𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 34

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Le pareti bianche erano smorte e silenziose. Da lì, sembrava non potesse passare il minimo suono udibile all'orecchio umano.
Eppure, quel soggiorno era ripieno di persone. Tutte comodamente sedute con i gomiti poggiati sul tavolo.

Quel tavolo era carico di fogli.
Alcuni perfettamente in ordine, senza pieghe, con una stesura eccellente; Altri, invece, spiegazzati, strappati e destinati probabilmente al trita carte.

Per prima cosa, gli agenti avevano domandato a Steffi se stesse lavorando da casa, dati tutti quei documenti. Lei aveva annuito, ma si era vista costretta a mostrarli, sebbene con un momento di esitazione.
In secondo luogo, avevano domandato se lei, nei giorni del furto, fosse stata in casa Ackerman. Con un leggera luce negli occhi, aveva annuito, e Hanji ricordava bene quel giorno: Perché Petra era distrutta.

La castana teneva da tempo lo sguardo fisso, rivolto proprio verso la mora.
Vederla visibilmente tesa, con i muscoli rigidi e le dita strette sul suo telefono, l'aveva indispettita molto, a tal punto che lei stessa si era permessa, a volte, di intervenire in qualche domanda.

Steffi, dal canto suo, poteva avvertire la pelle d'oca sul corpo, il cuore che batteva forte e il palato secco. Quella situazione era un grosso problema per lei. Aveva spesso gettato qualche occhiata a Beckir, il suo assistente, che osservava il tutto in piedi, accostato ad una finestra.
Ella si era più volte passata una mano sul viso, rischiando di sciogliere il trucco, e di certo non ne poteva più.
«Avete bisogno di altro, agenti?»- aveva mormorato, guardandoli. -«Vi ho praticamente detto tutto.»

«Calma e pazienza, Steffi»- Era prontamente intervenuto Erwin, invitandola a fare un bel sospiro. -«Tutti siamo a conoscenza dell'importanza di quel documento, è normale che l'interrogatorio sia così lungo.» Fece, serio.

La mora si era morsa un labbro ed Hanji non aveva potuto far a meno di notarlo.
Perché lei sapeva, ma dove si nascondeva?
«Permetta il commento, ma non capisco il perché di tutta questa agitazione»- aveva replicato, facendo la finta tonta. -«Sei è così sicura di essere innocente, attenda e basta.»

Per un attimo, ci fu solo silenzio.

Moblit la osservò. La sua razionalità e franchezza lo disarmavano ogni volta, lasciandolo stupito. Nessuno aveva proferito parola, in particolare lui che, quando la castana parlava, restava sempre senza parole, eccetto quando era propensa a fare qualche pazzia.

«Non se ho tanto lavoro da fare, mia cara.» Aveva replicato, con molta calma, Steffi per poi riprendere quell'interrogatorio sotto gli occhi curiosi dell'occhialuta, ancora alla ricerca di un qualcosa di sostanzioso per incastrarla.

Si guardò attorno. Gli agenti parlavano tranquillamente, ma quella casa aveva qualcosa di losco. Le pareti bianche quasi la confondevano e in poco tempo aveva cominciato ad avvertire le voci attorno a lei ovattate. Come se ora in quella casa ci fosse solo e solamente lei. Per qualche strana ragione, forse dettata dal suo nervosismo, si era ritrovata a picchiettare leggermente le unghie sulla superficie del tavolo. Il rumore era appena udibile, ma nessuno vi prestava attenzione, eccetto lei stessa. Hanji non era una persona gesticolante. Capitava spesso che fosse nervosa, ma andava sempre per risolvere il problema, senza troppi giri. Quel suono infatti, normalmente le avrebbe dato fastidio, ma ora era proprio lei a riprodurlo quasi come se fosse un disturbo. D'istinto, vi aveva gettato lo sguardo di dosso, con l'intenzione di placare i suoi nervi, ma aveva solamente sgranato gli occhi, quando aveva notato un pezzo di carta al di sotto della borsa di Steffi lì accanto.

In un momento, la sua mente si ritrovò piena di interrogativi e dubbi.
Perché quel foglio aveva tutta l'aria di essere un documento, e forse proprio quello che stavano cercando.
Tutto a un tratto, si ritrovò a sentirsi come Petra: in un bivio.
Hanji era molto razionale, non si lasciava mai sopraffare dai dubbi, invece ora una strana sensazione di malessere l'aveva colpita.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Where stories live. Discover now