𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 3

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<Levi ackerman, e tu chi saresti?>
Il suo tono era presuntuoso, annoiato, scontroso, freddo.

Levi. Ackerman.
Levi.
Ackerman.

Le mie mani iniziarono e tremare, non potevo controllarle. La scopa, che pochi secondi prima gli tenevo puntata contro, cadde rovinosamente a terra provocando un rumore fastidiosissimo.
Ero rossa come un peperone, sentivo le guance andare a fuoco.

Lui era il mio "capo".
Lui era l'uomo d'affari che credevo 50enne e con mille rughe in viso.
Non aveva proprio i segni di un 50enne.
Era molto pallido, la sua pelle sembrava fatta di velluto, i capelli corvini e pulitissimi non presentavano la minima imperfezione. Cosa avevo detto? Che non si teneva allenato? Rimangio tutto. Nonostante la statura era un bell'uomo.
L'unica "imperfezione" erano le sue profonde occhiaie, che però non facevano altro che valorizzare i suoi occhi blu tendenti al grigio cenere.

Mi passai una mano tra i miei capelli aranciati e cercai di fare mente locale.

<Vedi.. Cioè vede io.. Ecco...>
Mi chinai per raccogliere la scopa tenendo sempre il capo basso.
Una volta presa mi scostai per posarla al muro ma la sua voce roca e di rimprovero mi fece drizzare la pelle,bloccandomi subito.

<Oi.. Non hai visto qui? La scopa ha lasciato del lerciume a terra, non vorrai mica lasciarlo qui... >
Era schifato. Incroció le braccia al petto e si appoggio sul ciglio della porta della cucina, dedicandomi un'occhiataccia.

Mi vergognai ancora di più. Che disastro...
In un sol secondo recuperai l'arnese e spazzai a terra recitando scuse su scuse e diventando sempre più rossa in viso.

Solo in quel momento mi accorsi di come fosse vestito.
Portava una giacca nera elegante con sotto una camicia bianca.
Dei pantaloni sempre neri, e tenuti con una cinta in cuoio, coprivano in piccola parte dei mocassini neri dai quali si potevano intravedere dei calzini sempre neri.
Probabilmente era appena tornato da una qualche riunione importante, era vestito molto bene.
Dio quanto era acido. Metteva i brividi, anche solo con uno sguardo.

<Mi scusi davvero Signor Ack...>
L'uomo mi interruppe con la sua voce alla mia ennesima scusa, non permettendomi di finire.

<Hai finito?>
Sembrava proprio scocciato, nel mentre che si stava sistemando la camicia in prossimità di un polso.
In riposta abbassai il capo per nascondere tutta la mia vergogna.

<Tch.. >
Era la seconda volta che faceva quel verso...

Dopo aver sbuffato, egli si diresse verso la cucina e prese un bicchiere, presumibilmente per bere.

<Ehm.. Lasci fare a me... >
Cercai di avvicinarmi per sembrare il più precisa e puntale possibile, per aiutarlo, anche se la mia voce mi faceva sembrare tutt'altro che sicura di ciò che stavo tacendo.

<Scherzi? Non sei mica una domestica..>
Disse versandosi così l'acqua da solo.

Forse non aveva capito chi fossi..

<.. Si.. Però io.. >

<Si si lo so, sei la cuoca. In casa mia lavorano due persone. Conosco Auruo, quindi per esclusione la cuoca devi essere tu.>
Detto ciò prese a bere, accompagnato dal mio silenzio.

<... Giusto?>
Concluse poi facendo una pausa nello scolarsi l'acqua.

<Eh? Si si!>
Sobbalzai io, confusa da tanta sicurezza da parte di quell'uomo.

Detto ciò finì ufficialmente di bere e posó con delicatezza il bicchiere sul davanzale in legno scuro della cucina, finendo poi per appoggiarsi a quest'ultimo.

