Capitolo 6

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La capanna di Ben Kenobi odorava di altrove.

Non riuscii del tutto a mettere a fuoco la provenienza o la natura di quella strana fragranza dolciastra, ma la sola cosa di cui potevo ritenermi certo era che non proveniva da nessun luogo avessi mai visitato nel corso della mia breve, monotona esistenza.

Un luogo al di fuori di Tatooine.

Non che fosse una scoperta poi così straordinaria. In fondo, molti degli abitanti di questo ammasso di sabbia potevano dirsi stranieri; nati in qualche altro territorio altrettanto sperduto oppure venduti come schiavi, una raccapricciante pratica che continuava a serpeggiare indisturbata al di fuori della portata dell'Impero e della loro smaniosa voglia di ordine.

Ben Kenobi poteva tranquillamente essere un prigioniero miracolosamente fuggito ad un destino molto più ingrato di una capanna persa nel deserto (qualunque esso fosse, ne dubitavo fortemente); oppure trasferitosi su questa isolata isoletta per motivi di lavoro o famigliari... La madre del mio amico Biggs Darklighter era rimasta schiava per anni prima di riuscire a costruirsi una vita pressoché felice e crescere suo figlio (non che Tatooine fosse chissà quale paradiso).

Eppure c'era qualcosa in Kenobi che ancora non mi convinceva. Lo stesso qualcosa che, in uno strano gioco di contraddizioni, mi aveva spinto a fidarmi di lui. Nulla più di una sensazione, un impulso scattato incrociando quello sguardo di vetro.

Mi resi conto troppo tardi di essere rimasto imbambolato sulla soglia della piccola abitazione, le braccia penzoloni lungo i fianchi e la mente partita per la tangente verso mondi lontani.

Ben mi scrutò piegando leggermente la testa di lato, l'ombra di un sorriso sulle labbra.

– Tutto bene? – chiese, facendomi precipitare drasticamente nel presente.

Sbattei ripetutamente le palpebre e deglutì a vuoto, la gola arida come il deserto alle mie spalle. Mi schiarii la voce e mi decisi a fare un passo all'interno della capanna, richiudendomi cauto la porta alle spalle. Solo allora rivolsi a Kenobi il sorriso più sicuro che riuscii a partorire.

– Benissimo – risposi incrociando le braccia sul petto e facendomi passare la lingua sui denti, dove ancora si annidava qualche antipatico granello dorato.

Ben annuì pacato e si levò il mantello bruno dalle spalle, lanciandolo su una piccola poltrona dietro di sé e lasciandocisi ricadere sopra con uno sbuffo.

– Accomodati, Luke – fece un cenno gentile ad uno sgabello di legno scuro a meno di un metro dai piedi, lo stesso sgabello che, avrei giurato, si trovasse dall'altra parte della stanza meno di tre secondi fa.

Cosa...? Scombussolato, aggrottai la fronte. Doveva essere solo la stanchezza o qualche singolare forma di insolazione... anche se non ricordavo di aver mai avuto allucinazioni del genere prima d'ora. Ma d'altronde avevo riparato il cannone laser posteriore di una navetta T-4a classe lambda solo quella mattina e decisi, seppur titubante, che tutto poteva essere possibile. Ovviamente senza realmente cogliere la portata di quell'affermazione.

Mi sedetti spostando il carabina di lato, a ciondolare come un pericoloso pendolo dalla mia cintura, e automaticamente raddrizzai la schiena, un istinto dovuto alle mie molteplici corse in speederbike e i disastrosi tentativi di diventare pilota.

La capanna di Ben Kenobi si poteva dire mediamente confortevole, anche se un po' caotica. Indovinai che non dovesse avere visite molto frequentemente, motivo per cui poteva permettersi di abbandonare in giro abiti e stracci a suo piacimento, seminati a casaccio su mobili e bauli come sinistri grovigli di stoffa; cosa che, fatta a casa mia, avrebbe decretato la mia prematura morte.

Voci nel deserto [Star Wars][Attualmente sospesa]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt