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Leeroy
Erano passati i giorni eppure non ero riuscito a staccarmi di dosso quella sensazione innominabile che avevo provato quando Andrew aveva anche solo provato ad annunciare l'idea di sperimentare la sua sessualità.  Razionalmente, se provavo a fermarmi e a ragionare, capivo che aveva tutto il diritto di farlo. Quello che per me era la normalità per Andrew era una novità.  Me lo immaginavo come un bambino che per la prima volta usciva di casa ed entrava in un parco giochi e capiva che c'erano tantissime giostre e che anche se qualcuna poteva sembrare spaventosissima in realtà, una volta provata, era la cosa più divertente del mondo.
Eppure irrazionalmente non volevo nel modo più assoluto che Andrew se ne andasse in giro per locali a rimorchiare sconosciuti.  E non volevo nemmeno perdere tempo a domandarmi perché non volessi, era così e basta. Ed era un comportamento così ipocrita da fare schifo, ma Andrew era qualcosa che andava preservato. L'Andrew intimo era qualcosa di puro,  innocente. 
Io ero qualcosa che si poteva trovare facilmente entrando in un club. Io non ero nulla di speciale.
Proprio mentre mi arrovellavo con tutti quei pensieri così poco da me, Andrew uscì dal mio bagno fresco di doccia e mi si buttò addosso in boxer, mozzandomi i pensieri e il respiro, perché era un giocatore fatto e finito non esattamente un peso piuma, accusai con un suono strozzato il peso del suo corpo sul mio e lo sentii ridere sulla mia spalla, prima di guardarmi ed esclamare allegro
- Ho scoperto una cosa davvero interessante! -
Lo guardai passando una mano fra i suoi capelli
- Ah si? -
Annuì con gli occhi che brillavano
- Il 22 Marzo è il tuo compleanno! -
Sbuffai alzando gli occhi al soffitto
- Tutto qui? Chissà cosa pensavo... -
Mi arrivò un pugno e si sedette a cavalcioni sul mio bacino
- Tutto qui?! Tutto qui?? Fai 19 anni! -
- Beh almeno qualcosa di matematica te l'ho insegnata -
Il secondo pugno che mi arrivò fece un po più male del precedente
- È di domenica! Il giorno perfetto per festeggiare! -
Scoppiai a ridere
- Io non festeggio -
Andrew rimase per un po in silenzio poi mi chiese
- Stai scherzando? -
Scossi le spalle
- Non ho 10 anni Drew, non mi servono le candeline per invecchiare -
Sembrava seriamente sconvolto da quella rivelazione. L'ultima volta che lo avevo scioccato aveva pensato di andarsene in cerca di un'altra scopata, per cui mi spaventava un po quell'espressione sul suo viso, non sapevi mai cosa la sua mente stesse architettando in quel momento. 
- Come hai fatto fino ad ora senza di me? -
Quella frase che doveva essere una battuta mi sembrò fin troppo veritiera e iniziai a preoccuparmi.  Mi diede un pizzico scherzoso al fianco e cantilenò - Tieniti libero per il 22 Daves - si chinò per baciarmi prima che potessi opporre qualsiasi tipo di resistenza e a quel punto era troppo tardi.
Aveva vinto lui.

Andrew
Avevo fatto una ricerca accurata. Quel bar aveva delle buone recensioni così mi ero fatto bello ed ero uscito per trovarmi una compagnia che non fosse Leeroy Daves. Sulla carta era il piano perfetto. Avevo con me il mio documento falso che mi dava 21 anni e il buttafuori non aveva fatto storie, anzi mi aveva fatto entrare subito saltando la fila e con tanto di occhiolino ammiccante.  Ero andato al bancone, avevo ordinato una tequila per rilassarmi un po e mi ero guardato intorno. Ero tranquillo, sicuro di me e perfettamente pronto ad andare a letto con uno sconosciuto.  L'avevo fatto con donne con cui avevo scambiato a malapena due parole e immaginavo che non fosse poi così diverso con un uomo. Poi se lo faceva Lee potevo farlo tranquillamente anche io. Quel ragazzo era carino. Era giovane e non sembrava un viscido porco. Mi aveva offerto un drink, avevamo ballato, poi io lo avevo salutato e me ne ero andato.
Così. Senza troppi giri di parole.
Ero tornato a casa avevo aperto Facebook e avevo scoperto che il compleanno di Leeroy sarebbe stato il 22 Marzo e mi resi conto che:
1. Non volevo andare a letto con qualcuno che non fosse lui. Non mi interessava proprio.
2. Che avevo troppo rispetto per me stesso per fare qualcosa del genere solo per ripicca, ma che questo Lee  non era necessario che lo sapesse.
3. Che non ricordavo una sua sola singola festa di compleanno.
Certo non pensavo che se ne avesse fatta una mi avrebbe invitato, ma ero certo che qualcuno ne avrebbe parlato (quel paesino era davvero maledettamente piccolo). Così avevo indossato i panni di fatina madrina e mi ero messo all'opera.
Quel 22 Marzo doveva essere perfetto così avevo organizzato tutto nei minimi dettagli e, soprattutto, avevo eliminato qualsiasi ostacolo. Avevo sistemato Jillian, i miei amici, la mia famiglia e tutto per Leeroy Daves.
Era assurdo anche solo pensarlo, anche solo immaginarlo e invece era la realtà.

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