<Spero che stia facendo il tuo lavoro qui... >
Notai che stava guardando verso tutte le prelibatezze che gli avevo preparato.

Mi misi subito sull'attenti per sembrare sicura di me.

<C.. Certo! Infatti se vede qui è quasi tutto pronto e... Mi scusi se sono ancora qui..pensavo che sarebbe tornato più tardi e... >

Mi interruppi subito quando notai che alla mia ultima affermazione mi stava guardando in un mix tra il male e il confuso.

<Che c'è? Stai cercando di evitarmi?>
Il suo tono era presuntuoso, troppo.
Il mio viso tornò ad andare a fuoco in un attimo.

<No no.. Non è questo!.. >
A quel punto cercai di giustificarmi facendo gesti strani e confusi con le mani. Quell'uomo mi stava davvero mettendo in difficoltà...

<È che di solito lavora fino a tardi... >
<Tch... >
Sospiró annoiato, stavo facendo un casino.
<Va bene finiscila, ho capito, oggi sono tornato prima.>

Annuì a testa bassa per poi tornare a sistemare gli ultimi piatti che avevo preparato negli appositi spazi, nel frigo, nel congelatore e nei vari sportelli.
Tutto ciò mentre Ackerman mi guardava, mettendomi non poca soggezione e ansia.
I suoi occhi erano come delle frecce di ghiaccio sottilissime ma perforanti.
Ero quasi sicura che potesse uccidere con quello sguardo.

Gli avevo preparato una cena da non poco.
Carne bianca fresca appena comprata dal mecellaio, insalata e pomodori e un cesto pieno di vari tipi di frutta.
Avevo cotto e tagliato tutto con cura e precisione, dosando per bene olio e sale a aggiungendo qualche salsa nei barattoli appositi per permettere scelta.

Ackerman nel frattempo si era spostato per appoggiarsi con la schiena sul davanzale della finestra della cucina a leggere un giornale.
Non mi aveva più detto nulla da lì.

Io nel mentre avevo finito il mio lavoro ed erano quasi le 19, quindi tolsi il grembiule, slacciando il nodo sulla mia schiena, e mi diressi verso l'appendi abiti nel corridoio, dove avevo lasciato borsa e cappotto.

<Dove vai?>
La sua voce echeggió per tutta la casa a partire dalla cucina, quindi si era accorto della mia presenza fisica...

Mi feci vedere, tornando nella cucina per prendere telefono e chiavi di casa.
<Ho finito qui.. Se vuole qualcos'altro basta chiedere, spero apprezzerà tutto ciò che ho preparato per la cena e per la colazione..>
Conclusi con un sorriso sincero, nonostante la sua acidità, quell'uomo mi metteva curiosità.

<Va bene, ho capito.>

Sorrisi un'ultima volta e feci per andarmene, ma la sua voce mi trattené ancora.

<Ricordami il tuo nome... >

Mi girai con il capo, osservando il suo viso inespressivo, che mi fissava, dalla spalla.

<Petra, Petra Ral>

<D'accordo... Petra. Ci vediamo.>
Pronunció il mio nome con una nota di incertezza, chissà perché.

<Ah e Petra... >
Lo guardai di nuovo.
<Ti faccio i complimenti, il Tè che prepari ogni giorno è molto buono.>
Gli sorrisi soddisfatta, arrossendo leggermente, ma eliminai subito quella curva dalle mie labbra quando vidi che egli non aveva accennato neanche l'ombra di un sorriso. Sembrava non sapesse sorridere.

Infine, mi limitai a salutare e ad augurargli buon appetito, per poi andare finalmente via.

Spazio autrice
Ok champ, potevo POTEVO fare di meglio, ma va beh, sto capitolo non mi fa impazzire, spero che a voi cari lettori piacerà :3
P

s: non ho idea di chi sia l'artista del disegno che ho messo come media del capitolo, quindi se qualcuno di voi lo sa lo prego di dirmelo così da dare i crediti *v*

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora