davanti a Noah e Finn, e nella mia testa penso: "FINN STAI ZITTO, ORA PENSERÀ CHE MI PIACE, IL CHE NON É VERO".

"Sì, sono io" dice Noah guardandomi e strofinandosi il mento.

Ed é proprio in quel momento che capii di essere innamorata di lui. Dei suoi modi di fare, del suo modo di parlare, di lui.

Il sole batte forte sulle nostre teste: gli occhi verdi di Noah sembrano delle foglie ricoperte di rugiada che vengono illuminate dalle prime luci del mattino, i suoi capelli castani sembrano un campo di grano in un pomeriggio d'estate.

"É tutto così perfetto" penso "Lui, é perfetto..." penso ancora.

Però c'è un problema: conosco Noah da meno di 24 ore, non so praticamente niente di lui. "HO UN IDEA!" penso dentro di me.

"Ragazzi, che ne dite se domani venite tutti a casa mia dopo la scuola, ho una nuova piscina, mia madre lavora e mia sorella é a scuola, perciò abbiamo la casa libera!" dico ad alta voce per interrompere le varie chiacchere che si erano create.
"Io ci sono assolutamente!" dice Millie.
"Ovvio" segue Finn.
"Tu Noah?" aggiungo io.
"Va bene!" mi risponde lui.
"Fantastico allora! Ci vediamo domani, ora io e Finn dobbiamo tornare a casa" dice Millie.
"Ciao ragazzi!" dice Finn.

Rimaniamo soli io e Noah.
Sento ancora l'odore di fumo, quell'odore così attraente...

"Tu dove abiti?" mi chiede Noah dopo aver acceso una sigaretta.
"Mable Street 42" rispondo guardando in alto per vederlo in faccia, dato che é alto cinque centimetri buoni più di me.
"Ma dai!" dice lui "Io vivo al numero 43! Ti accompagno a casa?"
"Con piacere!" rispondo io col cuore a mille.

Durante il tragitto si fa buio, nonostante siano appena le 6 PM. Noah ha ancora la sigaretta in bocca, e nel freddo di gennaio, quel fumo caldo crea una vera e propria nuvola nel cielo.
Mentre camminiamo fuori da un vicolo escono tre cani randagi che abbaiano forte: io e Noah cerchiamo l'uno la mano dell'altro e quando queste si toccano ci rendiamo conto che gli animali spaventosi sono legati ad un palo con delle resistenti catene di ferro.
Nonostante la paura sia passata, la grande, mano del ragazzo non sembra voler lasciare la mia, che non vuole lasciare la sua.
Sento di essere arrossita.
Mi giro verso Noah e vedo che anche lui é arrossito. Forse ci amiamo entrambi. Però non voglio confessargli ancora questo amore. Ci conosciamo da pochissimo, e sento che siamo molto legati, non voglio spezzare questo legame.

Arrivati davanti a casa mia, Noah dice:
"Numero 42... É questa casa tua giusto?"
"Sisi, grazie" rispondo io.
"Bene uhm, allora a domani, buonanotte Jade" risponde lui.
"Buonanotte Schnapp" gli rispondo sorridendo.
Lui ricambia il sorriso con anche un occhiolino, e poi se ne va.
Ahh, quel maledetto occhiolino.
Sento le farfalle tutte dentro lo stomaco.

Entro in casa e trovo mia sorella con la babysitter. Sì, la babysitter. L'ho assunta io senza dire niente alla mamma. Non riesco a gestire mia sorella tutta da sola, devo pensare anche alla mia di vita. La babysitter ovviamente la pago io, con un po'di soldi che prendo suonando la chitarra.
"Ciao cara!" mi dice la ragazza appena entro "Ho preparato io la cena, é nel microonde, stavo giusto per andare! Grace é in camera sua a disegnare, a presto!
"Va bene grazie mille!" le rispondo porgendole cinquanta dollari.

Mangio la cena che é nel microonde: poca, perché devo lasciarne anche a mia madre.
Controllo come sta Grace. Tutto bene. Ora posso andare alla mia terapia, la musica.
Stasera non ho voglia di suonare. Preferisco mettere una playlist da Spotify e pensare a qualche idea per dei romanzi.

Continua...

𝐩𝐬𝐲𝐜𝐡𝐨𝐩𝐚𝐭𝐡 [𝐧𝐨𝐚𝐡 𝐬𝐜𝐡𝐧𝐚𝐩𝐩]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora