Il nulla.

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"Alexandra, è arrivata un'altra lettera di Fred."
"E mettila insieme alle altre allora."
Alexandra Stone era chiusa in camera sua da quando erano arrivati al numero dodici di Grimmauld Place per passare lì l'estate. Aveva scoraggiato, durante quelle settimane, ogni tentativo di suo fratello Sebastian di entrare in camera sua, di farla mangiare, di parlarle o anche solo di farle aprire la porta della camera. Quando aveva fame ordinava a Kreacher- l'elfo domestico della nobile e antichissima casata dei Black- di portarle da mangiare. Egli obbediva agli ordini dei due ragazzi perché doveva: erano figli di Bellatrix Lestrange, e dunque avevano il sangue dei Black che scorreva nelle loro vene. Ciò però non implica che lo facesse volentieri. Si lamentava in continuazione di non poter servire Bellatrix, a cui era tanto devoto e fedele.

Sebastian aveva provato in ogni modo ad entrare in camera, ma la sua porta era solidamente chiusa con un incantesimo. Aveva provato a Materializzarsi al suo interno, ma veniva respinto da un incantesimo che gli faceva girare la testa per ore. Ogni volta che provava a parlarle, lei lo ignorava spudoratamente. Arrivavano per lei lettere di Fred Weasley ogni giorno, ma Alexandra non voleva saperne niente. Sebastian aveva già raccolto sul tavolino del salotto almeno una dozzina di lettere.
"Ci tiene tanto a te, Alex. È preoccupato per te." affermò con fermezza, deciso, quella volta, ad ottenere una risposta più esaustiva di un "vattene".
"Sebastian, vattene."
"No, Alexandra. Non me ne vado. Sai che c'è di nuovo? Mi sono stufato di elemosinare una tua risposta e di preoccuparmi così tanto per te quando tu te ne freghi altamente! Cazzo, non sei l'unica a stare male. Anche io sto soffrendo. Anche io sto male per Sirius. Anche a me manca. Perché non la smetti di fare l'egoista e affrontiamo questo dolore insieme? L'abbiamo fatto quando è morto Cedric. Perché non possiamo farlo adesso? Perché devi isolarti e mandare all'aria tutto ciò che c'è di buono attorno a te? Quel povero ragazzo non ha tue notizie da almeno un mese. Si preoccupa per te e tu non ti degni nemmeno di aprire una delle sue lettere." Quando Sebastian finì di parlare aveva il fiato corto. Non si era accorto di aver alzato la voce e di star camminando avanti e indietro, nel frattempo. Prese un respiro profondo e si fermò.
Dalla stanza, però, non arrivò alcuna risposta.
"Va bene, ho capito." Sebastian si voltò per andarsene, però ci ripensò e disse-sempre rivolto alla porta- "ah e... vaffanculo, Alex."

La ragazza, da quando era iniziata l'estate, aveva deciso di lasciar perdere gli incantesimi per avere i tratti dei Black-capelli ricci neri e occhi scuri- decisamente più comuni e adeguati per sembrare "una delle tante". I suoi lunghi, lisci e morbidi capelli biondi platino scendevano come tende giù dal letto, su cui Alexandra era stesa sulla schiena con la testa al limite del materasso, facendo contrasto con la sua felpa scura, e i suoi occhi grigi fissavano il soffitto. Era innegabilmente facile, così, capire che era una Malfoy.
Non sapeva cosa le stava succedendo. Era vero che Sebastian l'aveva sempre aiutata, ma preferiva stare sola. Da quando, poche settimane prima, aveva rischiato di essere sopraffatta dall'Obscurus e dai suoi poteri, era entrata in una intensa fase di apatia. Semplicemente non provava più nulla. Era svanita la rabbia nei confronti di Harry Potter, era svanito il dolore per la morte di Sirius, era svanita la tristezza per la mancanza di comunicazione con Draco, e non era neanche preoccupata per lui da quando aveva saputo che suo padre Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban. E non aveva nemmeno voglia di parlare con suo fratello, o con Fred, che era sempre stato dolcissimo con lei e l'aveva sempre trattata come se fosse qualcosa di prezioso. Non provava più nulla. E non provava nemmeno timore per il fatto che, appunto, non provasse nulla.
Non sapeva come uscirne. Ma preferiva lasciare Sebastian con il pensiero che lei lo evitasse perché voleva restare sola con il suo dolore, piuttosto che confessargli tutto. Aveva passato tutta la vita a preoccuparsi per lei. Alexandra sapeva che lui non gliene faceva nessuna colpa, ma Sebastian meritava di più. Meritava di meglio. Ma, in quel periodo, non riusciva nemmeno a sentirsi in colpa per suo fratello. Non sentiva nulla.

Sebastian, furioso e preoccupato allo stesso tempo, decise di prendere la situazione in mano. Aprì la lettera arrivata quella mattina da parte di Fred e la lesse.

Cara Lex,

sto mandando gufi da te praticamente ogni giorno. Sono preoccupato. Per favore, rispondimi. Ho bisogno di sapere che stai bene. Se solo potessi mi sarei già precipitato da te. E' per Felpato? Qualsiasi cosa sia successa puoi parlarne con me. Ti prego, non ignorarmi.
Fred.

Sebastian sentì allo stomaco una fitta di compassione nei confronti di quel ragazzo che si preoccupava così tanto per sua sorella. Se non fosse stata Alexandra a rispondergli, ci avrebbe pensato lui. Prese una pergamena e una penna, scrivendo

Ciao Fred,

sono Sebastian. Alexandra non sta bene. Io non riesco a farla parlare o ad aiutarla. Ti sarei infinitamente grato se tu riuscissi a venire qui, anche fra giorni. Magari tu riesci a sbloccarla. Credo tu possa immaginare dove siamo.
spero tu stia bene,
Sebastian.

"Kreacher!" chiamò il ragazzo, richiudendo la lettera.
L'elfo domestico corse nel sentirsi chiamare e fece un profondo inchino, mormorando "Kreacher è qui, padrone. Kreacher vive per servire la nobile casata dei Black!"
"Voglio che tu spedisca questa lettera immediatamente. Non leggerla." Prestò attenzione alle parole da usare, così da non dargli modo di fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
"Certo, padrone. Come desidera, padrone, subito" biascicò con un tono tanto servizievole quanto ironico ed irritante. Prese la lettera e presto sparì dietro la porta.

La risposta a quella lettera arrivò molto prima di quanto Sebastian avesse potuto immaginare, o anche solo sperare.
La mattina seguente Kreacher raggiunse Sebastian che stava facendo colazione in cucina da solo. "Padrone, c'è un lurido traditore del suo sangue alla porta che la cerca" parlò, con un particolare disprezzo nella voce.
"chi è, Kreacher?" chiese, nello stesso momento in cui arrivò da solo alla conclusione. "ho capito. Vai a pulire la soffitta, Kreacher, e non origliare."
L'elfo, guardandolo torvo, fece un inchino e se ne andò.
Sebastian andò alla porta, e davanti a sé trovò un ragazzo alto poco più di lui con i capelli rossi.

The dark side 2. //Fred WeasleyWhere stories live. Discover now