𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 36

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Le ore erano passate, il cielo non era più limpido, ma qualche nuvola copriva i raggi tenui del sole.
Molti giovani contadini, avendo già dato, si erano congedati per del meritato riposo. Altri, invece, si erano raggruppati a tavola per mettere qualcosa sotto i denti.

Il signor Ral si era sollevato da terra e si era asciugato un rivolo di sudore, guardandosi attorno. Da tempo ormai, la campagna non faceva più per lui, ma Petra non voleva sentir ragioni: sarebbe rimasta a lavorare lì anche a costo della vita.

Era passata una buona mezz'ora da quando il signor Ackerman era andato a cercarla, e solo ora il castano era riuscito ad intravedere la figura del corvino di camminare verso di lui, tra mille foglie a terra, tuttavia senza sua figlia.

«Nulla», mormorò, di ritorno. «Non vuole tornare a Londra.», sbuffò, stanco.

Al signor Ral scappò un leggero riso.
«Petra è fatta così, signor Ackerman»

«Lo so.», sospirò lui.

L'uomo guardò in un punto indefinito, con il pensiero rivolto alla sua adorata figlia.
«È che... Quando soffre per qualcosa tende a chiudersi a riccio e a distrarsi con qualsiasi cosa le passi per la mente», fece, sfregandosi le mani dalla terra.

L'altro lo guardò con un cipiglio e il signor Ral capì cosa gli stesse per domandare.
«Sì», mormorò. «Petra mi ha detto tutto.», disse, con una cadenza nella voce.

Levi sgranò appena gli occhi, mentre avvertì un macigno di pesargli sullo stomaco.
«Io...», mormorò, guardandolo. «Mi dispiace...», aggiunse, desolato.

Il più grande scosse la testa, con un lieve sorriso. «Non è colpa sua, signor Ackerman. Si è semplicemente trattato di una brutta coincidenza», disse, con un tono leggermente malinconico. «Lei è una brava persona.»

«Temo di no», Levi si passò una mano tra i capelli leggermente scomposti. «Ci vuole ben altro per definirsi una "brava persona"», replicò, con il pensiero rivolto ad una ragazzina testarda dai capelli ramati.

Il signor Ral trasportò i suoi innaffiatoi vuoti fin sopra ad un camion, per quel giorno aveva dato anche lui. L'altro lo seguì, osservando ogni suo singolo movimento leggermente impacciato.

Il castano sospirò, pulendosi le mani sporche in un fazzoletto di carta.
«Essere padre a volte non è così semplice», ammise, sospirando, con un leggero sorriso disegnato sul volto. «Ma, allo stesso tempo, è una delle cose piú appaganti al mondo.»

Levi lo guardò. Provava a pensare lo stesso di suo padre, colui che lo aveva abbandonato per il suo lavoro. Colui che lo aveva lasciato tra le risate barbare di quell'idiota di Kenny. Che lo aveva schiacciato come una misera formica, da quando sua madre era morta.
Provava a pensare lo stesso di lui, ma non ci riusciva.
Non ci riusciva, perché il signor Ral era superiore, avanti di anni luce.
In quel poco di conversazione aveva capito di ammirarlo: era evidente quanto amasse sua figlia. Continuava a sorridere, nonostante il dolore del suo amore stroncato da quel maledetto incidente. Era una persona da invidiare sotto tutti gli aspetti, e Levi lo aveva capito ancora di più quando a quell'uomo avevano brillato gli occhi, alla sola vista della figlia, Petra, da lontano.

«Petra, tesoro mio», la giovane vi si gettò tra le braccia, lasciandosi cullare.

«Papà...», mormorò lei, con la voce impastata. «Vai già via?», domandò poi, guardandolo, con un velo lucido negli occhi.

Egli sorrise, passandole una mano tra i capelli. «Non ho più la forza di un tempo», rise.

Levi li guardò e sì, quella consapevolezza lo colpì come un macigno in pieno viso: anche lui avrebbe voluto avere l'onore di crescere con un vero padre.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora