"Ci credi se ti dico che non era affatto mia intenzione?"

Lei piega leggermente il capo. "Come ho detto alla zia Kery, credo che tu abbia avuto una buona motivazione, devi solo dirmela."

"È più facile a dirsi che a farsi. Non so come spiegarlo, diciamo che... non mi sento appartenente a quest'epoca."

Mia cugina alza le spalle. "Non è la prima volta che te lo sento dire. Ma almeno dalle una possibilità, non puoi rovinarti la vita in questo modo."

Sospiro e appoggio la schiena alla vasca affondandoci lentamente. "Già... dovrei." Non so cos'altro dire, non posso nemmeno svelarle la verità, vorrei evitare di finire rinchiusa in qualche posto strano per pazzi del passato. Non credo ne uscirei bene.

"Dai su, ora non dar peso a ciò che è successo. Le signore del quartiere dimenticano in fretta appena accade qualcosa di più scandaloso."

"Più scandaloso di una fanciulla di alta società che si presenta in strada quasi nuda, che viene quasi investita da un calesse e salvata da un uomo completamente sconosciuto?" Alzo gli occhi per guardarla.

"Be' certo che tu non mi aiuti a migliorarti la situazione." Ride.

Scuoto la testa e rido con lei. Dopo un po' mi aiuta ad uscire dalla vasca e mi passa un'asciugamano molto grande che copre il mio intero corpo, passiamo dal bagno alla mia camera da letto. Dopo essermi asciugata corpo e capelli mi fa sedere ai piedi di esso e apre il mio armadio, resto stupita dalla quantità di abiti presente al suo interno. Non ho mai visto così tanti abiti tutti insieme e di così tanti colori. Mia cugina prende uno di quei vestiti, riesco a vedere solo il colore azzurro perché, poi, viene subito coperto da dell'intimo, da un corpetto e da un sottogonna. Avevo dimenticato quante cose indossassero queste povere fanciulle, pare avessero una vera fissa per una vita fine come quella delle vespe. Mi avvicino al letto e inizia ad indossare almeno l'intimo, non ci credo che sto davvero indossando tutto ciò.

Le mutande o, peggio, li chiamerei mutandoni sono fatti di seta bianca, fermati in vita da una fettuccia e lunghi fino alle ginocchia. Sono composti da due gambe che, tuttavia, non sono fissate al cavallo. In questo modo, almeno, è molto più semplice andare al bagno. Le estremità inferiori sono decorate con pizzi e ricami. L'allacciatura è simile a quella dei moderni pareo e le gambe dei mutandoni sono sagomate, più strette intorno alla piega del ginocchio. Sopra i mutandoni mi accingo ad indossare una camiciola, è un indumento anch'essa di seta, decorata con ricami e pizzi sullo scollo e sulle spalle. È smanicata e la collatura è rotonda e ornata da tre bottoncini. Questa camiciola è lunga pressappoco fino alla vita. Ora non so proprio cos'altro indossare, vedo troppe cose presenti sul letto e io ho appena terminato la mia conoscenza su cosa viene indossato prima e cosa dopo.

"Su, muoviti ad indossare le calze e le scarpe che poi ti aiuto con il corsetto." Dice Elisabeth quasi come se avesse percepito i miei pensieri disagianti.

Annuisco e prendo le calze, il tessuto con cui sono fatte non è altro che cotone. In questi tempi non esistevano ancora tessuti elasticizzati. Le indosso e solo in questo momento noto che sono dello stesso colore dell'abito scelto da mia cugina, mi arrivano fino al ginocchio. Noto che sui miei mutandoni c'e una fila di bottoncini sui quali posso fissare le calze, lo faccio un po' impacciatamente ma, alla fine, ci riesco. Le guardo e noto come sono sagomate con una singolare terminazione a punta sul piede. Prendo le scarpette leggermente rialzate sul dietro, come se fosse presente un piccolo tacco. Le indosso e solo al quel punto mia cugina si avvicina a me.

Prende il corsetto e mi aiuta ad indossarlo sopra alla camiciola. Me lo fissa in modo che mi snellisca i fianchi e sospingesse verso l'alto il seno, creando un decolleté prorompente. Non avevo mai visto il mio seno così alto, nemmeno con i migliori reggiseni. Non lo stringe troppo, credo sappia perfettamente cosa voglia dire soffocarci all'interno. Sopra tutto ciò mi aiuta ad indossare una sottoveste e poi, quella che solo ora riconosco, la crinolina. La crinolina è un accessorio della gonna. Si tratta di quella struttura rigida che serviva in questi tempi a dare all'indumento una forma particolare detta a campana. Se non ricordo male, la crinolina prende il suo nome dal crine di cavallo, l'originale materiale di cui è fatta; il crine di cavallo, infatti, è molto resistente, più rigido del tessuto ma molto più gestibile delle orrende gabbie che verranno negli anni a venire. Dopo di ciò indosso il vestito da giorno che aveva scelto Elisabeth per me, mi cade perfettamente addosso senza nemmeno un imperfezione. Mi guardo allo specchio e quasi non mi riconosco.

"Adesso siediti alla specchiera che ti do una mano a domare questa folta chioma."

"Non saprò mai come ringraziarti." Le sorrido mentre mi avvicino alla specchiera sedendomi sulla sedia posta davanti ad essa.

"Non farlo, è un mio piacere aiutarti ma non farci l'abitudine perchè per servirti e riverirti c'è già Kira." Ridacchia.

"Non ne avrò bisogno se non per il corsetto, quello è un vero inferno."

Lei sospira mentre prende la spazzola, me li pettina delicatamente. "Non me ne parlare, anzi, avverti Kira di non stringerlo troppo ogni volta che ti aiuta. L'altro giorno stavo per soffocare durante tutta l'ora del tè. Appena ho potuto sono fuggita in camera con lei per farmi aiutare ad allentarlo."

"Ti capisco bene." Be' non proprio, è la prima volta che ne indosso uno ma mi tocca fingere. "Mi dispiace per Kira, devo averla spaventata stamani."

"Credo di sì, non avevo mai visto il suo viso più bianco." Fa una faccia pensierosa. "Ora che ci penso, forse quello della zia Kery era più bianco." Ride e posa la spazzola, prende un ferma capelli ingioiellato come quello che indossa lei e mi alza leggermente i capelli trattenendoli con quello. "Ecco fatto. Sono sicura che alla zia Kery, appena ti vedrà, le ritornerà il sorriso."

Mi guardo allo specchio ammirando la mia figura, accarezzo il mio viso fino a sfiorare i miei capelli. Sono diventata quello che avevo sempre sognato e immaginato leggendo i miei libri e i miei romanzi, non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi vestita così. Anzi, forse per una festa di Carnevale si, ma non in questa circostanza, non per davvero. Mi alzo e seguo Elisabeth fuori dalla stanza, ne approfitto per guardarmi meglio intorno ma è meglio non soffermarmi troppo, avrò tempo per farlo... credo. Ora devo guardare attentamente i movimenti di mia cugina e imitarla, se mi credono di quest'epoca pensano che io abbia avuto una determinata istruzione fin da piccola. Quindi, almeno nella posa e nella camminata devo essere precisa, fortunatamente sono una che impara in fretta. La schiena è già dritta grazie al corsetto ma mi sistemo meglio e alzo anche il collo, porto entrambe le mani in avanti tenendole una sopra l'altra. Scendiamo le scale che quella mattina avevo percorso correndo e mi dirigo nel salotto dove mia madre è ancora seduta a sorseggiare la sua tisana.

"Madre." Richiamo la sua attenzione.

Lei si volta verso di me, mi guarda da capo a piedi e un sorriso le spunta spontaneo. "Adesso riconosco mia figlia, ma ciò non cambia ciò che hai causato questa mattina. Ho parecchie conoscenze in quartiere e sentire le signore deridermi per i prossimi giorni a causa dei tuoi atteggiamenti non mi sta affatto bene."

Elisabeth si siede sul divano presente nel salotto e si versa il tè presente nella teiera di un servizio a fiori. Credo che non potrà dire o fare altro per me, ha già fatto molto. "Madre non siate così severa. Stamani ho avuto un brutto incubo, quando mi son svegliata mi sembrava di esserne ancora all'interno, non mi son resa conto di ciò che stavo facendo."

"Tutte le scuse non cancelleranno ciò che hanno visto i vicini. Tu spera solo che non giunga alle orecchie di tuo padre o che, almeno, abbia una così bella notizia che gli faccia dimenticare questo sgradevole incidente."

Sospiro e annuisco andando a sedermi al fianco di mia cugina. "Si, madre."

Mi verso del tè e inizio a sorseggiarlo insieme a mia cugina che mi accenna un leggero sorriso, facendomi capire che è dalla mia parte. Almeno il mio rapporto con quest'ultima è identico a quello che ho nella realtà, sono felice di averla anche qui, mi aiuta più di quanto pensi. Senza di lei, probabilmente, avrei avuto una strigliata molto più pesante di quella che invece mi si è presentata. Il grado di severità di mia madre qui è molto piu alto, ciò è dovuto dall'autorità prorompente che avevano i genitori in quest'epoca. Guai a disobbedirli, si poteva arrivare addirittura ad essere disertati per un affronto più grande del dovuto. Ma, molte volte, sotto quella corazza dura non c'era altro che un enorme amore e paura per il proprio figlio. E di questo sono sicura, mia madre mi ama immensamente.

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