13. AMICHE?

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MIA

Ero libera. Mi ero riuscita finalmente a liberare di quell'insetto fastidioso. Perché le persone non riuscivano a capire il concetto di "amore per la solitudine" e soprattutto a rispettarlo? Ancora non lo riuscivo a comprendere. Io rispettavo sempre tutti. Infatti, facevo vedere ben poco la mia presenza proprio perché rispettavo il senso di solitudine altrui. A parte mia sorella. Nel suo vocabolario la parola "solitudine" non esisteva.

E dopo aver scelto la strada opposta da quella dell'antipatico - Mia, ricorda che lui ti segue, quindi quale strada opposta?! Lo so, coscienza, non c'è bisogno che me lo ricordi! Fammi vivere di fantasie! - decisi di non allontanarmi troppo dal campus, non conoscendo le strade, e mi accomodai su una panchina nascosta alle spalle del campus stesso. Un albero sulla via dell'autunno copriva buona parte della panchina. Ottimo. Non volevo tornare in camera, non ancora almeno, più che altro per calmare i miei nervi e far ritornare la pace mentale che mi aveva sempre accompagnato. Chiusi per un momento gli occhi godendomi lo strano silenzio nel bel centro della mega città. Ah, la pace...

'Buonsalve!'

E la pace durò poco. E la cosa strana? Se c'era lei non mi dispiaceva anche se non aveva rispettato il mio "amore per la solitudine". Sei perdonata.

Aprii perciò gli occhi e trovai la ragazza dai capelli riccissimi che mi osservava soddisfatta con le mani in tasca.

'Ciao.' Risposi in maniera molto esaustiva.

'Ti dispiace se mi accomodo su quella panchina? Anzi, no, anche se ti dispiacesse, non mi importa. La panchina è pubblica d'altronde e ci faccio quello che voglio. Potrei anche prenderla a calci, ma poi penso a cosa mi abbia fatto la poverina per ricevere un trattamento simile e quindi opto per un trattamento dolce, ma effimero: vedrà il mio sedere poggiarsi su di lei. Credi preferirebbe i calci invece del mio sedere?' A quel monologo da premio Oscar mi successe una cosa che non era quasi mai accaduta in diciannove anni della mia vita: scoppiai in un mare di risate. Sì. Non riuscii a trattenerle. La sua espressione, il suo essere spontanea e il suo capirmi senza chiedermi nulla mi erano entrati dentro. Forse, ma forse, avere un'amica non era un'opzione proprio da scartare. 'Ridi, cara Mia, ridi. Quando avrai finito sono qui che ti aspetto. Anzi, ti aspetto proprio qui, seduta su questa ormai famosa panchina.' Aggiunse, accomodandosi definitivamente e attendendo pazientemente che avessi finito di ridere. Devo dire che ce la feci...circa dieci minuti dopo.

Mi asciugai così una lacrima scesa dalle troppe risate, e mi preparai per dirle una cosa che dovevo dirle assolutamente.

'Grazie, Amina.' Sussurrai senza guardarla negli occhi. La vidi con la coda dell'occhio un'alzata di spalle.

'Quel faccino triste non ti si addiceva e bisognava fare qualcosa per rimediare. Ovviamente più tardi potrai ringraziarmi nuovamente per la mia magnificenza.' Disse facendomi sorridere ancora.

'Lo farò. Sarò una tua discepola, ho deciso.' Le dissi divertita.

'Ottimo. Giuliana è già nel team e tu sei la seconda. Conquisteremo Narnia!'

'Uhm...certo...'

'Ma ora dimmi, a chi dobbiamo far fuori per averti ridotto il faccino da dolce e annoiato a triste e pensieroso?' Disse schioccando rumorosamente le dita delle mani come per essere pronta per una battaglia. Abbassai lo sguardo.

'Mia sorella era arrabbiata? L'ho trattata malissimo...' Le dissi ripensando al modo in cui l'avevo risposta. Non se lo meritava.

'Beh, non aveva la migliore delle cere, ma sono sicura si sarà già dimenticata.'

Our Twinguards - Le Nostre Guardie Gemelle ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora