57. PRIMI VERDETTI

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MIA

Le scorse ore erano state le più drammatiche della mia vita. Ciò che i miei occhi avevano visto e assistito sarebbe stato difficile cancellarlo. Non credevo che tutto si sarebbe trasformato in un film dell'orrore, con le persone a te care gravemente ferite e in punto di morte. Ero rimasta già scioccata nel vedere zio Yago accasciarsi a terra a causa del colpo ricevuto, ma vedere anche Clarissa sotto shock e sentire le sue grida, mi aveva immobilizzata sul posto. Non riuscivo a fare altro, anche se non appena vidi Riveira puntare la pistola contro papà, mi aveva risvegliata e fatto rendere conto che papà correva lo stesso pericolo, ma mai avrei pensato che si lanciasse contro di me per salvarmi da quella pallottola. E se gli fosse successo qualcosa di grave non me lo sarei mai perdonato. Quella pallottola era destinata a me e forse non sarei stata neanche più in vita. Ma papà mi amava fino a quel punto, al punto di morire per me. Il solo pensiero mi riempiva d'amore per lui, ma anche di dolore. Chissà se sarebbe potuto tornare a camminare liberamente. E zio Yago. E Clarissa, che aveva perso il suo bambino che, nonostante fosse stato figlio di un mostro, non aveva alcuna colpa. Lei lo avrebbe cresciuto con tutto l'amore, ne ero certa. Perché Clarissa era dolce e leale. E in quel momento combatteva tra la vita e la morte, mano nella mano col suo proprio papà. Non potevo immaginare le nostre vite senza zio Yago. Ce la dovevano fare entrambi e ritornare a vedere il loro mondo a colori.

Axel mi fu accanto nelle ore di attesa degli interventi, dove non ci comunicarono nulla. Erano stati lui e Riveira Senior ad uccidere Santiago, e forse era stato meglio non aver visto la scena. Vedere Axel sparare più volte un uomo a sangue freddo mi sarebbe rimasto impresso. Sapevo che era sempre stato il suo "lavoro", ma una cosa era sapere e un'altra testimoniare. Ed io non volevo avere nulla a che fare con quel mondo ed avrei fatto in modo di parlarne con lui una volta tornati alla normalità. Ora volevo solo godermi i suoi abbracci e il suo calore, e attendere infinitamente. Anche Mel era ritornata tra di noi dopo essersi riposata in seguito allo svenimento. Troppe cose terribili erano accadute ed ero certa che ne avrei pagato le conseguenze in un tempo futuro.

E poi c'era la questione mamma e zia Bella. Erano in volo verso di noi e sarebbe stato ancora più tragico. Come potevamo guardare zia Bella negli occhi e dirle che sarebbe andato tutto bene? Era impossibile. Suo marito e sua figlia erano tra la vita e la morte e non osavo immaginare quali fossero i suoi sentimenti mentre ci raggiungeva. Doveva essere devastata. E non sapere notizie ci stava sfibrando tutti, emotivamente e fisicamente.

Fortunatamente dopo qualche ora di attesa, alcuni medici vennero fuori, stanchi, ma portatori di notizie. Ci alzammo tutti in piedi.

'Chi di voi è parente del signor Marco Valente?' Ci chiese. Io, Mel, Milly e zio Teo ci facemmo avanti. Il medico guardò zio Teo sbattendo le palpebre confuso. 'Ehm... lei ha una somiglianza raccapricciante col mio paziente...' Gli disse.

'Sì, ma io sono l'originale. Diffidi dalle imitazioni, dottore...' Rispose zio Teo facendogli un occhiolino. Sarcasmo e modestia dei Valente anche in momenti tragici...

Milly gli diede una gomitata nelle costole, e chiese al dottore notizie.

'L'operazione è stata lunga e delicata. Abbiamo rimosso la pallottola dalla gamba del signor Valente con molta attenzione a non danneggiare altro, ma abbiamo trovato tendini e muscoli in cattive condizioni. Abbiamo fatto del nostro meglio. Si vedrà dalla guarigione e dalla riabilitazione se riprenderà l'uso completo della gamba. Quando si toccano i tendini è molto delicato, purtroppo. Ma il paziente sta bene e tra poco verrà riportato nella sua stanza privata, come richiesto da lui stesso prima dell'operazione. Potrete andarlo a visitare a breve. Ora, con permesso.' Concluse il suo discorso scappando via.

Ci guardammo tutti negli occhi tirando un sospiro di sollievo.

'Beh, poteva essere peggio, no?' Disse zio Teo.

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