- Chapter Eleven.

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Chi diavolo si crede di essere per dirmi che scoprirà cosa passa per
la mia testa? Sembra una fottuta
barzelletta di merda.

Arrogante, presuntuoso, narcisista
e un impiccione di merda, sono gli
esatti aggettivi con cui descriverlo.

Chiudo furiosamente la porta alle mie spalle e Pansy viene verso di me con una lettera sul collarino verde.

Incuriosita l'afferro aprendola,
riconosco immediatamente la
calligrafia.

"Elizabeth Khaterine Evans,
lunedì esigo che tu sia partecipe al
mio compleanno. Quest'anno non accetto nessun tipo di scusa, chiaro?
Partirai domani dopo pranzo con il figlio dei Malfoy, credo tu lo abbia conosciuto; è già tutto organizzato.
E vedi di comportarti a modo con lui, o le conseguenze saranno poco piacevoli."

                                       Diana Evans.

Guardo con disprezzo il foglio
di pergamena tra le mie mani.
Partire con quel bamboccio?
Ma scherziamo? Dovrò passare l'intero viaggio in un treno insieme
a lui, chiamatelo pure incubo o sfortuna. Come se la mia vita non facesse già abbastanza schifo e non avessi già abbastanza seccature.

Ma poi quell'esigo? Non si è mai lamentata in vita sua della mia assenza e non capisco perché debba farlo proprio adesso. La mia presenza non l'è mai interessata un cazzo di niente e questa cosa mi fa ribollire
il sangue nelle vene.

Digrigno i denti e lancio un cuscino
sopra il letto, so che non posso oppormi, so che tutta questa rabbia
è sprecata, so anche che tra qualche ora mi passerà. Infondo è solo una
stupida festa, cosa potrà mai succedere? Oltre ad ubriacarmi, ovviamente.

A questo punto tanto vale iniziare a fare il baule.

Lo spalanco e ci infilo dentro un paio di vestiti e la biancheria.

Pansy ci si fionda dentro e scoppio a ridere.
«No piccolina, tu non viaggerai qui dentro.» la prendo delicatamente
in braccio e mi lecca la faccia.
«Va bene va bene, basta.» dico
ancora tra le risate.

La poggio per terra e va a posizionarsi sopra il letto puntando i suoi occhi verdi su di me, le faccio una linguaccia e miagola in risposta.

Qualcuno bussa alla porta e
sbuffando vado ad aprirla.
«Gazza oggi non c'è.» sorrido
falsamente.
«Si, buongiorno anche a te Malfoy.»mi guarda con una smorfia.
«Buongiorno Evans, così domani viaggetto insieme eh?» dice divertito.
«Non me lo ricordare.» gli volto le spalle dirigendomi verso il mio letto.
«Siamo destinati a conoscerci, non
pensi?» mi segue chiudendo la porta
alle spalle e inarco un sopracciglio.
«Chi ti ha detto che potevi entrare?»chiedo incrociando le braccia al petto.
«Sono un Malfoy, faccio quello che
voglio quando voglio.» assume il
suo solito ghigno beffardo, quel ghigno che prenderei a schiaffi.
«Troppa convinzione uccide, non
te lo hanno mai detto?» scoppia in
una risata pacata e fredda.
Tipica di Malfoy.
«Mi vedi morto?» chiede con
una nota di ironia nella voce.
«Non ancora.» mi lancia un'occhiataccia e alzo le spalle.
«Sei impertinente lo sai?» dice
avvicinando pericolosamente il
suo viso al mio.

Sposto lo sguardo sulle sue labbra,
sono di un rosa molto colorito che è in pieno contrasto col suo volto.
È davvero bello, ma irritante.
«Tu fastidioso.» replico sospirando rumorosamente.

Perché la sua vicinanza mi rende così ansiosa? Non dovrebbe.
«È la mia natura.» sussurra sensualmente al mio orecchio provocando dei brividi lungo la
mia spina dorsale per poi uscire
dalla stanza.

Rimango imbambolata a guadare
la porta per svariati minuti e scuoto
la testa riprendendomi dal mio stato
di trance.

Mi lavo al volo e indosso un jeans a zampa di elefante e una maglietta da
infilare dentro, do una bacio a Pansy e una volta afferrata la mia borsa scendo in sala comune.

Him and I- Draco MalfoyWhere stories live. Discover now